Per un sacco di grano
- Autore: Eleonora Aldani, Carla Sacchi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
Tutti noi abbiamo una conoscenza, indiretta, della Grande Guerra: un parente morto in trincea, disperso in qualche oscura plaga dell’Europa, una nonna vedova o orfana, i racconti ricevuti nell’infanzia da qualche parente scampato alla vita di trincea. E poi i libri, i filmati, i musei, gli ossari, le file interminabili dei nomi nei cimiteri di guerra. Ma, riguardo a quegli anni tanto importanti e dolorosi, c’è sempre qualcosa da dire.
Il libro “Per un sacco di grano” di Eleonora Aldani e Carla Sacchi racconta di questo periodo, la storia di una famiglia divisa, in un’affettuosa cornice che mette in relazione, anche di continuità della memoria, una nonna ormai stanca e malata e una nipote bambina, curiosa di quella curiosità che non ha dolore, per cui tutto è un gioco ancora. Ma la piccola Carla capisce che le lettere che le tremanti mani della nonna le porgono sono piene di valore, racchiudono lacrime e speranze, sorrisi e timori e, tutte insieme, una dopo l’altra, raccontano una storia oramai tanto lontana, spenta, che rischia di essere dimenticata quando gli occhi della nonna si spegneranno per sempre.
Raccontano di Giuseppe, richiamato in guerra al posto di un altro, tradito per via di un sacco di grano. Le vicende di questo contadino e della sua Marì, che è stata condannata a sopravvivergli per tanto tempo, non devono andare perdute, perciò Carla ha un grande compito, quello di tramandare, di raccogliere e poi, a suo tempo, seminare quelle parole tracciate con mano incerta sul foglio.
Ora la bimba, diventata a sua volta adulta, grazie alla penna esperta e rigorosa di Eleonora Aldani, le dona a noi, quelle lettere che coprivano la distanza enorme di due cuori separati e che parlavano di fatti privati, di piccole cose, di azioni apparentemente insignificanti ma che avevano il compito importantissimo di mantenere un’intimità familiare che non doveva andare perduta, sfiorando anche quelle vicende, quelle “grandi” che, viceversa, sui libri di storia hanno trovato la loro collocazione: il prestito nazionale, le licenze, l’influenza spagnola, la pace. Sì, ci si accorge che tra quelle vecchie pagine ingiallite la parola più cara e sperata è proprio pace, una parola facile da scrivere anche per uno scolaro alle prime armi come il quasi analfabeta Giuseppe. Gli echi della guerra tra queste righe sembrano lontani, il conflitto è vissuto come una fastidiosa imposizione, un’interruzione della vita, una pausa sgradita, un artiglio che trattiene l’uomo impedendogli di riabbracciare l’amata, e i figli che crescono lontani. In questo libro non ci sono le lunghe marce, le mitragliate, il filo spinato e la trincea, le veglie che conosciamo da una nutrita letteratura, bensì tutto ciò che sfiora tali orrori e ne è conseguenza inevitabile: le razzie, l’impossibilità di viaggiare, le difficoltà legate alla consegna della posta, i furti nei pacchi postali.
Non è mai chiarito quale sia il servizio di Giuseppe Minetto, perché per lui quello non è importante da raccontare, è il suo cuore che vuole svelare e i cento e cento saluti che non finiscono mai di essere mandati, persona per persona, e i rinnovi di una promessa maritale che si fa più forte nella separazione. La gelosia è solo una breve ombra, subito scacciata dalla vivida luce dell’amore. E ci si chiede, noi, uomini liberi di programmare le nostre giornate, come si possa vivere così, con l’imposizione di una separazione, trascinando giorni e giorni nella sofferenza dell’assenza.
Ora Giuseppe e Marì non ci sono più, e di certo neanche i loro figli, quella Rosetta nata proprio in quel periodo di atroce distanza, le cose umane sono fugaci e quella guerra, che un’altra altrettanto grande ha seguito, è solo un ricordo che nessun essere vivente più tramanda direttamente. Tutto è sommerso dal tempo che allarga la voragine tra passato e presente, ma quelle lettere sono ancora qui, brandelli di anima riportati così, con la semplicità con cui furono vergate, con i sussulti, le lacrime, le carezze che ricevettero.
E sono pronte a riceverne ancora poiché è sicuro che, leggendo lettera dopo lettera tra le pagine di questo libro, cartolina dopo cartolina distribuite e intervallate dalla cornice letteraria che le stempera e le sistema, non si potrà trattenere il pianto, perché i sentimenti dell’uomo, nonostante il passare delle epoche, la sua fragilità di fronte agli eventi, sono sempre quelli.
Per un sacco di grano
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