Saga di Búi Andríðsson

Ecco un altro interessante libro, edito da Iperborea, che ci porta alla scoperta di quelle che sono le tradizioni narrative, prima orali poi scritte, del mondo nordico. Questa volta è il turno della Saga di Búi Andríðsson, ambientata nel mondo islandese.

Il testo, curato e tradotto da Roberto Luigi Pagani, ci narra le vicende di Búi Andríðsson, giovanotto discendente dei colonizzatori di Kjalarnes, di origine gaelica, che ha un carattere tutto suo e particolare. Fin dalla sua comparsa nella narrazione, Búi si presenta come ribelle e testardo, nel senso che ragiona con la sua testa e non vuole scendere a patti con la abitudini della sua comunità, tanto è vero che, per esempio, non ha la minima intenzione di compiere sacrifici agli dei o inchinarsi ad essi, un gesto poco virile per un uomo. Non solo, perché a differenza dei suoi conterranei, il protagonista non vuole andare a zonzo con le armi, ma solo con la sua frombola (fionda da lancio). Con questo modo di essere, per il giovanotto non si delinea vita facile e sulla sua strada incontra da subito diversi nemici che cercano di eliminarlo, ma Búi, anche se da solo, grazie alla sua forza e intelligenza, riesce a sconfiggerli. Questo suo trionfare però non piace ai signori locali che odiano sempre più il protagonista della saga. Per evitare tormenti Búi, con l’aiuto di Esja, la madre adottiva, riesce a scappare in Norvegia. Qui saranno tanti gli incontri, ma anche le sfide inimmaginabili, come recuperare dal re dei giganti Dofri, una scacchiera. Búi avrà come complice la figlia del re, poi i due si innamoreranno, ma una volta compiuta la missione, per lui ci sarà il ritorno a casa in Islanda, dove sarà accolto come un eroe fino all’arrivo di Jökull, che dirà di essere suo figlio e di volere la sua parte di eredità.

La vicenda di Búi Andríðsson è il viaggio dentro la vita di un giovane uomo nella Terra del Ghiaccio e anche se il tempo è lontano, siamo infatti in epoca medievale, le vicende narrate hanno un qualcosa di fiabesco, mitico ma, allo stesso tempo, ci raccontano la vita di un giovane uomo, il suo cambiare a contatto con gli eventi (prove) che deve superare per poter tornare nelle propria terra e avere il rispetto e accettazione da parte della comunità. Un agire che ricorda anche il romanzo di formazione. Non solo la storia di Búi, però, in quanto la saga ci permette di comprendere le origini di questa popolazione che affonderebbero le radici negli irlandesi arrivati in Islanda, in un mondo che prima del loro arrivo visse di cultura e religione propria pagana fino alla conversione al cristianesimo.

Nella Saga di Búi Andríðsson, è presente anche un altro interessante racconto con protagonista Jökull, il figlio di Búi anche lui impegnato in una serie di avventure dove gli eventi si susseguono in atmosfere magiche, con la presenza di orchesse, anelli magici che sottolineano ancora il legame forte con le proprie radici e con i racconti della tradizione orale tramandatisi per tempo fino alla loro messa per iscritto.