Scrivere è un gioco di prestigio
- Autore: Paolo Di Paolo
- Anno di pubblicazione: 2010
Conversazione con Paolo Di Paolo
Il giornalista Stefano Giovinazzo conversa con lo scrittore Paolo Di Paolo su cosa significa oggi scrivere, sull’editoria, le consulenze editoriali e sul leggere.
Dico la verità: non conoscevo bene Paolo Di Paolo, un nome che mi diceva poco e non so perché vedevo collegato con il nome di Dacia Maraini. In effetti con la Maraini ha scritto per Laterza nel 2005 "Ho sognato una stazione. Gli affetti, i valori, le passioni".
La prefazione di Giulia Alberico ci mostra questo scrittore, saggista, nato nel 1983, giovanissimo, scrivendo testualmente:
"Paolo Di Paolo è per tanti uno scrittore straordinario perché "troppo" giovane per contenere tutte le cose che ha fatto e che fa".
Una sorta di enfant prodige, che risponde molto in scioltezza alle domande di Stefano Giovinazzo.
Sulla vocazione risponde:
"Con le parole giuste e forse un po’ di civetteria spiega tutto questo Truman Capote nella prefazione al suo bellissimo Musica per camaleonti: "Quando Dio ti concede un dono, ti insegna anche una frusta; e questa frusta è intesa unicamente per l’autoflagellazione". Detto questo, non vorrei dare l’impressione di lamentarmi. Per carità".
Alla classica domanda di quando è nata la passione dello scrivere scopriamo che Paolo Di Paolo ha fatto il giornalista tuttofare nei giornali locali dei Castelli Romani, avendo la fortuna poi di essere subito scoperto per un libro, senza passare per quegli editori che richiedono contributi per farti esordire. Lo scrittore ha la possibilità di dialogare con scrittori come Dacia Maraini, Antonio Debenedetti, Raffaele La Capria, Antonio Tabucchi.
"Devi capire e carpire, sorprendere in un gesto una verità - e leggere, certo,, leggere tantissimo, non smettendo di fare e farti domande. Anche una telefonata può dirti e darti molto come, che so, la voce allegra e ventosa di Aldo Busi nel suo telefono cellulare, mentre corri verso il treno che stai perdendo".
Paolo Di Paolo fa un’accorata difesa della nostra lingua italiana, spesso bistrattata o sporcata da inflessioni dialettali che vanno bene in privato, ma sono da usare con parsimonia in letteratura. Come massimo esempio di bellissimo italiano segnala "Le operette morali" di Giacomo Leopardi, mentre per quanto riguarda la letteratura straniera ne riconosce il valore e fa nomi importanti come Herta Muller, J.M. Coetzee o Orhan Pamuk.
"Amo ciò che aggira l’ostacolo dell’intrattenimento e del romanzo tradizionale, non per una presa di posizione snobistica, ma perché mi interessa il il racconto dell’interstizio, piuttosto che un macro-racconto magari già usurato dall’immaginario televisivo o cinematografica. Cerco autenticità."
Di Paolo prende come esempio il libro di Jonathan Safran Foer, autore di Ogni cosa è illuminata e lo analizza a fondo. Lo stesso fa anche con il primo racconto dei nove di Salinger.
Conclude dicendo che le donne sono più interessanti degli uomini e fa l’esempio di due famosi film di Almodovar come "Tutto su mia madre" e "Volver".
Le domande di Stefano Giovinazzo non sono mai banali e ci danno la possibilità di conoscere Paolo Di Paolo nelle sue certezze, ma anche nelle sue contraddizioni.
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