Vivian Lamarque ha vinto la prima edizione del Premio Strega Poesia con la raccolta L’amore da vecchia edita da Mondadori nel 2022.
Il riconoscimento del primo Strega Poesia va a una grande voce della poesia italiana. Lamarque accoglie il premio, realizzato per l’occasione da Emilio Sgrò seguendo l’“arte della cancellatura”, con gesti timidi e riconoscenti. Si schermisce dicendo di non avere nulla da dire e poi, all’improvviso, ecco che fa una battuta citando una delle sue poesie più significative - in cui è racchiusa l’origine stessa della sua poetica:
Il mio primo amore, il mio primo amore erano due
recita Vivian Lamarque, per poi concludere con un sorriso: “Ora posso dire, il mio primo premio erano due”. C’è molta ironia, naturalmente, in questo gesto, perché non si tratta certo del primo riconoscimento ottenuto dalla poetessa.
Con quel modo di fare schivo, quella figura piccola e tuttavia tenace, Vivian ricorda la polacca Wislawa Szymborska; del resto anche la semplicità dei versi di Lamarque, il loro canto dell’ordinario e il tentativo di mettere un “ordine alfabetico nel caos della vita”, riportano alla mente le opere della poetessa premio Nobel. In una celebre poesia Szymborska chiede “scusa al caso”, mentre, proprio nella poesia Confondere i nomi degli amanti recitata sul palco della cerimonia finale dello Strega Poesia, Lamarque ripeteva “chiedo perdono”. In queste ripetute richieste di scusa e perdono troviamo non solo la saggezza di due grandi menti poetiche, ma anche la forza stessa della poesia che ribadisce l’esigenza di una forma di attenzione, rammentandoci di non lasciarci sfuggire l’istante, di non dimenticarci la gentilezza, di non lasciare che la vita ci passi tra le dita senza che noi abbiamo saputo afferrarla o tentato di darle un senso.
La poesia di Vivian Lamarque
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Ho scoperto Vivian Lamarque anni fa leggendo per caso una poesia che non ho mai dimenticato; all’epoca pensavo che si trattasse di una poetessa francese e non italiana. La poesia si intitolava La signora dell’ultima volta e ormai nella mia memoria è sempre legata al suo nome.
L’ultima volta che la vide non sapeva che era l’ultima volta che la vedeva.
Perché?
Perché queste cose non si sanno mai.
Allora non fu gentile quell’ultima volta?
Sì, ma non a sufficienza per l’eternità.
In soli quattro versi dice tutto - il detto e non il detto - e spalanca una voragine di struggimento abissale. Una poesia che ha il tono di una fiaba e, al contempo, l’incisività di un messaggio morale. Questo connubio irraggiungibile tra leggerezza e profondità è una delle cifre stilistiche più significative della poesia di Vivian Lamarque. Molte sue liriche sembrano una storia in versi, come quelle dedicate al Signore d’oro o alla Signora non gelosa o, ancora, al Signore della buonanotte, in cui narra una verità limpida e, al tempo stesso, dolorosa, come un amore irrisolto.
Le domande poste dalle poesie di Lamarque non sono mai innocenti, sebbene a volte lo sembrino:
È il tempo che passa/ o siamo noi a passare?
Ecco che con un semplice interrogativo spalanca voragini di pensiero, abissi inesplorati di senso. Oppure quando ci dà la più perfetta definizione dell’amore, attraverso la poesia Il signore nel cuore che si conclude con questo verso:
Abitava il suo cuore come una casa.
La sua ultima raccolta poetica L’amore da vecchia (Mondadori, 2022), con cui ha vinto il Premio Strega Poesia, è un inno agli amori perduti che tuttavia non si scordano mai e restano, in verità, sempre con noi finché viviamo.
