Perché scoppiò la prima guerra mondiale
- Autore: Elie Halevy
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
“Ho perduto il filo di questa guerra. In questo rigurgito universale di odi, furori, violenze, mi sento sommerso, smarrito, abbrutito.”
Così il 18 maggio del 1915 Elie Halévy (1870-1937) scriveva nella sua corrispondenza dal fronte al suo amico Léon tutta la sua personale consapevolezza della cruda e atroce realtà dell’esperienza bellica.
Il pensiero di uno dei più acuti e penetranti interpreti del XX Secolo torna a noi, europei del Terzo Millennio, in occasione del centenario dello scoppio della I Guerra Mondiale avvenuto il 28 luglio 1914. La casa editrice pisana, Della Porta, riedita il saggio nel quale lo storico e filosofo francese, cerca di comprendere le origini e i motivi che furono la causa della morte di quasi 10 milioni soldati e di circa 950 mila vittime civili.
Perché scoppiò la prima guerra mondiale (titolo originale Une interprétation de la crisi mondiale de 1914-1918) inaugura la Collana Extra Small, accompagnato da un saggio di Marco Bresciani dal titolo Elie Halévy e la crisi mondiale del 1914-1918 e dalla nuova traduzione di Francesca Donati.
“Permettetemi prima di cominciare, di esprimervi i miei sentimenti di gratitudine”.
Il volume raccoglie il testo della conferenza che l’autore fu invitato a tenere nel 1929 dall’Università di Oxford in occasione del Cecil Rodhes Memorial Lectures. La decisione della prestigiosa università britannica di ospitare uno dei massimi storici del popolo inglese significava per Halévy non solo un grande onore ma qualcosa di più duraturo, fondato su virtù positive quali fede, speranza e carità.
“Carità verso l’umanità presa nel suo insieme. Speranza nella salvezza futura della razza umana. Fede nella possibilità di favorire, attraverso la cooperazione tra i popoli, la causa della conoscenza e della cultura, ciò che il Settecento, il più anglo-francese di tutti i secoli, chiamava con il bel nome di Illuminismo”.
Nel saggio diviso in tre parti: Verso la rivoluzione, Verso la guerra, Guerra e rivoluzione, l’autore esamina con una visione a 360° “le forze collettive, i sentimenti collettivi e i movimenti di opinione pubblica che all’inizio del Novecento spingevano tutti verso il conflitto”. Halévy parla di “conflitto”, non usa il termine “guerra”, perché la crisi politica del 1914-18 non fu soltanto una guerra ma anche una rivoluzione, la rivoluzione russa del 1917. Del resto, ricorda Halévy, tutti i grandi avvenimenti che hanno scosso il mondo nel corso della storia e in particolare di quella dell’Europa moderna sono stati al tempo stesso guerre e rivoluzioni.
Nel nostro continente alla vigilia della scintilla fatale (l’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914 nel quale era rimasto vittima l’erede al trono asburgico Francesco Ferdinando insieme alla consorte Sofia, durante una visita ufficiale nella capitale bosniaca per mano dello studente nazionalista serbo Gavrilo Princip), vi erano forze che operavano per la rivoluzione e forze che operavano per la guerra.
“Tenterò infine di mostrare come possa essere utile, al fine di sbrogliare la matassa così intricata della crisi mondiale che durò quattro anni, avere una conoscenza esatta di questi due gruppi di forze”.
Per definire le forze che operavano per la rivoluzione basta riassumerle in una sola parola: “Socialismo”. Qui entra in gioco Karl Marx e la sua lotta di classe, la guerra tra capitalisti e salariati. Il movimento nato dal pensiero di Marx, fin dalla fine dell’Ottocento aveva preso piede soprattutto in Germania che ospitava masse di salariati. Forse uno dei motivi che convinse l’aristocrazia militare tedesca, nel luglio 1914 a correre il rischio di una guerra europea era stato il crescente disagio verso il partito socialdemocratico e la convinzione che bisognasse tenergli testa, affermandosi ancora una volta come il partito della vittoria.
L’autore ricorda che l’Impero tedesco era sì il più grande paese industrializzato europeo ma “sottomesso a un regime feudale e assolutista”. Tra le forze che operavano per la guerra Halévy rileva che fin dal 1912 l’Impero Russo (il paese doveva ancora iniziare un lungo e penoso processo di occidentalizzazione e industrializzazione) e l’Impero Tedesco si erano ritrovati sempre più distanti, “separati da potenti passioni collettive”.
Tutto aveva avuto inizio dalla guerra russo-giapponese del 1904-05 “evento di capitale importanza” che aveva fatto tremare tutte le terre asiatiche. Il Giappone aveva distrutto la flotta russa, gli europei non erano più quei semidei che credevano di essere e come avevano finora costretto a farsi riconoscere con la forza delle armi dall’universo extraeuropeo. I moti rivoluzionari nazionali, che da quel momento in poi si sarebbero verificati uno dopo l’altro in una vasta area compresa tra l’Impero cinese e quello persiano, sarebbero stati la causa del collasso dell’Impero Austro-ungarico e Ottomano.
La grande intuizione di Halévy, nato a Etretat sulle coste normanne da una famiglia dal milieu culturalmente e artisticamente vivace, è quella di aver spostato il centro degli eventi che furono alla base dell’”inutile strage”, da ovest “verso est, fino all’Estremo Oriente asiatico”.
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