Rileggere "I cercatori di conchiglie" di Rosamunde Pilcher di fronte al mare

Oggi è la vigilia di Ferragosto, festività di origine antichissima, che ha il potere di svuotare le città preda dei turisti. Chi può, già da un po’ di tempo si trova al mare per non perdere neanche un refolo di brezza marina, o in montagna a respirare aria tonificante oppure in giro per l’Europa o per il mondo a scoprire cosa ci sia oltre i confini del proprio Paese.
Ma, a pensarci bene, si può viaggiare anche con la mente e per farlo basta acquistare un volume o riprendere in mano il libro del cuore. Di fronte al mare, mentre si è intenti a raccogliere sulla battigia l’ennesimo dono che la marea lascia sulla riva è quasi inevitabile che ritorni in mente un libro indimenticabile, da consigliare alla cortese vicina di ombrellone che prosegue imperterrita nel divorare le letture preferite dal suo e-book reader sotto il solleone.

“I cercatori di conchiglie” (Oscar Best Sellers Mondadori 1996, titolo originale “The Shell Seekers”, traduzione di Amina Pandolfi, pag. 770, 14 euro) fu pubblicato nel 1987 da Rosamunde Pilcher, nata Rosamunde Scott (Lelant, 22 settembre 1924 – Dundee, 6 febbraio 2019), scrittrice britannica autrice di romanzi sentimentali ambientati nelle isole britanniche, da cui sono stati tratti numerosissimi film televisivi.

Il romanzo, una grande storia familiare e d’amore ricca di infinite sfumature e innumerevoli suggestioni, ha venduto 10 milioni di copie ed è rimasto 49 settimane consecutive nella classifica dei best-seller del “New York Times”. Inoltre dal volume “Dedicato ai miei figli e ai loro figli” è stato tratto uno sceneggiato televisivo nel 2006, che aveva come protagonista Vanessa Redgrave.
Scovato per caso, un gelido sabato di gennaio di tanti anni fa, in uno scaffale della mitica libreria Feltrinelli di Via del Babuino di Roma, ahimè chiusa da tempo e letteralmente consumato in un giorno, nonostante le tante pagine, il romanzo narra la vita di Penelope Keeling in un arco temporale che si snoda dalla Seconda Guerra Mondiale fino ai primi anni Ottanta del XX Secolo e ha come sfondo la magica Cornovaglia.

Vorrei essere di nuovo giovane. Poter vedere accadere tutto.

Quella di Penelope Keeling è stata un’esistenza piena alla quale non sono mancati drammi e rinunce dolorose come lasciar andare via l’amore di tutta una vita, il maggiore dei Royal Marines Richard Lomax. Sposata con Ambrose e già madre di una figlia di tre anni, Nancy, Penelope a ventitré anni nell’estate del ‘43 si trovava a Carn Cottage, a Porthkerris in Cornovaglia, luogo della sua anima e di quella di suo padre, il pittore vittoriano Lawrence Stern. Penelope aveva la sensazione che la guerra sarebbe dovuta durare per sempre eppure la giovane donna immaginava la vittoria, i nazisti sconfitti e l’Europa liberata, finalmente. Penelope quando si era rassegnata al fatto che nulla di emozionante sarebbe mai più potuto accadere, accadde. Arrivò l’amore, quello con la A maiuscola.

Lasciarti sarà la cosa più difficile che io abbia mai dovuto fare in vita mia.

Giunta a sessantaquattro anni, un infarto subito da poco, tranquilla ma certa che non le resti molto da vivere, stanca di una stanchezza dolce, il pensiero di Penelope ritorna al passato, all’amore perduto, all’ex marito poco amato e stimato, che aveva abbandonato lei e i figli una notte per cercare consolazione verso altri lidi, ai figli Nancy, Olivia e Noel, egoisti come tutti i figli, al padre, autore del dipinto “I cercatori di conchiglie”. Un dipinto magico lasciato a Penelope come eredità, suo nume tutelare, anzi il suo mantra personale, “penetrante come l’incantesimo di un ipnotizzatore”. Ed è il quadro, che dà il titolo al romanzo pieno di valori essenziali cui centro vi è una splendida figura di donna ricca di serenità interiore e di fiducia in se stessa e negli uomini, nonostante tutto, il fulcro della narrazione. Quel quadro carico dell’azzurro del mare e del cielo, dal quale osservandolo, si può sentire il salino portato dal vento, il sapore di alghe e di sabbia umida e “udire il grido dei gabbiani e il tamburellare della brezza sulle orecchie”.