Scrittori al veleno. Mistero alle Cinque Terre di Nicola Lecca

Nicola Lecca è uno scrittore nomade che ha abitato a lungo a Reykjavik, Visby, Londra, Venezia, e Vienna. Le sue opere sono state pubblicate in una ventina di paesi europei e in Brasile. Con la sua opera d’esordio, Concerti senza orchestra, è stato finalista al premio Strega e, all’età di ventisette anni, ha ricevuto il Premio Hemingway per la letteratura.
Attualmente è editorialista de “L’Unione Sarda” e, da molti anni, i suoi articoli appaiono su “la Repubblica”. Ora con Mondadori pubblica un giallo particolare, intitolato Scrittori al veleno. Mistero alle Cinque Terre.
Un libro molto intrigante, e molto adatto a chi ama i libri, e in generale l’editoria, con i suoi strani meccanismi e caratterizzazioni interne.

Racconta, in realtà, di un’intervista. Così infatti inizia il libro. La celebre Lady Doris Coleman intervista un personaggio che si distingue, sia nel peggio, come nel meglio: si chiama Antonina Pistuddi, ed è una scrittrice cinquantenne, bassa di statura, che ha esordito con un libro intitolato L’isola del rancore. Peccato che sia accusata di aver causato la morte di ben quattro scrittori! L’intervistatrice le chiede spiegazioni e non solo. Che cosa è veramente accaduto?
A Villa Solitudine, nelle Cinque Terre, in una villa speciale, lontana dai clamori e dai social, che per raggiungerla bisogna salire ben 1000 scalini, si riuniscono quattro scrittori di elevata caratura:

Alvaro Moret, autore di un bestseller che svela i segreti per diventare perfetti influencer; Lizzie Eden, parlamentare inglese che, in un memoir sconvolgente, ha narrato il suo passato di escort; Arlanda Levin, cantante svedese che non ha letto nemmeno una pagina del romanzo confezionato per lei da un ghost writer; e Julian Corbusier, modello francese dipendente dal Fentanyl, ma anche poeta e idolo delle adolescenti, grazie ad una raccolta di versi decisamente instagrammabili.

La compagnia è semplicemente buffa, ed ognuno di loro ha comportamenti e segreti raccontati con perizia. Su tutti spicca, ovviamente, Antonina Pistuddi, la scrittrice/assassina.

Una brava scrittrice non interessa più a nessuno. Una possibile assassina, invece, incuriosisce il mondo intero: soprattutto se viene dichiarata innocente, ma restano ombre e dubbi sul suo conto. Perché la gente, ormai, preferisce lo scandalo alla bellezza, la morbosità all’incanto.

Ma cosa può aver combinato di tanto grave una scrittrice?

Lei è stata iscritta nel registro degli indagati dal capo della procura di La Spezia con l’ipotesi accusatoria di omicidio plurimo volontario, per aver somministrato consapevolmente alle vittime una quantità letale di funghi velenosi, avendone piena rappresentazione.

Antonina ha veramente e deliberatamente ucciso i suoi compagni scrittori? E perché? Per notorietà? L’intervistatrice riuscirà a far confessare la presunta assassina?
Il libro è veramente una lettura gradevole e originale, perché riesce a distinguersi.
In primis perché non ci sono indagini nel vero senso della parola, ma la maggior parte della narrazione è costituita dall’intervista che mira al dispiegamento della verità.
Il tono, poi, è spesso inquisitorio e le risposte dell’accusata sono caratterizzate da una ironia diffusa. Il romanzo si caratterizza, anche, per una notevole conoscenza dei meccanismi che regolano l’editoria in genere, e i social in particolare.
La loro influenza, spesso negativa, è resa con chiarezza e distinguo di linguaggio.

Il libro è sì un giallo, ma diventa anche uno spaccato reale della vita quotidiana del mondo odierno - e non sempre è cosa positiva.
Ne consegue un romanzo pungente:

Capace di mettere in scena, senza veli, le dinamiche e le bizzarrie del mondo editoriale.

E il lettore, così influenzato, così bistrattato, cosa può effettivamente fare nei confronti di un mondo così oscuro e spesso malevolo? Forse non leggere più? O ci sono altre soluzioni più razionali e meno tranchant?