Quello che non c’è scritto
- Autore: Rafael Reig
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: Marcos y Marcos
- Anno di pubblicazione: 2013
Lo scrittore madrileno Rafael Reig ambienta ai nostri giorni il suo noir, romanzo ambizioso e pieno di risvolti letterari, anche se, giova dirlo, le sua ambizioni non sono del tutto riuscite.
Si tratta di un romanzo nel romanzo, cioè il racconto in terza persona che ha per protagonista Carmen, una quarantenne separata da anni da Carlos, padre di suo figlio Jorge, un ragazzo di quattordici anni goffo e introverso, a cui il contrasto forte dei genitori ha lasciato insicurezze e aggressività. E’ l’inizio del week end e Carlos sta per venire a prendere il figlio con il quale passerà qualche ora in montagna, per ricreare un rapporto che le circostanze complesse del divorzio non hanno permesso. Nel momento in cui padre e figlio escono di casa, Carmen, che lavora in una casa editrice e ha fatto carriera, grazie anche alla relazione con il suo capo, trova abbandonato sul tavolo un dattiloscritto. Si tratta di un romanzo, dal titolo “Sulla donna morta” e non manca una dedica, “A C.M., in memoriam”. L’autore è il suo ex marito Carlos, già poeta fallito, che nel lasciare quel testo ha voluto certamente lasciare proprio a lei, Carmen Maldonado, C.M., un messaggio piuttosto esplicito. Le ore seguenti sono un crescendo di angoscia; man mano che Carmen si addentra nella lettura, si rende conto sempre più chiaramente che quel romanzo, brutto e mal scritto, è un tentativo di identificazione con le loro vicende passate e nel complesso un’oscura minaccia contro di lei e forse anche contro il figlio.
Le due parti del libro sono distinte anche graficamente:
- il racconto di Carmen a casa in ansia, e di Jorge, Carlos e la fidanzata Yolanda che stanno vivendo un’esperienza sempre più drammatica è scritta con la normale grafica,
- il manoscritto invece riproduce i caratteri della macchina da scrivere e ha le caratteristiche di incompiutezza e di provvisorietà di un testo ancora non pubblicato, ma che indulge in risvolti volutamente violenti quando non francamente disgustosi.
L’idea dell’architettura articolata del romanzo è dunque originale e ben costruita, come lo sono alcuni personaggi. Carmen Maldonado, ad esempio, la tipica borghese madrilena, vista nella sua quotidianità di single con un figlio difficile, un lavoro interessante, ma una storia troppo dolorosa alle spalle, è un personaggio ben costruito e pieno di sfaccettature; meno definito il personaggio maschile, Carlos, ondivago e velleitario. Quello che mi ha convinto di meno nel libro è proprio la parte del manoscritto, troppo scontato e in alcuni punti di un’inutile crudezza.
Il romanzo, tuttavia, col suo finale a sorpresa, si legge con la voglia di andare in fondo, attraverso una storia dei nostri giorni in cui la violenza sulle donne, l’infelicità degli adolescenti, i matrimoni falliti, le differenze sociali, le frustrazioni professionali che conducono all’instabilità e alla depressione fanno da sfondo al noir, che diventa quasi un pretesto e niente di più.
Le pagine più riuscite dell’intero romanzo sono quelle in cui Reig ragiona di lettori e scrittori:
“Perché non è l’autore che crea il libro, al contrario: è il libro che, per essere letto, esige un autore e pertanto lo crea a sua immagine e somiglianza”.
“L’autore sta dentro il libro, non fuori. Inventiamo l’autore come inventiamo la divinità”
In una parte centrale del romanzo Rafael Reig si interroga sul rapporto fra gli scrittori e le donne, sul piacere che questi traggono nell’infierire sui corpi femminili:
“Se la sarà goduta tanto, Fernando de Rojas, nascosto nella torre, a spingere Melibea nel vuoto? Si sarà divertito tanto, Flaubert, mentre pagina dopo pagina accerchiava Madame Bovary senza pietà, crudelmente, chiudendole ogni via d’uscita, coprendola di debiti e di amanti, fino a vederla agonizzare strisciando le mani sul lenzuolo, e chiedere uno specchio, e piangere nel vedere sua figlia?”
Il femminicidio, vera emergenza nel nostro paese, sembra esserlo altrettanto nella letteratura ma soprattutto nella cultura contemporanea europea, in questo caso nella moderna Spagna.
Quello che non c'è scritto
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