Continuano gli appuntamenti mensili con la nostra rubrica “Scrivere un libro”.
Questo mese i consigli su come scrivere un romanzo vengono dal Premio Nobel Mario Vargas Llosa, reduce dalla partecipazione poche settimane fa al Festivaletteratura di Mantova 2015.
Lo scrittore si è aggiudicato il Premio Nobel 2010 per
"la propria cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo"
Llosa, che ha anche ricevuto lo scorso 14 settembre a Palermo una laurea magistrale ad honorem in Lingue e letterature moderne dell’Occidente e dell’Oriente, in un’intervista a Repubblica ha spiegato il ruolo della letteratura in un contesto internazionale sempre più complesso:
“La letteratura è la cosa più pericolosa che ci sia. Nelle società libere non ce ne accorgiamo, ma la sua carica sovversiva è evidente nei regimi autoritari, nelle dittature ideologiche e militari, che hanno creato sistemi per controllare quelli che scrivono. In Messico i giornalisti sono vittime delle mafie, del cartello dei narcotrafficanti, e non possono esercitare alcun diritto di critica. Lo stesso avviene in molti altri paesi e genera attentati come quello di Parigi a Charlie Hebdo. La censura uccide la democrazia. La libertà d’espressione è il bene più prezioso che abbiamo. Leggere crea comunione e fratellanza e arricchisce la vita delle persone. I libri servono a vivere le vite degli altri, a incarnarsi nei personaggi dai destini inusuali, a viaggiare nel tempo e nello spazio, a conoscere altre culture".
Come scrivere un romanzo: i consigli di Mario Vargas Llosa
Quali sono i consigli di Mario Vargas Llosa per gli aspiranti scrittori? Come si scrive un romanzo? Ecco le 4 "regole" fondamentali di Llosa:
- Documentarsi.
“È impossibile pensare a un mondo senza finzione. Lo storytelling è indispensabile per il genere umano, per creare un’esistenza migliore di quella che abbiamo. Il romanzo è una delle sue manifestazioni. Tutte le grandi opere dicono la verità, pur mentendo. Non si tratta di una verità oggettiva, ma di quella letteraria. Quando scrivo, faccio ricerche sul campo, ma la narrativa non è un libro di testo o un saggio di sociologia. Mi documento per poter mentire con cognizione di causa".
- Viaggiare (tra immagini e fantasia).
“Il mio punto di partenza è sempre un’immagine, ma non ho ancora capito perché alcuni accadimenti mi obblighino a scrivere e altri non lascino tracce. I primi probabilmente toccano qualche nodo vitale della mia personalità, del mio inconscio. È un mistero che non decifrerò mai. E sì, lo scrittore parte nudo, alle prese con i ricordi puri e crudi, e si riveste con la fantasia".
- Avere tre doti: un’immaginazione straordinaria, una grande precisione, la vocazione.
Le prime due sono
“Un cocktail micidiale, apparentemente incompatibile. Ma lo consigliava anche Borges”.
Mentre la vocazione
“come per tutti gli scrittori credo sia la dote maggiore (…) e che scrivere sia un attività meravigliosa, esaltante, certamente difficile e a volte dolorosa. Nel mio caso il punto di partenza della mia vocazione è stata la lettura”.
- Farsi scegliere (dalle esperienze).
“In verità non scelgo mai i temi, bensì sono i temi a scegliere me: scrivo di certe cose perché ho avuto certe esperienze. Tutti i romanzi, i racconti, le opere di teatro che ho scritto hanno avuto un’origine simile: da qualcosa che mi è successo e che mi ha segnato così tanto, da non poter evitare di scrivere una storia e partire da questa esperienza”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scrivere un romanzo: 4 consigli di Mario Vargas Llosa, Premio Nobel per la Letteratura 2010
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