Questa curiosa antologia proposta da Garzanti, Poesie del silenzio, raccoglie decine di versi sul silenzio, sparsi in duemila anni di scrittura mondiale.
Secondo il prefatore Andrea Di Gregorio, il silenzio è un termine povero di sinonimi (quiete, pace, mutismo si avvicinano al suo significato senza però esserne equivalenti), che indica l’assenza di suoni e di parole. Richiama la meditazione, il sogno, la pensosa solitudine, il vuoto, e forse per questo è gradito ai poeti, che in esso trovano lo spazio per l’immaginosa riflessione, l’espressione malinconica, il desiderio di conforto, la nostalgia dell’amore. Può impoverire e arricchire, spaventare o consolare, indicare l’inizio o la fine di qualcosa, celare imbarazzo colpa perplessità, o al contrario attesa e speranza.
Quante parole per raccontare il tacere, lodarne la nobiltà, premiarne la discrezione, biasimarne la superbia o la viltà: questo piccolo libro ci offre un ventaglio di immagini, a volte luminose a volte fosche, tra cui il lettore può spaziare a piacimento.
Il primo a citare il silenzio in letteratura è stato Omero, nell’XI libro dell’Odissea, nominando Aiace che, rifiutandosi sdegnosamente di perdonare Ulisse, ritorna nell’Erebo “tra le altre ombre dei morti”. Anche Virgilio nel IV canto dell’Eneide descrive un’addolorata Didone che non riesce a prendere sonno nella notte in cui tutta la natura, partecipe del suo sconforto, tace.
E in un famoso passo dell’Antico Testamento (1Re 19, 11-13), è Dio a rivelarsi a Elia con “il sussurro di un silenzio leggero”, dopo aver negato la propria presenza nel vento, nel terremoto, nel fuoco.
Nella tacita compostezza di Laura, Petrarca scorge un indizio di riflessiva maturità, mentre alla malinconica introspezione di Tasso fa eco “l’amico silenzio de le stelle”. Per Shakespeare “Il silenzio è il più perfetto messaggero della gioia”, per Alexander Pope è “coetaneo dell’Eternità”, per il nostro Leopardi “la profondissima quiete” si confonde con “sovrumani silenzi”. Se Baudelaire celebra le “lunghe cene, e silenziose” passate con l’amata, Emily Dickinson in una quartina sottolinea la duplice natura del tacere, oscillante tra minaccia e segreta comunicazione:
"Il Silenzio è la più grande paura. / C’è riscatto in una voce – / Ma il Silenzio è l’infinità. / Volto per sé non ha".
Carducci vede riflesso nell’occhio di un bue “il divino del pian silenzio verde”, Oscar Wilde sospetta che il mutismo tra due amanti sia sintomo dell’indifferenza che prelude al distacco.
Nei suoi aforismi Tagore esalta la saggezza del non dire, del non sprecare parole vane:
“La piccola verità ha parole chiare. La grande verità ha il grande silenzio”, “L’uomo si tuffa nella folla chiassosa per affogare il clamore del suo silenzio”, “Polvere di parole morte incombe su di te. Lava la tua anima con il silenzio”.
Per il prolifico e verboso D’Annunzio “si tace la luce e il silenzio risplende”, per il raffinato Paul Valery il niente immenso del silenzio “esiste solitario, per sé stesso”.
Rilke ritiene che un gatto faccia più grande il silenzio, quando “levigato dell’inverno” lascia il posto “a un silenzio che canta” in primavera. Per Khalil Gibran è il più elevato strumento di conoscenza, di sé e del mondo:
“Ci separa, il silenzio, da noi stessi, ci porta a navigare il firmamento dello spirito, proprio vicino al Cielo”.
D.H. Lawrence odia la morte che “inghiotte il rumore degli uomini”, cancellandone anche il ricordo. Per Campana il silenzio è colorato, per Lorca è ondulato, per Marina Cvetaeva è solenne, per Antonia Pozzi è “l’arabo avvolto / nel barracano bianco / che ascolta Dio maturargli / l’orzo intorno alla casa”.
I poeti sanno spesso usare parole migliori del silenzio per aiutarci ad amare la vita. Nel caso contrario, quando la parola si fa chiacchiera futile, volgarità od offesa, è meglio taccia, come suggerisce il motto che Salvator Rosa incise alla base dell’autoritratto esposto alla National Gallery: “Aut tace, aut loquere meliora silentio”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Poesie del silenzio
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Far tacere il rumore umano che viene dagli altri è facile: basta isolarsi, lontano da loro.
Ma anche in una foresta e davanti al mare, in un’isola deserta, i fruscii del vento tra le foglie o l’urlo delle tempeste evocheranno il frastuono del ’tuo’ silenzio, quando nasconde le lotte, le angosce, le ferite non dimenticate.
Solo quando ti raggiungerà il silenzio del tuo pensiero, saprai che ti sei liberato dalle paure, dai ricordi amari o dagli impossibili desideri.
Allora, non temerai il silenzio come prezzo della solitudine.
Il silenzio sarà la voce di una gioia nuova: una conquista. Il vivere non più ’sopra’, ma ’oltre’ il rumore del dolore.
Se impari ad ascoltarlo, quante cose potrà dirti su di te, su ciò che credevi di aver perso, ma avevi solo nascosto.
Né l’odio, né l’invidia, né la morte avranno più voce.
C’è solo amore nel silenzio.
Far tacere il rumore umano che viene dagli altri è facile: basta isolarsi, lontano da loro.
Ma anche in una foresta e davanti al mare, in un’isola deserta, i fruscii del vento tra le foglie o l’urlo delle tempeste evocheranno il frastuono del ’tuo’ silenzio, quando nasconde le lotte, le angosce, le ferite non dimenticate.
Solo quando ti raggiungerà il silenzio del tuo pensiero, saprai che ti sei liberato dalle paure, dai ricordi amari o dagli impossibili desideri.
Allora, non temerai il silenzio come prezzo della solitudine.
Il silenzio sarà la voce di una gioia nuova: una conquista. Il vivere non più ’sopra’, ma ’oltre’ il rumore del dolore.
Se impari ad ascoltarlo, quante cose potrà dirti su di te, su ciò che credevi di aver perso, ma avevi solo nascosto.
Né l’odio, né l’invidia, né la morte avranno più voce.
C’è solo amore nel silenzio.
Gentile Ambretta, grazie di queste sue intense e suggestive parole. Alida