Sessantotto e dintorni
- Autore: Davide Barzi
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
- Anno di pubblicazione: 2018
Il Sessantotto come non lo avevo mai letto. Cioè il Sessantotto comune. Il Sessantotto anti-epico, simpatico, e dunque non-strumentalizzabile (da qualcuno) come origine di ogni male sociale. In una parola, il Sessantotto da focus quotidiani. Inquadrato dal basso della rivolta dei costumi: emancipazione sessuale e spirito anti-borghese, tra il consolidarsi di elettrodomestici, vacanze estive, plastica, rock band. Il Sessantotto dei capelli lunghi e della luna di lì a un passo. Dell’eco libertaria, dei soliti reazionari, dei karateka, dei fricchettoni e dei guru a venire. E certo (anche) il Sessantotto della sacrosanta protesta studentesca.
Tutto a fumetti, riassunto in repentine tavole monografiche legate a un filo rosso familiare. Un graphic novel dalle coordinate trasversali, per chi ha orecchie per intendere, occhi per vedere lungo, e buone dosi di (auto)ironia. Tutto in un libro di grande formato, e a colori come la televisione che debuttava più o meno in quegli anni. