Quando Paolo VI era bambino
- Autore: Emanuela Zanotti
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: San Paolo
- Anno di pubblicazione: 2014
“Infanzia e giovinezza di Giovanni Battista Montini” è il sottotitolo di Quando Paolo VI era bambino (San Paolo, 2014) di Emanuela Zanotti, volume che ricostruisce l’ambiente famigliare, culturale e religioso nel quale si formò Paolo VI (Concesio 26 settembre 1997 – Castel Gandolfo 6 agosto 1978) che Papa Francesco proclamerà “beato” sul sagrato di San Pietro il prossimo 19 ottobre.
La “pietas mariana” del futuro pontefice aveva avuto inizio tra le mura della Basilica delle Grazie “splendido esempio di barocco nel bresciano” che si specchiava nelle finestre del palazzo dall’elegante architettura in via Grazie 17 a Brescia che il padre di Giovanni Battista, Giorgio, aveva acquistato dalla nobildonna Ersilia Feroldi.
Il santuario al cui interno è conservato un affresco del XIV Secolo raffigurante la Madonna dalle cui mani congiunte pendono tre medaglie d’oro che recano incisi i nomi dei membri della famiglia Montini, rimase un punto di riferimento per Giovanni Battista, il quale “accompagnando sempre la mamma alle funzioni crebbe sotto lo sguardo benevolo della Madonna in un’atmosfera di benevola contiguità”.
Giovanni Battista era il secondogenito (Ludovico era nato nel 1896 e Francesco nel 1900) di Giorgio Montini e di Giuditta Alghisi. Giuditta, nata nella bassa bresciana, terra ricca e feconda da una famiglia benestante, rimasta orfana in tenera età, era cresciuta precocemente avendo maturato “la convinzione che l’unica voce da ascoltare fosse quella del cuore”. Per questo “Giudittina”, determinata e dotata di “un’inesauribile fantasia creativa”, aveva scelto l’amore della sua vita in Giorgio Montini, all’epoca consigliere del Circolo della Gioventù Cattolica, più grande di lei, “intellettualmente impegnato, non solo brillante giornalista ma anche uomo d’azione”.
L’educazione che Giorgio e Giuditta diedero ai loro tre figli fu improntata a una “soave severità”. Una visione salesiana che prevede che occorra svolgere il proprio dovere lasciando che sia la Provvidenza a decidere il corso delle cose. Ricordava Paolo VI:
“All’amore di mio padre e di mia madre, alla loro unione devo l’amore di Dio che colmava i loro cuori e li aveva uniti nella giovinezza”.
Casa Montini era un cenacolo culturale, le conversazioni erano sempre “arricchenti e istruttive”. Giuditta conosceva il tedesco e il francese che insegnò ai figli e ai nipoti. Non solo, la madre di Paolo VI fu sempre a fianco del marito, lo appoggiò sia nell’attività giornalistica (Giorgio Montini era direttore de Il Cittadino di Brescia e considerava il giornalismo come “una splendida missione al servizio della verità, della democrazia, del progresso e del bene pubblico”) e sia nell’attività politica che lo vide deputato cattolico per il Partito Popolare Italiano di Don Sturzo per tre legislature.
Era consuetudine, ogni domenica sera, che mamma Giuditta leggesse e commentasse il Vangelo con i suoi bambini, in tal modo Giovanni Battista avrebbe imparato quella forza che deriva dall’introspezione, quello stare nell’intimità del proprio cuore “per riuscire ad ascoltare quella misteriosa “voce di sottile silenzio”. Il motto di casa Montini era ripreso dalla massima di Sallustio:
“Prius quam incipias consulto, et ubi consulueris mature facto opus est”
“Prima che tu cominci, considera; e dopo aver considerato, opera prontamente”
Una “forma mentis” talmente interiorizzata da Giovanni Battista da diventare prerogativa del suo carattere.
“La mamma aveva grandi occhi e capelli castani. Sembrava allegra invece amava la solitudine era riflessiva e posata. Aveva un gran pudore dei propri sentimenti che non manifestava mai apertamente, preferiva lasciar filtrare attraverso uno sguardo, un misurato o timoroso gesto d’affetto”.
L’autrice e giornalista bresciana pone in risalto la vita affettiva ricca di figure straordinarie del giovane Battista. Oltre ai genitori, la madre religiosissima “avvicinò i figli alla sorgente della fede con naturalezza” che amava donare e donarsi agli altri, il padre (“maestro di vita spirituale”) che per primo captò la vocazione del figlio orientandola, spiccano la “dolcissima balia” Clorinda Zanotti Peretti, la nonna paterna Francesca, la zia Maria “angelo della casa”, l’amico Andrea Trebeschi, il padre spirituale l’oratoriano Padre Giulio Bevilacqua e molti altri ancora.
Fondamentale per la formazione politica culturale di Giovanni Battista l’aver ascoltato fin da piccolissimo le discussioni che avvenivano a Casa Montini tra il padre don Luigi Sturzo e Romolo Murri. L’ampia biblioteca della villa di famiglia a Concesio, nel bresciano, tappezzata di preziosi tomi rappresentava l’angolo privilegiato di studio e meditazione del futuro pontefice. Fin da bambino Montini aveva sviluppato “una spiccata sensibilità per l’arte e per il bello” che l’avrebbe portato, una volta divenuto Papa Paolo VI a realizzare una collezione d’arte religiosa in Vaticano riunendo centinaia di opere provenienti da tutto il mondo e “facendo recuperare così alla Chiesa il suo rapporto privilegiato con l’arte e gli artisti”. Di costituzione gracile (Battistino aveva frequentato da studente esterno il Collegio Cesare Arici di Brescia retto dai Padri Gesuiti a causa della sua salute cagionevole), di indole mite, carattere malinconico e severo, “il grande timoniere” (frase di Benedetto XVI) del Concilio Vaticano II fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1920.
Paolo VI in vita fu considerato come una persona restia a dimostrare i propri sentimenti, spesso indeciso e pieno di dubbi, “troppo conservatore per i progressisti e troppo progressista per i conservatori”.
Con la sua beatificazione Bergoglio toglie dall’oblio Montini facendo brillare la figura di un Pontefice che seppe indirizzare la Chiesa verso la modernità. Il testo è completato da alcune testimonianze di parenti e amici che pongono in risalto l’animo sensibile di Montini, le caratteristiche umane complesse del futuro diplomatico, uomo di Chiesa che fu eletto Papa il 21 giugno 1963.
“È bello raccogliere il passato, fissarlo in alcuni avvenimenti e consegnarlo ai più giovani”. -Paolo VI-
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