Piccole grandi parole. Sette chiavi per riscoprire il Vangelo di Jean Michel Poffet

Dalla Comunità di Bose giunge un piccolo libro, Piccole grandi parole. Sette chiavi per riscoprire il vangelo, scritto dal teologo domenicano Jean Michel Poffet (Edizioni Qiqaion, pp.132, 2022), traduzione di Laura Marino.

Il testo può essere considerato un manuale biblico della salvezza che va dall’Antico Testamento all’Apocalisse, passando per le lettere di Paolo, il grande viaggiatore e comunicatore delle genti.
Il senso della Scrittura necessita di essere sempre attualizzato, in modo da conservare l’originaria vitalità, energheia, e nel contempo parli all’uomo contemporaneo. Perché sia efficace, deve produrre la nostra liberazione ovvero il passaggio, come scrive l’autore, “dal caos a una grande calma”.
Le sette parole diventano una nuova creazione nel momento in cui le ripetiamo. Così accade nella ripetizione dei mantra orientali. Esse sono:

“Amen, Beati!, Vieni!Venite!, Silenzio!, Con, Oggi, Alleluja!”

L’autore non le ha scelte a caso. Vanno dalla chiamata del Maestro Gesù, chiamata autorevole e radicale, che sancisce la relazione tra Dio e l’uomo:

Egli non rimanda mai il discepolo puramente e semplicemente allo studio, ma gli chiede di seguirlo.

All’ascolto della sua parola in silenzio. Non si può comprendere se non si tace, è richiesta la sospensione del continuo dialogo interno autoreferenziale.
Nulla di dogmatico nell’oralità, la quale assume un’importanza superiore alla parola scritta. Questa può diventare lettera morta, una ripetizione convenzionale e asfittica.

“Nella tradizione ebraica un “midrash” (meditazione ebraica edificante, a partire dalla Scrittura) esprime bene l’importanza della tradizione orale.”

La risposta alla chiamata porta alla formazione della comunità nuova basata sulla condivisione, fino al gaudio finale, all’esultanza e alla gioia, vero approdo del cammino.
Esiste continuità, oltre che superamento dell’Antico Testamento.
Poffet cita il Salmo 18:

"[…]Sono io il Signore, tuo Dio, / che ti ha fatto salire dal paese di Egitto: / spalanca la bocca, la voglio riempire.”

La garanzia della riuscita, liberazione dagli impedimenti e limitazioni materiali è data dalla fiducia devota nel Creatore (“Amen”), che invita ad aprire la bocca per ricevere la manna, simbolico nutrimento spirituale, sapienziale.
È sottolineata l’importanza dell’avverbio "con", sintesi della comunità che si forma intorno al messaggio ricevuto, “kérigma”.
Si evitano gli scogli dell’arenarsi, dell’incomprensione, sempre presenti nel vivere quotidiano, quando la rivelazione diventa musica, ed è come dire suono primordiale, Logos perfetto. Paul Claudel, citato dall’autore, cita un versetto di Ben Sira:

“Ne impedias musicam” (Non impedire la musica!)

ovvero sinfonia del cosmo, in cui tutti troviamo la giusta collocazione.
Il Regno è l’ideale da costruire qui, ora. “Ora” è altra parola chiave del libro.
Saper vivere il presente, conciliare gli opposti in armonia, superare la guerra è il segreto, il cuore delle parole rivolte a tutti, da tutti comprensibili, da tutti realizzabili, anche dai semplici. Cristo si rivolge e chiama fin dall’inizio della sua opera redentrice i pescatori, gli umili, ed essi lasciarono le reti e prontamente lo seguirono.

Scena di obbedienza e di rottura, dunque, eppure anche di continuità, una continuità che solo Dio è capace di instaurare: essi non avranno più bisogno di quelle reti, da pescatori di pesci diventeranno pescatori di uomini.

Il cambio esistenziale è reso possibile dalla potenza divina che smuove le nostre incrostazioni e l’immobilismo. Cambio gioioso a cui si abbina la riconoscenza dell’ “alleluja” per l’esempio cristico da seguire, secondo le parole del quarto Vangelo:

“Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.” (Gv8,12)