Rispondi se mi senti
- Autore: Ninni Schulman
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2017
Una giornata di caccia alle alci a Timileskoven, per il club venatorio di Uvana. È della partita il neo capo della polizia di Hagfors, Petra Wilander, con altri amici e conoscenti della zona boschiva in cui si è trasferita per scelta, col marito Lasse. Come si può notare se si riconosce la poliziotta svedese, siamo in un nuovo romanzo giallo di Ninni Schulman, “Rispondi se mi senti”, pubblicato nel 2017 da Marsilio (pp. 464, euro 18,50).
Ninni Schulman, quarantasei anni, giornalista, vive a Stoccolma ma è cresciuta nel Varmland, una storica contea della Svezia nordoccidentale, dove ambienta la serie poliziesca che ha per protagonista, oltre a Petra, la giornalista Magdalena Hansson.
La reporter si è trasferita dalla capitale ad Hagfors, dov’è l’unica componente della redazione locale del Värmlandsbladet, un piccolo quotidiano. Oltre a seguire la cronaca insignificante e le sedute del Consiglio municipale, è impegnata a crescere i due figli. Sono Nils, adottivo e in età scolare e la minore, Liv, alle prese con un dentino che non ne vuole sapere di spuntare e che mette a dura prova la piccolina e la mamma, mentre il papà, Petter, sembra incapace di percepire la lunghezza d’onda dei pianti della bambina e continua la sua vita senza scossoni.
È ottobre, fa indubbiamente freddo, ma è stagione di caccia alle alci, regolata da rigide quote di cattura. La squadra di Uvana è ben affiatata ed è organizzata quasi militarmente dal capo storico, Waldemar, che ogni volta assegna a tutti per sorteggio la propria postazione fissa preallestita nella zona di volta in volta prescelta. Non va lasciata se non per motivi importantissimi, segnalati via radio, apparecchio tradizionale che li tiene interconnessi, visto che i cellulari non fanno il loro dovere nel bosco. La postazione è quella e non la si può lasciare. Non si va in giro se non si vuol essere colpiti per sbaglio.
In aggiunta, per sicurezza tutti indossano qualcosa di vistoso. Ernst, per esempio, calza un cappello con una striscia fluorescente e Alva un berretto rosso da baseball. Ha tredici anni, ma non è la prima volta che partecipa ad una giornata di caccia col papà Par Sander, 54 anni. Sarà l’ultima.
Uno sparo, che nessuno dei partecipanti si attribuisce via radio. L’uomo è trovato cadavere nell’appostamento. La ragazza è scomparsa.
Qualcuno si incarica del difficile compito di informare la moglie e madre, Bodil, insegnante di svedese, che in precedenza abbiamo già scoperto in fase di gelo col marito e attratta sentimentalmente da un altro uomo, al momento sconosciuto ai lettori.
Si è messa in moto anche la polizia di Hagfors. Con Petra fuori servizio è il bravo Christer Berglund a guidare gli uomini sul posto. Anche lui ha qualche grattacapo. Con Torun sta cercando di ampliare la casa in cui vivono, ma non hanno risparmi sufficienti e a lei non va giù. Sono discussioni continue e musi lunghi.
Un proiettile vagante, un colpo accidentale? Troppo ben diretto, in piena testa, a provocare un danno devastante. E poi c’è la ragazzina sparita. Petra è certa d’essere di fronte ad un colpo di proposito.
È molto brava, sa come motivare ognuno dei suoi agenti e metterlo in condizione di dare il massimo. Berglund non è geloso, si ripete che la scelta di assegnarle il comando ad Hagfors continua a rivelarsi quella giusta. Eppure ha sofferto quando il vecchio capo ha lasciato a lei la poltrona andando in pensione. Christer aspirava ad occuparla e si è sentito tradito, fin quando non ha visto Petra sommersa dalle scartoffie e alle prese con la quadratura impossibile dei turni e delle ferie. Lei si è accollata le funzioni amministrative e la direzione a tavolino, lui si è ritrovato valorizzato in quello che sa fare meglio: il poliziotto, l’investigatore.
Chi si sente a sua volta riattirata nel vivo della cronaca che conta è Magdalena Hansson. È parecchio arrugginita e distratta dalle priorità della maternità, ma la professione torna a scorrere prepotente in lei. Ha una carta in più, tutti si conoscono nel Varmland e quel giorno maledetto tra i ventidue della squadra di caccia a Uvana c’era il padre Peo. Non era stato proprio quel Par a vendere al papà una macchina piena di difetti? Niente vacanze quell’anno, l’auto non andava. Ma Peo non aveva protestato. Per eccesso di orgoglio o per paura, chissà.
Magdalena si sente stanchissima, non sa se stia facendo gli straordinari da giornalista o da mamma. Però è soddisfatta, si sente bene, come non succedeva da tempo. Le piace l’idea di riprendere a esprimersi, a mettere insieme più di un pensiero per volta e poi, così, il caso non dovrà passare alle altre redazioni di zona, col rischio che quella di Hagfors venga soppressa. L’omicidio potrebbe rafforzare la posizione del Värmlandsbladet e la sua.
Petra, invece, è allontanata dalle indagini e messa sulle tracce di chi ha ucciso una lupa, tempo prima.
Qualcuno soffre, qualcuno indaga, qualcuno si sente eccitato, qualcun altro sa di essere il colpevole. Un solo caso, punti di vista differenti.
Rispondi se mi senti. Le inchieste di Magdalena Hansson (Vol. 1)
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