Il titolo non è casuale. Le mie poesie non cambieranno il mondo era la raccolta poetica d’esordio di Patrizia Cavalli, edita da Einaudi nel 1974, con cui la “poeta” scoperta da Elsa Morante si affacciava per la prima volta al mondo letterario e faceva udire la propria voce squarciando il silenzio con un titolo tagliente, evocativo, provocatorio.
Ora quella voce, ironica, libera, spregiudicata torna a parlare attraverso un documentario realizzato dalla futura direttrice del Salone del Libro di Torino, Annalena Benini e dal premio Strega Francesco Piccolo.
Le mie poesie non cambieranno il mondo sarà presentato in anteprima alle Giornate degli Autori che si terranno dal 30 agosto al 9 settembre nell’ambito dell’80 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Il documentario, prodotto da Domenico Procacci e Laura Paolucci di Fandango, ci regala un ritratto inedito dell’artista, scomparsa il 21 giugno scorso, proprio mentre era in atto la post-produzione del film.
Nelle immagini rivediamo Patrizia Cavalli com’era: libera, coraggiosa, schietta. Dietro la telecamera c’è la ragazza che fu e la donna che è diventata. Una giovane in fuga dalla provincia (era nata a Todi nel 1947) per diventare sé stessa, attraversando la vita come un palcoscenico. Lei che “diceva di sentire fisicamente la poesia” mentre saliva dal cuore fino alla testa e riteneva l’amore fondamentale perché “ha prodotto la maggior parte delle mie poesie”.
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Scopriamo più nel dettaglio trama e trailer del documentario Le mie poesie non cambieranno il mondo, in uscita nei cinema italiani dal 14 settembre.
La locandina ha i colori pastello, in tinta con i suoi maglioncini, ed è scritta in un font curvo e tondeggiante, simile a un fumetto, un po’ pop e un po’ rock com’era lei che a settant’anni, senza alcuna esitazione, salì sul palcoscenico per duettare con Mika.
Un documentario dedicato a Patrizia Cavalli
Era un’icona già vita e probabilmente non dovremo stupirci se un giorno la vedremo trasformata in un gadget al pari di Frida Kahlo o di altre artiste rivoluzionarie. Le fotografie che la ritraggono giovane con quell’espressione attenta e indecifrabile, le sopracciglia leggermente inarcate, i limpidi occhi azzurri e i capelli a caschetto, sono già di tendenza.
Le sue poesie non sono da meno, citate spesso sui social oppure riportate in calce alle immagini più disparate, ci restituiscono tutta la forza e la fragilità di una “vita meravigliosa”.
Diceva che le sue poesie non avrebbero cambiato il mondo, perché nelle sue intenzioni vi erano solo “scrivere” e sentiva di non poter veicolare in nessun modo il modo in cui gli altri, dall’esterno, percepivano il suo messaggio, se lo avrebbero apprezzato o meno. Obbediva solo al proprio istinto e ai codici esistenziali che si era scritta da sé, infischiandosene delle opinioni altrui: ma questa straordinaria libertà è stata la sua forza e la cifra assoluta del suo vivere. La caratteristica propria di un artista con la A maiuscola, del resto, è questa indipendenza feroce, selvaggia, completamente slegata da gusti e aspettative del pubblico. E non v’è dubbio che Patrizia Cavalli sia stata un’artista autentica, con la maiuscola.
Nel documentario le sue poesie prendono vita attraverso la sua persona, si esprimono un’ultima volta mediante il calore della sua voce che canta, urla, ride, invoca. Persino le sue battute sferzanti, sempre così incisive, potrebbero essere elevate al rango di poesia. La sua ultima apparizione video, da performer, prende non a caso il titolo del suo esordio Le mie poesie non cambieranno il mondo. E proprio quel titolo ci dimostra che Patrizia Cavalli si era sbagliata su tutto, che era stata troppo severa con sé stessa e forse, al contempo, aveva ragione.
Le mie poesie non cambieranno il mondo: il trailer
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Patrizia Cavalli, il documentario a lei dedicato in anteprima a Venezia
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