L’amore è la più alta forma di libertà, teorizzava Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso. L’amore autentico, scriveva, deve essere fondato sul riconoscimento reciproco di due libertà: ognuno degli amanti sperimenterebbe allora sé stesso come sé stesso e come l’altro.
Un’idea che lei certamente aveva messo in pratica anche nella vita, nella sua relazione con il filosofo Jean-Paul Sartre con il quale formava una “coppia aperta”. Non fu certo un amore idilliaco, entrambi si tradirono reciprocamente. Lo racconta anche nel suo primo romanzo, dal titolo L’invitata, e nelle sue autobiografie Beauvoir non manca di ricordare i loro capricci, le litigate, le piccole impertinenze e rivalità reciproche; eppure fu “un amore necessario”, capace di andare persino oltre la morte.
Il fatto che non si sposarono mai, eppure trascorsero insieme gran parte delle loro vite e tuttora sono sepolti l’uno accanto all’altra nel cimitero parigino di Montparnasse, suscitò riprovazione, sconcerto, ma anche una certa dose di curiosità e persino di gelosia.
Dopo aver sfidato la nozione stessa di femminilità affermando “Non si nasce donna, lo si diventa”, ecco che Beauvoir sfidava il concetto stesso di amore non riducendolo a una definizione univoca e universale. L’amore teorizzato da Simone de Beauvoir è infatti particolarista e non universalista, in perenne dialogo con la struttura stessa del mondo e i suoi cambiamenti. L’amore è molteplicità, è in perenne divenire.
Cos’è l’amore, dunque? In un saggio contenuto nel libro Quando tutte le donne del mondo, con la curatela di Claude Francis e Fernande Gontier riedito da Einaudi nel 2019, Beauvoir ci dà una risposta semplicissima, eppure, al contempo, molto complessa.
Cos’è l’amore? La risposta di Simone de Beauvoir
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L’amore, afferma Simone de Beauvoir, è una concezione talmente universale da apparire priva di mistero. Eppure un mistero c’è, perché nell’addentrarsi a fondo nel concetto, Beauvoir, con l’attitudine analitica della filosofa scrupolosa, si rende conto che è in realtà è quanto di meno universale esista. Ci si innamora da giovani, da vecchi e per una pluralità di ragioni: l’amore, spesso ci coglie di sorpresa, perché si rivela in un essere che corrisponde, segretamente, alla nostra aspettativa. Oppure ci si innamora perché qualcuno ci guarda con ammirazione e allora ecco che, inconsciamente, proiettiamo il nostro narcisismo su di lui.
Dunque, perché ci si innamora? Simone de Beauvoir risponde con un’analisi contraddittoria, fatta di antitesi e termini apparentemente in contrapposizione, eppure è proprio in questa serie di ipotesi e di smentite che si rivela la verità:
Ti innamori perché sei giovane, perché stai invecchiando, perché sei vecchio; perché comincia la primavera, perché comincia l’autunno; perché hai troppa energia, perché sei stanco.
L’esperienza dell’amore è talmente universale che sembra priva di mistero.
E ancora:
L’amore non nasce quando la vita colma i tuoi desideri, né quando ti schiaccia, ma si presenta soltanto a coloro che, apertamente o in segreto, desiderano un cambiamento. È allora che ti aspetti l’amore e ciò che l’amore porta: Attraverso un’altra persona un mondo nuovo ti viene rivelato e donato.
Attraverso l’incontro con l’Altro ci viene donato un mondo nuovo, forse anche una nuova vita. In fondo è questa la ragione più estrema, più dell’amore, ciò che tutti ricerchiamo in questo sentimento così difficile da definire: un prolungamento della nostra esistenza. Beauvoir, tuttavia, spariglia le carte in tavola e ci dimostra con la sua abile ars retorica che talvolta amiamo anche non amati, amiamo chi ci sfugge e l’amore può tramutarsi in una sfida, anche in una battaglia persa.
Infine la filosofa e scrittrice francese sintetizza il suo pensiero in una mirabile chiusa in cui smentisce la “semplicità” che aveva teorizzato al principio:
Perché ci s’innamora? Nulla di più complesso: perché è inverno, perché è estate; per eccesso di lavoro o per troppo tempo libero; per debolezza, per forza, per bisogno di sicurezza, per amore del pericolo; per disperazione, per speranza; perché qualcuno non ti ama, perché qualcuno ti ama.
La corrispondenza “amorosa” di Simone de Beauvoir
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Per gran parte della sua vita Simone de Beauvoir intrattenne una fitta corrispondenza con i suoi lettori e ammiratori. Le scrivevano senza censure, trattando gli argomenti più disparati: aborto, tradimenti, matrimonio, omosessualità, le rivelavano senza remore i loro sentimenti e i loro segreti attendendo da lei, Simone, la sentenza inappellabile di una Sibilla.
Lei, che pure aveva saputo rompere tutti i tabù, raramente aveva risposte certe. Le sue lettere ci rivelano l’insondabile complessità del suo animo e riflettono, in parte, la sua sfaccettata risposta alla domanda Perché ci si innamora? Beauvoir si riconosceva nelle disperazioni, aspettative, passioni dei suoi lettori.
Da filosofa esistenzialista accoglieva tutte le infinite domande che la vita le poneva. Al centro della maggior parte delle lettere si trovava la parola “amore”, ma questa parola, osservò Beauvoir, assumeva molteplici significati per ciascuno. Ognuna meritava una risposta personale; e ogni risposta presupponeva una domanda.
La fitta corrispondenza di Beauvoir con i suoi lettori, prolungatosi dagli anni Quaranta agli anni Sessanta, è stata di recente pubblicata nel volume Sex, Love, and Letters: Writing Simone De Beauvoir a cura della studiosa e ricercatrice Judith G. Coffin.
Ci mostra un nuovo volto della magnetica filosofa francese, forse più oscuro e sfuggente, e al contempo ci rivela tutte le insondabili sfaccettature dell’amore. L’amore? Nulla di più complesso, era in effetti la sua inoppugnabile conclusione. E, del resto, come darle torto?
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