Ricorre oggi, 5 gennaio 2025, l’anniversario della nascita di Rudolf Christoph Eucken, un filosofo tedesco nato nel 1846 che fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1908. Dimenticato dai manuali di storia della filosofia e sconosciuto ai più, Rudolf Christoph Eucken propose un pensiero di matrice idealista e spiritualista, che recupera temi già presenti nella filosofia di Fichte.
L’attribuzione del prestigioso premio istituito da Alfred Nobel nel 1908 fu abbastanza inaspettata: c’erano candidati più autorevoli in lizza e Eucken venne selezionato probabilmente non per i suoi effettivi meriti letterari quanto, piuttosto, per l’attenzione alla dimensione umana e alla religione, elementi questi che lo contrapponevano al Positivismo di cui, ormai, da più parti si decretava la fine.
Noto al suo tempo soprattutto per opere di carattere storico-filosofico, Rudolf Christoph Eucken fu un apprezzato studioso di Aristotele, difese il Cristianesimo, pur avanzando schiette critiche alle gerarchie ecclesiastiche e criticò fermamente il socialismo come una filosofia incapace di difendere la libertà umana e di valorizzare la dimensione spirituale dell’uomo.
La vita di Rudolf Christoph Eucken e l’assegnazione del Premio Nobel
Nato nella Germania nord occidentale, Rudolf Christoph Eucken (Aurich, 5 gennaio 1846 – Jena, 16 settembre 1926) studiò filologia classica, storia e filosofia a Gottinga, con il pensatore idealista Rudolf Hermann Lotze, e a Berlino con Friedrich Adolf Trendelenburg, logico e storico della filosofia noto per le sue critiche a Hegel.
Dopo alcuni anni di insegnamento fu chiamato all’università di Basilea in Svizzera (1871) per poi continuare a insegnare filosofia nell’ateneo di Jena in Germania (174-1920) dove ebbe tra i suoi allievi il filosofo e fenomenologo Max Scheler. Qui inoltre si sposò ed ebbe tre figli.
Nel 1908 vinse, contro ogni pronostico, il Premio Nobel per la letteratura: gli addetti ai lavori ritenevano, infatti, che il celebre riconoscimento quell’anno venisse tributato a candidati più probabili, come il nostro Antonio Fogazzaro o la scrittrice svedese Selma Lagerlöf che, effettivamente, lo vinse l’anno dopo. Come spiegò il Comitato dell’Accademia svedese il premio fu assegnato:
“in riconoscimento della sua sincera ricerca della verità, del suo penetrante potere di pensiero, della sua ampia gamma di visioni e del calore e della forza nella presentazione con cui nelle sue numerose opere ha rivendicato e sviluppato una filosofia della vita idealistica”
Tra le opere principali di Rudolf Christoph Eucken ricordiamo:
- L’unità della vita spirituale nella coscienza e nell’azione dell’umanità (1888);
- La veridicità della religione (1901);
- Fondamenti di una nuova visione della vita (1907);
- Il significato e il valore della vita (1908);
- Possiamo ancora essere cristiani? (1911);
- La visione della vita dei grandi pensatori (1921);
- Individuo e società (1923);
- Il socialismo e la sua organizzazione di vita (1924).
Il neoidealismo di Rudolf Christoph Eucken
Riconosciuto come il principale rappresentante della corrente neoidealistica in Germania, Rudolf Christoph Eucken iniziò la sua carriera occupandosi di storia della filosofia e dedicò inizialmente una particolare attenzione al pensiero di Aristotele, come già aveva fatto il suo maestro Trendelenburg. Nei primi anni del suo insegnamento si concentrò anche su questioni come la terminologia filosofica e l’uso delle immagini e delle similitudini nella filosofia.
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È, però, con la sua opera più celebre, unica tradotta anche in Italia, La visione della vita dei grandi pensatori , che emerge il nucleo portante del pensiero di Eucken: mentre si interrogava sull’idea che i grandi filosofi, da Platone fino all’inizio del Novecento, si erano fatti della vita, del suo fine e del suo significato, il nostro elaborava una sua posizione originale che ruotava intorno al concetto di vita universale.
Recuperando nozioni già presenti nell’idealismo di Fichte, coniugate con il protestantesimo moderno, Eucken riteneva che la vita spirituale, ossia la vita che si manifesta nelle creazioni della civiltà umana, come la politica, la morale, la storia, l’arte, la religione, il pensiero stesso, potesse essere considerata come un regno superiore non solo alla dimensione psichica individuale ma anche al mondo empirico studiato dalle scienze della natura.
