Ritrovare l’Umano. Nell’arte, nella letteratura, nella filosofia
- Autore: Ildebrando Bruno Volpi, Enrico Garlaschelli, Roberto Maier
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Questo meraviglioso pamphlet purtroppo comincia con un lutto. Quello di Luca Nicolini, scomparso, a soli sessantasei anni, nel 2020.
Nicolini era co-fondatore e presidente di Festivaletteratura a Mantova, manifestazione culturale, nata nel 1997, che si tiene nei primi giorni di settembre, che ha accolto e accoglie negli anni filosofi, scrittori, scienziati.
A Luca Nicolini sarebbe piaciuto questo libro di idee, di confronti serrati ma sempre attraversati da pacatezza e dal piacere dell’ascolto. Il volume presenta un titolo ambizioso Ritrovare l’Umano. Nell’arte, nella letteratura, nella filosofia (Oligo editore, 2023, introduzione di Silvano Petrosino).
Proprio Petrosino scrive che le ragioni per cui si vuole diventare scrittori e scrittrici sono tantissime. C’è chi scrive perché deve lasciare un messaggio ai lettori, per raccontare la storia della propria famiglia, chi per consolare gli afflitti o semplicemente perché spera un giorno di diventare famoso. Perché a chi è già famoso spesso accade che siano gli editori a spingerlo a scrivere una propria autobiografia. Ma questi sono solo presupposti volti a rendere leggere le radici della letteratura, che invece dovrebbe avere una base di verità oscura, di rivelazioni improvvise.
Deleuze, in suo scritto su Marcel Proust, scrive:
La verità dipende da un incontro con qualche cosa che ti obbliga a pensare, a cercare il vero.
Il critico letterario Maurice Blanchot, che scrisse anche un romanzo saggio Thomas l’Oscuro (finalmente tradotto da Il Saggiatore editore, 2023) scrive che il poeta “deve cercare l’oscuro nel giorno”, che nella vera letteratura c’è perdizione, insonnia, stordimento.
La parte che tratta di filosofia, scritta da Enrico Garlaschelli, ha una tale complessità di svolgimento che serve più a uno studente di filosofia. È uno studio sulla parola “immaginazione”.
Lo studioso Deleuze scrive:
In filosofia è come in un romanzo: bisogna domandarsi che cosa sta per accadere? Che cosa è successo? Soltanto che i personaggi sono i concetti e gli ambienti, i paesaggi, sono delle porzioni spazio - tempo. Si scrive sempre per dare la vita, per liberare la vita laddove è imprigionata, per tracciare delle linee di fuga.
Solo che in uno scritto di narrativa c’è anche il piacere del testo, che sicuramente intriga meno chi per studio o gusto personale si trova più a suo agio con i simboli. Oppure ci vogliono filosofi come Zizek, che per raccontare l’odierna epidemia dell’immaginario, usa i film come Matrix citando la classica frase:
Benvenuti nel deserto del reale
.
Slavoj Zizek spiega questo passaggio da filosofia pura al sincretismo col cinema:
Il film non sbaglia nell’insistere che esiste un Reale dietro alla simulazione della realtà virtuale come afferma Morpheus quando mostra a Neo le rovine di Chicago: Benvenuti nel deserto del reale. Tuttavia il reale non è la realtà dietro la simulazione virtuale, ma il vuoto che rende la realtà incompleta/ incoerente.
Chi scrive si rifiuta di pensare che ci sia questo enorme vuoto da colmare, mentre si può uscire dall’impasse tra visibile dimenticabile e non visibile. Lo studioso Derrida scriverà:
Imparare a non vedere.
Chi scrive pensa che sia l’anima quella che non vediamo; ma in fondo lo pensiamo in milioni di individui cristiani cattolici, protestanti, islamici, induisti, scintoisti, buddisti e oltre. Gli atei imparano a non vedere.
È indubbio che viviamo nell’era delle immagini e delle informazioni che ridiventano immagini. Un altro film, Blade Runner, un uomo con le proprie competenze e conoscenze e coi suoi eventuali sentimenti che dice di aver visto cose che voi umani nemmeno potete immaginare e quei momenti andranno perduti come lacrime nella pioggia è un replicante che non ha vissuto la nascita, né la vera morte: ha smesso di funzionare, tutto qui. La ricerca del padre è un bluff, lo hanno solo tecnicamente reso più perfetto possibile.
Di fatto l’immagine ha permeato in modo così pervasivo il nostro essere che si ha l’impressione che ormai si può dire tutto e il contrario di tutto, tanto conta l’immagine e la sua capacità di non farsi dimenticare.
L’ultimo segmento di un libro pieno di riflessioni è a cura di Roberto Maier che scrive: ma non è la letteratura uno degli strumenti necessari per vivere la fede? Maier insiste sul concetto, ossia che per coltivare una fede adulta, c’è bisogno di leggere delle grandi storie.
Robert Maier scrive che sia i Vangeli che la Letteratura potevano non esserci. L’antica Persia ha avuto dei magnifici raccontatori di storie verosimilmente, ma nessuno ha scritto niente e le parole si perdono. Anche la grande letteratura poteva non esserci. E invece nemmeno in due vite potremmo riuscire a leggere almeno le cose che contano per ognuno di noi, che per ciascuno saranno diverse presumibilmente.
Quindi su un tema così spinoso, che certo non può trovare tutti d’accordo (e meno male), consiglio questo bellissimo libro.
Ritrovare l'umano. Nell'arte, nella letteratura, nella filosofia
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ritrovare l’Umano. Nell’arte, nella letteratura, nella filosofia
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