Petali di Guadalupe Nettel

Petali (La Nuova Frontiera, 2019, trad. di Federica Niola) della scrittrice messicana Guadalupe Nettel è una raccolta di racconti brevi che toccano tematiche scomode, imbarazzanti o comunque critiche, come suggerisce il sottotitolo “… e altri racconti scomodi”.

Si tratta di sei racconti, ambientati tra il Messico (la patria della scrittrice) e il Giappone, da brevi a brevissimi che in sole 115 pagine presentano i personaggi e le situazioni più disparate.
I temi girano intorno alla relazione e alle difficoltà di instaurarla e di mantenerla. Relazioni intima, relazione sessuale, relazione voyeuristica, insomma tante modalità di relazione… mancata o assente. ll filo conduttore e il problema di fondo è il tema dell’ossessione: ossessione per le palpebre, per gli odori, per i rumori, finanche comportamenti patologici come la tricotillomania.
Ossessioni compulsive, inarrestabili, ingestibili, forse necessarie per sentirsi vivi ma che imprigionano in una situazione da cui non c’è via di fuga, se non la morte. Comportamenti possessivi che controllano la persona fino a spersonalizzarla e traviare il loro stesso senso.

Quando si è stati così a lungo in balia di comportamenti che non si riconoscono come propri, ma neanche come dettati da una mente altrui, quando lo sfintere della propria volontà si è allentato così tanto, non si può prevedere cosa si farà nell’arco di un minuto, e meno che mai se i propri atti saranno o non saranno considerati “irresponsabili”.

Guadalupe Nettel ci porta in un’intimità personale di persone incapaci di comunicare e di temi incomunicabili. Non ce li spiega. Non ce li fa capire. Ce li fa vivere, sentire. Ci fa sentire imprigionati nello stato d’animo dei personaggi senza nome, quasi senza identità fuori dalla loro ossessione. Quasi una visita al giardino zoologico o al parco botanico. E poi si ritorna a casa, con un senso di insoddisfazione che null’altro è che l’eco del vuoto. Il vuoto aumentato dalla comprensione di essere in balia della propria ossessione, di averne perso il controllo. Di essere caduto in una spirale vorticosa in cui l’ossessione diventa fine a sé stessa e non appaga ma spegne il desiderio e l’esistenza tutta. Solo la morte permetterà un riscatto e l’agognata calma perfetta che si realizza solo nella solitudine.

Una Guadalupe Nettel che non racconta una sola storia, ma che accenna a tante storie che fanno riflettere nel confronto intimo, personale.