Polimnia. Di 300 Spartani, una Grecia e dei Persiani di Serse
- Autore: Alessandro Cortese
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Anno di pubblicazione: 2014
Capita di leggere un libro che non ti aspetti: l’Italia è la patria del romanzo storico e il romanzo storico, in Italia, è sempre stato fatto in un certo modo, ma “Polimnia: di 300 Spartani, una Grecia e dei Persiani di Serse”, l’ultima fatica di Alessandro Cortese, è uno storico del tutto diverso. È autoriale, a tratti addirittura teatrale, con un numero incredibile di coprotagonisti e dove ogni personaggio che si guadagna il palcoscenico esprime qualcosa di diverso su ciò che furono le Termopili.
Partiamo dall’inizio: nell’Agosto del 490 a.C., Dario, grande Shāh dei Persiani, invade l’Ellade e subisce una dura sconfitta a Maratona. A guadagnarsi la vittoria è lo strategos ateniese Milziade, a capo di 10 mila Greci che aggrediscono e sconfiggono i 30 mila soldati invasori venuti da Oriente. Vien da chiedersi: e gli Spartani? Dov’era Sparta, quando si lottò a Maratona? Perché i Lacedemoni non fecero quel che gli riusciva meglio, vale a dire combattere? La risposta è semplice e attuale: per una saggia politica interna. Con la scusa della festa di celebrazione per il dio Apollo, Sparta decise di non scendere in campo, un evento che macchiò l’onore di uomini cresciuti per fare la guerra e a cui fu vietato di fare la guerra. Tra quegli uomini, c’era Leonida, c’era Dienece, c’era Orsifanto, Spartani che di Sparta sono i figli perfetti di quel che loro chiamano la Legge.
Ci vogliono dieci anni perché Sparta abbia la sua occasione di sciacquarsi dalla colpa di Maratona, perché nell’estate del 480 a.C. a voler invadere la Grecia, stavolta, è Serse, figlio di Dario e suo successore sul trono dorato degli Achemenidi. Dieci anni, in cui Orsifanto è morto, in cui Dienece smarrisce la via del codice e in cui Leonida diventa re. Dieci anni, perché la Storia muova gli eroi verso il cuore del mondo e verso le Termopili, per farli combattere, morire e diventare immortali.
Questo libro non è solo Sparta e forse la novità sta proprio qui: con l’idea di base di romanzare Le Storie di Erodoto, Cortese va al di là delle Termopili, dedicando metà del libro alla storia dei grandi Shāh della Persia, dalla caduta di Cambise all’ascesa di Dario, fino alla massima affermazione di Serse. C’è una simmetria nel loro racconto di sovrani che, padroni di un potere enorme, crollano uno dopo l’altro sotto il peso della regalità. Così le Guerre Persiane sono il metro di giudizio con cui si misura la grandezza della loro forza, la forza di monarchi che sfidano uomini liberi perché questi uomini liberi diventino parte dell’Impero achemenide.
La sezione di Polimnia dedicata ai Persiani ha un sapore diverso rispetto a quella sulle Termopili: non ci sono polvere e sabbia, sangue e sudore, piuttosto si respirano le atmosfere de Le mille e una notte, con magia, intrighi di palazzo, congiure e rivolte, in mezzo alle quali si muove un giovane Dario pronto a conquistare il trono di Persia.
Nella terza e ultima sezione del romanzo, c’è tempo per ammirare l’eroismo di Leonida e degli altri Spartani, come quello di Leontiade e dei suoi Tebani, di Demofilo e dei suoi Tespiesi, di Alexandros e dei suoi Focesi. C’è tempo di conoscere la storia di Demarato, sovrano lacedemone esiliato e accolto alla corte dei re di Persia. C’è tempo di conoscere il comandate Idarne, capo militare dei 10 mila Immortali di Serse, e di sentire le parole dell’indovino Megistia, o di ritrovarsi in mare a Salamina insieme all’ammiraglio ateniese Temistocle. Prima che ogni cosa si concluda a Platea, dove Oriente e Occidente combatterono l’ultima battaglia delle Guerre Persiane.
Polimnia: Di 300 Spartani, una Grecia e dei Persiani di Serse (Il racconto nel tempo)
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