Oggi Vivian Lamarque è una delle più acclamate poetesse italiane, di recente consacrata dalla vittoria del Premio Strega Poesia con la sua ultima raccolta, L’amore da vecchia (Mondadori, 2022). Nel giorno del suo compleanno vogliamo ricordarla con la sua poesia delle origini, a partire da Teresino , la prima raccolta poetica edita da Guanda nel 1981, in cui è contenuta l’emblematica Poesia illegittima. Si tratta di una lirica importante - e necessaria - per comprendere lo sviluppo della produzione poetica di Lamarque e la sua stessa autobiografia letteraria.
La poesia di Vivian Lamarque inizia infatti, per sua stessa ammissione, da una “frattura” come narra nella sua prima lirica dal titolo Conoscendo la madre:
A nove mesi la frattura / la sostituzione il cambio di madre.
La ferita di Lamarque, da cui sgorga la linfa vitale della poesia, è data da questo “cambio di madre”, la percezione di illegittimità, che la accompagnerà come una costante, la scissione tra “la madre di pancia” e la “madre di cuore”. La sua madre biologica, Nella Comba, non poté tenerla con sé perché nata come figlia illegittima, da un rapporto extraconiugale.
“Le cicatrici potranno diventare felici?” si chiede la poetessa nella sua ultima e celebrata raccolta L’amore da vecchia: di fatto è ciò che la voce di Lamarque ha compiuto attraverso i versi, un processo di cicatrizzazione del dolore, intrecciando parola dopo parola una prospettiva di felicità possibile.
In Teresino, la prima raccolta, Lamarque dava voce alla sua “anima bambina”, da eterna figlia, della quale avvertiamo l’eco ancora viva nelle ultime poesie, aprendo di fatto la propria autobiografia poetica. Il titolo della raccolta è un anagramma del suo paese natale, Tesero, ma ricorda anche il campo di concentramento di Terezin, vicino a Praga, dove erano imprigionati i bambini.
Ogni sezione di Teresino presenta come epigrafe una citazione tratta da una fiaba di Charles Perrault, Le Petit Pouchet, che rievoca la storia di Pollicino, una vicenda di fuga e abbandono proprio come la vita di Lamarque. Di fatto Pollicino è una fiaba inquieta, che si conclude con la fuga dalla casa dell’Orco come rievoca l’ultima citazione riportata nel libro di Lamarque che, volutamente, tronca il lieto fine. “Loro corsero tutta la notte”, è la citazione di Perrault scelta da Lamarque, tremavano e non sapevano dove stavano andando. Il linguaggio delle fiabe viene risemantizzato dalla poetessa, persino la narrazione di Pollicino viene in parte stravolta, poiché della fiaba Lamarque non recupera l’incantamento né l’elemento meraviglioso, ma il “conflitto”. C’è un dolore sotterraneo, taciuto, che sempre riemerge persino in una condizione di serenità apparente. Il focus è sempre sulla “frattura” originaria che non si riemargina, come una costante richiesta d’affetto aperta e invocativa alla stregua di una domanda o di una richiesta insistente. La dipendenza affettiva verso l’amato è una costante e si origina dalla paura, primigenia, atavica, dell’abbandono. L’adulta Vivian mantiene sempre in sé la condizione primigenia della bambina, la paura dell’abbandono e la richiesta di un amore che sia corrispondenza assoluta come la simbiosi materna tra corpo e feto che precede la nascita. L’amore dunque diventa un vincolo, una sorta di duplice laccio - una miscela costrittiva di dipendenza e sottomissione - dal quale può nascere soltanto una “poesia illegittima”.
Questa premessa è necessaria per leggere e comprendere Poesia illegittima, dando alle parole il giusto peso.
Vediamone testo e analisi.
“Poesia illegittima” di Vivian Lamarque: testo
Quella sera che ho fatto l’amore
mentale con te
non sono stata prudente
dopo un po’ mi si è gonfiata la mente
sappi che due notti fa
con dolorose doglie
mi è nata una poesia illegittimamente
porterà solo il mio nome
ma ha la tua aria straniera ti somiglia
mentre non sospetti niente di niente
sappi che ti è nata una figlia.
“Poesia illegittima” di Vivian Lamarque: analisi e significato
Il tema dell’amore fine a sé stesso, senza una reale corrispondenza, è una costante nella poesia di Lamarque in cui l’io lirico appare sempre in attesa, sospeso in una condizione incerta e vaga di speranza. La voce “bambina” della poetessa è volutamente innocente nell’approccio alla vita, ma non si esime da un’indagine profonda pur mantenendo la lievità del tono ironico e disincantato. La poesia diventa un antidoto al dolore, persino a quello di un amore non del tutto corrisposto.
In Poesia illegittima Lamarque ci propone una personificazione - la poesia come “figlia della mente”, quindi dell’immaginazione - che sembra essere alla base della sua stessa poetica. Non tutte le figlie nascono dal grembo materno e non tutte sono riconosciute dal genitore. In questa duplice definizione di poesia come figlia troviamo in parallelo - che scorre sotterranea come un fiume carsico - l’autobiografia di Vivian Lamarque: non riconosciuta dal padre, allevata da una madre non biologica, eppure per sempre “figlia”. La nascita appare come una richiesta d’attenzione urgente dell’amore, pure giunge fuori luogo e fuori tempo e dunque non può essere corrisposta. Leggerezza, ironia e tenerezza intessono un significato profondo che si riassume bruciante in un avverbio evocativo: “illegittimamente”.
La rima esorcizza il dolore, nella poesia di Lamarque, ed ecco ricompone la frattura originaria, pure non esisterebbe senza quella “frattura”.
Poesia illegittima di Vivian Lamarque è stata ripresa da Ornella Vanoni all’interno del suo album Noi, le donne noi, la cantante per l’occasione ne ha offerto una bella versione melodica.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Poesia illegittima”: l’origine della poetica di Vivian Lamarque
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