Vivian Lamarque: la vita
In quel verso recitato ieri sera sul palco del Premio Strega Poesia “Il mio primo amore erano due”, troviamo anche il principio della vita di Vivian Lamarque, nata a Tesero, in provincia di Trento, il 19 aprile 1946 e figlia di due madri: una “madre di pancia”, come definisce la madre biologica Nella Comba, e una “madre di cuore”, ovvero la madre adottiva Maria Rosa Pellegrinelli.
Il vero nome della poetessa è Vivian Provera Pellegrinelli Comba, i suoi tre cognomi riflettono la storia intrecciata di due famiglie.
Dopo nove mesi di vita la piccola Vivian viene affidata dalla madre biologica, Nella Comba figlia del teologo e storico valdese Ernesto Comba, a una famiglia milanese: la giovane non può tenere la bambina, perché è figlia illegittima, nata da un rapporto extraconiugale. Vivian scoprirà di avere due madri soltanto all’età di dieci anni, da quel momento si apre in lei la ferita che diventerà una continua ricerca di appartenenza, cui dà voce attraverso la poesia:
A nove mesi la frattura
la sostituzione il cambio di madre
La poesia di Vivian Lamarque ci indica la strada al di là del dolore, come una formula magica. La stessa poetessa ha superato molti ostacoli nel corso della sua vita: il rifiuto da parte della madre biologica; a soli quattro anni la morte dell’amato padre adottivo, Dante Provera, un vigile del fuoco; a dieci la rivelazione che ha messo in discussione la sua stessa identità e poi l’amore per il pittore Paolo Lamarque, con cui aveva costruito la propria “casa”, di cui ha mantenuto il cognome anche dopo la loro separazione.
Fu proprio Paolo Lamarque a consegnare gli scritti di Vivian a Giovanni Raboni, sancendo così la nascita letteraria della poetessa. Nel 1972 otto delle poesie di Vivian Lamarque vennero pubblicate sulla rivista Paragone, permettendo al pubblico di scoprire e ammirare la grazia e l’incisività della sua voce poetica che attraverso quei versi ritrattava, ostinata, la propria infanzia.
A diciannove anni infatti la poetessa aveva avuto il coraggio di presentarsi all’indirizzo del suo ultimo, impegnativo cognome “Comba”, per conoscere finalmente sua madre. Una scelta che in una poesia definisce un privilegio, perché “ha conosciuto sua madre volendolo”, riappacificandosi così con il proprio travagliato passato.
Nella scrittura di Lamarque la poesia riconcilia con le ferite della vita, diventando quasi un processo di psicoanalisi. Ma la sua parola poetica conserva anche una grazia, una leggerezza propria delle grandi voci che hanno cantato la felicità delle cose impreviste e del quotidiano, come Wislawa Szymborska e Emily Dickinson. Di Dickinson, Lamarque ha il tocco fatato e il culto per la forma breve, mentre di Szymborska conserva la leggerezza e l’ironia.
Nel 1981 Vivian Lamarque pubblica la raccolta Teresino, che vince il Premio Viareggio Opera Prima. Seguono numerose raccolte poetiche che la rendono una delle voci più vive della poesia italiana contemporanea Una quieta polvere (1996) Madre d’inverno (2016, Premio Bagutta 2017). Nella sua lunga carriera ha scritto anche favole e racconti per bambini che le sono valsi il Premio Rodari (1997) e il Premio Andersen (2000).
Nel 2005 è stata insignita del Premio Elsa Morante alla carriera.
Ora l’ulteriore consacrazione letteraria con la vittoria della prima edizione del Premio Strega Poesia.
Vivian Lamarque: le opere
- Poesie, 1972-2002 (Mondadori, 2002)
Poesie: 1972-2002
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- Poesie di ghiaccio (Einaudi Ragazzi, 2006)
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- La gentilèssa. Poesie in dialetto milanese (Brunello, Stampa, 2009).
La gentilessa
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- Madre d’inverno (Mondadori, 2016)
Madre d'inverno
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- L’amore da vecchia (Mondadori, 2022)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Vivian Lamarque: vita, opere e poetica della vincitrice del Premio Strega Poesia 2023
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