Questo regno della vita spirituale si realizza solo grazie allo sforzo dell’uomo che Eucken ritiene essere il punto di incontro tra la natura e lo spirito. Contro ogni tentativo di ridurre l’uomo a mero componente naturale tra gli altri, Rudolf Christoph Eucken individua nell’anima l’elemento che non può essere compreso solo facendo ricorso ai soli processi chimici e biologici e che differenzia l’uomo da tutto il resto.
Alla fondamentale domanda sul significato e sullo scopo della vita umana, Eucken rispondeva, quindi, affermando che nella sua esperienza l’uomo deve sforzarsi di superare la sua natura empirica, proprio mediante facoltà dell’anima quali la volontà e l’intuizione, e deve quindi impegnarsi attivamente per realizzare la sua dimensione spirituale.
A questo proposito Eucken sottolineò in particolare l’importanza di una dimensione etica collettiva, di quella che, con un termine hegeliano potremmo, quindi, definire eticità: la vita dello spirito emerge e si manifesta nell’azione dei grandi individui, delle società, dei popoli e si traduce non solo e non tanto nelle scelte etiche, in senso stretto, ma, contemporaneamente, nella scienza, nella cultura, nell’arte e nella religione. La vita spirituale, infine, trova la sua massima espressione nel Dio cristiano che Eucken ritiene superiore a ogni altra confessione.
Egli, infatti, sottolinea che la religione è un fenomeno imprescindibile ma critica l’immobilismo delle gerarchie ecclesiastiche, sia cattoliche che protestanti, e auspica che la religione cristiana possa evolvere, per poter rispondere in modo più efficace alle sfide del tempo presente.
Ricondotto talvolta, in modo erroneo, alla fenomenologia, Rudolf Christoph Eucken è il rappresentante di un neoidealismo che oltre a recuperare istanze proprie dell’idealismo classico ottocentesco, mostra ampie consonanze anche con il pensiero di Benedetto Croce.
Egli, inoltre, incarna perfettamente quell’opposizione al materialismo socialista e al naturalismo positivista che, all’inizio del Novecento trova espressioni diversissime, dal neoidealismo alla fenomenologia di Husserl, fino alle filosofie vitalistiche di Nietzsche e Bergson.
Perché Rudolf Christoph Eucken vinse il Nobel per la Letteratura?
Molto si discusse, nel 1908, sulle reali motivazioni che portarono ad assegnare il Nobel a Rudolf Christoph Eucken, un filosofo che, tutto sommato, riprendeva e rielaborava motivi di filosofie precedenti ma non brillava certo per un pensiero nuovo e originale come, in quegli anni, poteva apparire quello di grandi esponenti del neokantismo come Heinrich Rickert, Herman Cohen o Wilhelm Windelband.
Anche se non esiste un Nobel per la filosofia ma solo per la letteratura, alcuni credettero che il premio gli fu assegnato per il suo stile di scrittura chiaro e lineare, per le sue capacità divulgative e per le brillanti conferenze che tenne negli Stati Uniti e a Tokyo, dove il suo pensiero ebbe un certo seguito.
Sicuramente, alcuni anni dopo fu così per Henri Bergson, che però elaborò un pensiero sicuramente più profondo e fecondo, mentre nel caso di Sartre, la riflessione filosofica si riverbera anche in opere letterarie molto rilevanti.
Altri ipotizzarono che assegnare il Nobel alla Germania fosse un modo per compiacere il kaiser Guglielmo II che in quegli anni era frequentemente visitato dal nuovo sovrano svedese e concretizzava la sua temibile Weltpolitik, anche sostenendo, proprio nel 1908, l’annessione della Bosnia da parte dell’alleato austriaco. Quale mossa migliore, allora, che esaltare il genio germanico, anche oltre le gesta politiche? La scelta di un pensatore, poi, sarebbe stata naturale: lo spirito tedesco trovava la sua massima espressione nella filosofia come quello italiano nella poesia, o come quello spagnolo nella drammaturgia.
Più probabilmente, però, le vere ragioni dell’assegnazione del Nobel si ritrovano nella motivazione esplicitata dal comitato del premio: in questa occasione e il pensiero di Rudolf Christoph Eucken fu avvicinato a quello del neoidealista svedese Christopher Jacob Boström e anche il filosofo francese Émile Boutroux ebbe a dire che:
“se l’assegnazione del Premio Nobel è stata accolta con molta simpatia non solo nell’ambiente filosofico vero e proprio, ma anche dal grande pubblico, ciò è dovuto al fatto che Eucken ha cercato di togliere la filosofia dall’ombra delle scuole per ricollocarla nel cuore del mondo reale e farla partecipare alla vita degli uomini e delle cose”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Rudolf Christoph Eucken: chi era il filosofo tedesco che vinse il Premio Nobel per la Letteratura
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