Serra con ciclamini. Il processo di Norimberga e la rinascita economica della Germania di Rebecca West

Per la prima volta in italiano, tradotto da Masolino D’Amico, Skira pubblica Serra con ciclamini. Il processo di Norimberga e la rinascita economica della Germania, reportage sugli ultimi giorni del Processo di Norimberga scritto nel 1946 da Rebecca West, pseudonimo di Cicely Isabel Fairfield (1892-1983), giornalista e romanziera britannica.
L’autrice, intellettuale di spicco impegnata nella causa femminista e nella difesa dei principi liberali, conosciuta per i suoi romanzi e saggi letterari, nel 1947 acclamata “migliore scrittrice al mondo” per Time, tra il 1946 e il 1954 scrisse tre testi per altrettante testate giornalistiche diverse (New Yorker, Evening Standard e Daily Telegraph) sul Processo di Norimberga. Rebecca West seguì nella veste di cronista quel processo che vide alla sbarra i più importanti gerarchi del regime di Hitler,

“le loro personalità erano talmente ridimensionate che era difficile ricordare chi era chi, anche dopo essere stati seduti a guardarli per giorni”

e quanto accadde in quegli anni che videro la rinascita economica della Germania. La penna arguta e sagace della giornalista fotografò quegli uomini che avevano tenuto in scacco il mondo fino a poco tempo prima.

“Goring aveva ancora gesti imperiali, ma erano così volgari da far pensare che non avesse mai occupato una qualche posizione di rilievo”.

“Hess era notevole, perché era così evidentemente pazzo che sembrava una vergogna processarlo”.

“Shacht era altrettanto notevole, perché era così lontano dalla follia, così completamente ordinario il suo io in queste circostanze straordinarie”.

“Streicher era commiserevole, perché responsabile dei suoi peccati era chiaramente la comunità, e non lui”

Baldur von Schirach, capo della gioventù nazista,

“stupiva perché sembrava una donna, in un modo così comune tra quegli uomini che assomigliano alle donne”.

Una cosa è certa: seduti dietro il banco degli imputati dell’aula del Palazzo di Giustizia della città tedesca simbolo insieme a Berlino e a Monaco del regime nazista, dove si stava celebrando il processo più importante della storia dell’umanità (20 novembre 1945 - 1º ottobre 1946), gli ex gerarchi

“rinunciando allo sforzo di essere se stessi, si univano in una trama comune che semplicemente ribadiva la dichiarazione di non colpevolezza”.

In una Norimberga desolata, colpita dai bombardamenti alleati, era difficile trovare da mangiare e reperire generi di prima necessità, eppure come piccoli germogli ecco i primi segnali di vita rappresentati da quella serra che si trovava nella villa situata poco distante dalla città, ex abitazione di un fabbricante di matite, che ospitava i tanti giornalisti corrispondenti. L’anziano giardiniere con una gamba sola, responsabile della serra, aiutato da una bambina di dodici anni, con ordine e pulizia maniacale coltivava con amore e dedizione le piante tra le quali i ciclamini. Da quella serra un intero popolo ricostruiva il proprio orgoglio e la propria identità, pronto a ripartire e a riscattare se stesso dagli orrori perpetrati a milioni di vittime innocenti nel corso di una guerra perduta.

“Non voleva fuggire dalla sua serra, voleva fuggire dentro di essa, voleva evadere nel suo lavoro manuale, perché lui e quelli come lui avevano dimostrato un’eccezionale incapacità di rendere gradevole il resto dell’esistenza”.

La West tornò altre due volte in Germania, tra il 1949 e il 1954, assistendo e descrivendo la veloce ripresa economica della Nazione nonostante le pesanti costrizioni imposte dai Paesi vincitori della II Guerra Mondiale, i conflitti interni fra gli Alleati e i dieci milioni di esuli che si erano riversati sulle sue terre. Una narrazione secca, sarcastica, asciutta, che fa del testo una rilettura del passato fondamentale per capire la Germania di oggi, quanto mai attuale proprio in questi giorni nei quali la Nazione teutonica con la sua cancelliera Angela Merkel tiene in mano le sorti della Grecia in un’Europa dove aleggia lo spettro di Grexit, l’uscita della patria di Platone e di Aristotele dalla Ue, anche se forse solo temporanea.