Rettore. Magnifico Delirio
- Autore: Gianluca Meis
- Genere: Storie vere
- Anno di pubblicazione: 2014
Io per Guccini avrei percorso a piedi la via Emilia, mi sarei fatto venire la erre moscia, ci avrei persino dato dentro col greco e col latino, se me lo avesse chiesto. Per dire che mai e poi mai mi sarei sognato di redigere come Gianluca Meis sui bagni della scuola “MENO GUCCINI PIÙ RETTORE” (ma siamo pazzi?). C’è anche da dire che gli Ottanta li ho vissuti da refuso, da “revenant” fuori tempo massimo degli anni di piombo, impegno politico e canzoni comprese.
E però - confesso - Rettore mi piaceva. Mi piaceva un sacco, così come mi piacevano un sacco i primi romanzi di Stephen King e i fumetti di Tex Willer, per restare in tema di divertissement pop-autoriali. chè non di solo Manifesto del Partito Comunista vive l’uomo (oggi meno che mai).
Rettore stava al cantautorato “classico” come il più classico dei due di coppe quando la briscola è a mazze, però altro che se mi piaceva. Mi piaceva lei, il suo modo “divergente” di presentarsi al mondo (dei festival, dello spettacolo, delle tv), e mi piacevano i suoi tormentoni, “Splendido splendente”, “Kobra”, “Donatella”, “Lamette”, tanto per capirci. Non credo di rappresentare un’eccezione: alzi la mano chi non si è mai sorpreso a canticchiarli (se non altro fischiettarli) suo malgrado:
"Non capisco perché tutti quanti continuano insistentemente a chiamarmi Donatella ho ho ho bella!"
Se c’è un dato che si impone come incontrovertibile parlando/scrivendo di Rettore è il suo statuto di icona trasversale: icona-pop, icona-anni Ottanta, icona-femminista, icona-gay. Quando Marcella Bella era ancora inchiodata a Montagne verdi (o, insomma, giù di lì), Rettore già c’era e ci faceva alla grande, cambiando maschera come nemmeno Eva Kant di Diabolik: pitonessa, biondo-platino, kamikaze, autoironica, acuminata, provocatoria, intelligente, odiata/amata, coraggiosa, diva, bella, sui generis, animale da palcoscenico, anticipatrice di mode, bravissima (soprattutto), seppure - per questo - spesso e volentieri travisata/sottaciuta.
A riempiere una lacuna editoriale quanto meno “sospetta” (come mai, sin qui, nessun libro-biografia sulla Rettore?), ci ha pensato (bene) Gianluca Meis - proprio lui, l’acerbo imbratta-muri “per amore” da cui ci siamo mossi -, rettorologo della prim’ora, divenuto frattanto psicologo, scrittore e agit-prot teatrale in quel di Padova: hai visto mai c’entrino gli effetti collaterali delle canzoni della Nostra?
La vivace biografia-sghemba che le dedica per VOLOlibero (“Magnifico delirio”, pag. 134, euro 15) inizia quasi come un racconto di formazione (musicale, erotica, esistenziale) e si chiude col più insolito dei faccia-a-faccia intervistato/intervistatore, nel quale Rettore è alle prese con le infinite aggettivazioni affibbiatele via stampa nel corso di una carriera senza mezzi termini né mezze misure.
Tra prologo e the end, l’articolato corollario di frasi mai fatte, flop e successi commentati, flash back, scampoli di vita, recensioni, amarcord di rettoriani di lungo o breve corso. C’è un’altra cosa che confidavo di trovare in questo libro e che, con piacere, ci ho trovato dentro: diversi richiami agli anni Ottanta, evocati qua e là più che demonizzati, sulla scorta di Pier Vittorio Tondelli che di quel tempo è stato, come dire, un po’ il cantore.
Meis si impone, insomma, come uno scrittore tout court, capace di restituirci diversi quadri inediti di Rettore (le ho scoperto, per esempio, una vocazione politica che all’epoca non avrei nemmeno lontanamente immaginato, mea culpa), inquadrandola come si deve, sotto luce opportunamente cangiante – colorata, decisa, ma anche intima, soffusa – .
Ultima cosa, davvero: sulla scorta delle suggestioni venutemi da "Magnifico Delirio" sono andato a riguardarmi i video dell’artista da giovane circolanti su internet. Aldilà del fatto che sbrilluccica di luce propria come il più sbrilluccicante dei cristalli di Boemia (splendida splendente), si coglie lontano un miglio la sua aura intelligente, il suo approccio caleidoscopico, divertito e divertente alla vita. Che poi, a volte - spesso? - tocchi sorridere per allontanare di un altro po’ l’appuntamento con le lacrime, è tutta un’altra storia, ma è tipica, credo, delle persone con tanto sale in zucca e molto, molto fegato al posto giusto. Persone (prima ancora che artiste) come Rettore, se posso permettermi un po’ di apologia.
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