La mucca volante di Paolo Di Paolo

"Sto parlando con mamma!"
"Io devo dire alla mamma una cosa importante".
"Ma con la mamma ci stavo parlando prima io, e siccome, babbo, tu mi dici sempre che non devo interrompere, adesso aspetti!"

Questo è quello che mi avevano insegnato da piccola: attendere il proprio turno, non interrompere, essere paziente e calma. E poi, loro, i grandi, i genitori adulti e maturi, erano i primi ad infrangere le regole che mi avevano dato. In fondo le regole le avevano date a me, e per questo si sentivano immuni dal doverle rispettare.
È questo il primo ricordo che mi è tornato alla mente quando ho letto il "vero primo libro" di Paolo Di Paolo, "La mucca volante" (Bompiani, 2014).
Si, perché questo è il libro che Di Paolo considera suo, suo davvero, da quando aveva 8-9 anni circa, quando un giorno, tornando a casa, ricorda di aver raccontato a sua nonna di questa mucca immobile con la pancia gonfissima, arenata sul prato di fronte alla sua scuola. Ma il mattino dopo, la mucca era sparita e chissà dove era andata a finire.

Di qui, l’inizio dell’avventura: dove se ne era andata? Che fine aveva fatto? Era volata da qualche parte o era stata nascosta? Paolo Di Paolo si cimenta per la prima volta con una favola per bambini, che è anche un po’ la favola dei grandi, la favola delle bugie e degli abbandoni. Il piccolo protagonista, Leo, è alle prese con gli adulti che lo circondano, con le loro menzogne e la loro convinzione di fare sempre la cosa giusta, mentre si crogiolano - consapevoli - nelle loro stesse bugie:

"Gli adulti ci dicono di non essere cattivi e dicono tante cattiverie. Ci dicono di non essere frettolosi e loro fanno tutto di fretta, anche cinque, sei o sette cose insieme. Ci dicono di non alzare troppo la voce e loro urlano. Ci dicono di aspettare e di non essere impazienti e loro non aspettano mai. (...) Vai a capirli!"

Questa specie di "esordio riconquistato" - per usare le parole dell’autore - "il momento in cui ho capito cosa volevo fare", è anche e soprattutto la favola dei grandi. Ma non delle persone grandi, piuttosto dei grandi temi: difatti, con un finale sorprendente e commovente, il libro affronta in modo leggero ma toccante il tema dell’abbandono, del morire. La mucca vola via, si libra leggera nel cielo, così come la maestra Pompelmo, alla quale piaceva tanto danzare.

"Questo è un libro su come spiegare ad un bambino cosa significa morire" dice Paolo Di Paolo.

Ed ė così che lui lo spiega: con la semplicità dell’adulto che ricorda di essere stato bambino, che capisce di "essere diventato un adulto circondato da adulti", e che, proprio per questo, vuole "disintossicarsi" da questa realtà a tratti deludente.
Ricordare di essere stati dei bambini aiuta a diventare degli adulti migliori.

Le illustrazioni contenute nel libro sono a cura dell’autore, di un Paolo Di Paolo che si mette in gioco riprendendo in mano la matita da disegno, nonché la sua prima e grande passione: da piccolo voleva, infatti, diventare un disegnatore di successo (non per niente il particolare delle illustrazioni torna anche nel romanzo d’esordio "Raccontami la notte in cui sono nato", in cui il protagonista Lucien cerca su Ebay un vecchio e irreperibile volumetto per bambini, illustrato da Richard Scarry).

Ora che il successo è arrivato, che vari libri sono stati pubblicati, che molti articoli sono apparsi nei maggiori quotidiani nazionali, Paolo Di Paolo ha deciso di rimettere a fuoco quel "luogo lontano" che aveva visto molti anni fa, e che, in fin dei conti, non è neanche così tanto lontano. Ha visto di nuovo la mucca della scuola, l’ha vista passare sopra la sua testa, libera e spensierata, sorridente, ed è così che, con l’eleganza di stile che lo contraddistingue, il giovane scrittore romano ha composto la sua prima favola per bambini. Forse proprio perché quella mucca, la mucca della copertina, la mucca volante,

"voleva dirmi che tutto può tornare, finché restiamo con le orecchie e gli occhi aperti, finché restiamo pazienti e vigili, capaci di aspettare; tutto può tornar,e finché restiamo".