Re Mida. La mercificazione del pianeta
- Autore: Paolo Cacciari
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Seppure in assenza di vite di riserva continuiamo a giocare alla roulette russa col pianeta. Ai tempi della guerra fredda sfidavamo il day after nucleare. Poi ce la siamo vista con i veleni chimici e i fumi industriali. Quindi, nel corso del tempo, con buco dell’ozono, effetto serra, gas climalteranti, tsunami, spillover di provenienza incerta, catastrofi naturali varie.
Ora che la Terza guerra mondiale bussa alle porte, torna di moda lo spauracchio (ma mica tanto, se no che incoscienti saremmo) dell’apocalisse nucleare. Che bello il mondo nell’era del capitalismo tecnoindustriale: quattro ultra-ricchi dai profitti stellari e il resto del genere umano all’angolo, a vedersela con precarietà (o miseria) e reiterate emergenze, indotte e funzionali al potere.
L’ego-referenzialità del modello economico capitalista ha alienato l’essere umano da sé stesso, colonizzando la salute psicofisica della Terra attraverso il falso mito dello sviluppo e del progresso tecno-scientifico senza limiti. L’attualità ci sbatte in faccia che siamo a un passo dal punto di non ritorno, ma i prodromi nefandi delle logiche capitaliste erano già individuati all’inizio della “grande accelerazione” industriale.
Questo scriveva Rosa Luxemburg, più o meno all’alba del Novecento:
La spinta espansiva imperialista del capitalismo (…) ha come tendenza economica di trasformare tutto il mondo in un cantiere di produzione capitalistico, di spazzare via tutte le vecchie forme di produzione e sociale precapitaliste, di ridurre a capitale tutte le ricchezze della terra e tutti i mezzi di produzione, e a schiavi salariati la popolazione lavoratrice di tutte le zone della terra.
E questo Friedrich Engels, nella Dialettica della natura (1925):
Non aduliamoci troppo tuttavia per la nostra vittoria umana sulla natura. La natura si vendica di ogni nostra vittoria (…) Le popolazioni che sradicavano i boschi in Mesopotamia, in Grecia, nell’Asia Minore e in altre regioni per procurarsi terreno coltivabile, non pensavano che così facendo creavano le condizioni per l’attuale desolazione di quelle regioni (…) Gli italiani della regione alpina, nell’utilizzare sul versante sud gli abeti così gelosamente protetti al versante nord non presentivano affatto che, così facendo, scavavano la fossa all’industria pastorizia del loro territorio.
La storia non insegna. E in un presente di economia di guerra e crisi delle risorse energetiche, qualcuno pensa ancora di risolverla con il ritorno al “carbone”.
Qualora necessitaste di un rinforzo ideale a quanto letto sopra, Re Mida. La mercificazione del pianeta di Paolo Cacciari (La Vela, Viareggio, 2022) chiarisce teoria e prassi - pars destruens e costruens – di un’emergenza climatica scaturigine dell’azione diretta di oligarchie finanziarie.
Gurdjieffiani re del mondo gestiscono la competizione economica e l’operato dei governi. Fiancheggiano le industrie delle armi e quelle farmaceutiche. Pianificano, di conseguenza, guerre e pandemie. Depauperano moltitudini e torturano il pianeta.
Re Mida (mai titolo fu più appropriato) è un saggio di caratura spessa e di forma ficcante: quella di Paolo Cacciari è voce di colui che grida nel deserto dei sottomessi globali al Capitale (Cacciari è un attivista dei movimenti ambientalisti, Ndr), ma sa quel che dice e scrive a ragione.
Fuori dai denti, lo sguardo fisso sullo strapiombo dell’attualità. Soltanto un accenno di natura generica, per rendere l’idea:
Il compromesso sociale tentato dal costituzionalismo postbellico e dalle carte internazionali sui diritti umani non ha retto all’urto neoliberale e neoliberista. La logica del capitale (…) non concepisce limitazioni; né dell’estrazione di risorse vergini naturali, né dello sfruttamento del lavoro umano. Andrebbero allora edificati più solidi baluardi. Continuare ad appellarsi alla “responsabilità” sociale, ambientale, morale, etica dell’impresa di capitali (…) è persino controproducente. La si accredita ad esercitare un mestiere che non è e non potrà mai essere il suo. L’obiettivo del bene comune deve essere esercitato in solido (cioè solidamente) dalle popolazioni della Terra. Non dai proprietari dei mezzi di produzione, delle tecnologie, del denaro.
Eradicare dai potentati economici l’esclusività delle decisioni politiche fondamentali per il ben-essere del pianeta e dell’umanità, è la strada da battere (in fretta!) per sottrarsi al circuito alienante di un sistema che dopo avere reificato la razza al rango di consumatori-zombi attratti e distratti da bisogni indotti (fate caso a come negli spot si continui a sorridere beati malgrado il catastrofismo ansiogeno dei telegiornali), rischia adesso di estinguerla.
Alternando tenori storico-filosofici ad altri politici e da pamphlet, Re Mida è un saggio appassionato e appassionante, capace di smuovere le coscienze. Di incidere, se non altro, su quella parte di umanità refrattaria alle sirene unisone del Capitale.
In altre parole: la sacca di umanità resistente, sopravvissuta alle logiche snaturanti di consumi e profitti, rintraccerà in questo saggio un suo utile “strumento” di sostegno.
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