Per me scomparso è il mondo
- Autore: Emiliano Ereddia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
Quel giorno aveva deciso di farla finita. Aveva ottenuto tutto dalla vita: una band con la quale era arrivato al successo, donne sempre ben disposte, soldi, una nuova fidanzata che avrebbe potuto forse anche sposare, una figlia simulacro di rimorsi e dolori, ma non ne voleva più sapere di quella bella vita dalla media del sette. Il cappio, preparato con i cavi dei jack, era pronto. Death don’t have no mercy dei Grateful Dead andava a palla e via il tavolino con la punta del piede.
Il romanzo Per me scomparso è il mondo si apre con la morte del protagonista, un tragico atto finale che si legge negli ultimi capitoli dei libri, mentre il nostro autore ha voluto che fosse l’inizio della storia. Sarà il lettore a doverne cercare le ragioni e a comprendere i pensieri di un affermato rocker suicida ripercorrendo, tra le parole scritte e forse urlate, la vita del protagonista.
Per me scomparso è il mondo, finalista al Premio Carver 2014, è il romanzo d’esordio di Emiliano Ereddia, giovane autore televisivo, musicista, e sceneggiatore del cult-movie W Zappatore premiato al Brooklyn Film Festival 2011 come miglior film.
La storia narrata è cruda, amara, cinica, e descrive le tante difficoltà emotive ed intellettuali di un uomo alla soglia dei cinquant’anni, allo sbando, preda senza scampo di scelte spregiudicate e di una società ingorda e spietata sempre più in crisi, a cui non vuole più dichiarare una resa incondizionata. Sorride sempre ai suoi fan, una vita sul palco a intravedere nel buio quel lago di teste, l’arpeggio di chitarra entra lento e inizia a cantare, e loro cantano con lui. Sei l’abbaglio, il desiderio, l’impossibile che si fa carne sul palco. Anche quella sera prima del concerto la porta del camerino si era aperta e timidamente lei era entrata impaurita e con il suo zainetto a tracolla. Era molto carina, si beve e si parla del più e del meno. Mentre racconta l’orrenda musica commerciale che ascolta, è necessario allontanarsi e tirare un po’ di coca. La mattina dopo si sveglierà nel suo letto, tra l’odore delle lenzuola pulite, e non ricorderà più nulla.
Un manipolo di uomini clown e senza scrupoli gli saranno sempre intorno, in casa, negli incubi notturni, in macchina, nei suoi pensieri, è loro ostaggio dopo quello che è successo: le due guardie del corpo, i suoi collaboratori Staisereno e Poldo, Bros, il manager della casa discografica per il disco in uscita, l’avvocato in cerca di una risoluzione dietro un elemento casuale, ed infine il figlio di puttana, l’uomo della televisione perfetto, inafferrabile e distaccato che lo ricatta per un’intervista dopo lo scandalo sessuale con la minorenne. Non potrà liberasene se non alla fine della storia.
Una scrittura incalzante, veloce, che non lascia spazio al respiro e che conduce il lettore in una realtà di droga e di alcool. Il rifiuto della razionalità non lo si può ignorare perché anche la provocazione più estrema, nel cinema come nella letteratura pulp, deve stupire e creare piacere. In un mondo reale di solitudine esistenziale il nostro protagonista dialogherà con il lettore e gli concederà di entrare nel suo corpo, nella sua testa, nel suo cuore e nelle sue viscere: un artificio creativo che determinerà l’illusione di un’intimità emotiva con il personaggio. Un libero spazio ai pensieri, alle emozioni senza più freni. Fanno male ancora di più i rimorsi, che entrano nella carne, aprono ferite sanguinanti, flashback che riconducono indietro nel tempo, nella cucina della vecchia casa, il fratello, il padre morto di dolore e la madre che non vuole perdonarlo; immagini che non gli consentono più una guarigione. L’inconscio risale fino a su, fin nella mente, i pensieri si accavallano e le parole fuoriescono una dopo l’altra, senza pause, senza metrica, un fiume di suoni si perde nel tema del bene e del male, nel lecito e nell’illecito, nel sacro e nel profano.
“Guardi gli angoli della stanza, dove i muri si incrociano con il tetto. C’è il lampadario. Lì vicino si annida il futuro dell’umanità, lo sai. Poco più distante, nell’altro angolo, si sono accumulate tutte le cose cattive che hai detto, come un nido di vespe, tutte le cose per cui ti sei sentito in colpa. Le morti irrecuperabili delle persone care. I rimorsi. I sensi di colpa per le azioni malvagie che hai compiuto nella tua vita.“
Per me scomparso è il mondo è la storia di un uomo che diviene metafora per narrare la nostra storia, degli anni trascorsi, in cui l’apparente libertà in una società dopata dall’edonismo e dal consumismo sfrenato ha visto soccombere le grandi virtù di un paese e dei suoi uomini.
“Noi non siamo cresciuti bene. Questo è un dato di fatto. All’epoca in cui eravamo ragazzi noi c’era un tale bordello in giro che nessuno ci ha considerati come una risorsa per il futuro. Era tutta una festa a base di troie e cocaina e soldi facili e musica elettronica… il futuro a lungo termine non esisteva per nessuno. C’era solo quello loro personale, quello della gente che creava il presente e si arricchiva e si affannava a tirar su soldi e mattoni… e intanto con la scusa di pensare a noi pensavano soltanto a loro.“
Per me scomparso è il mondo
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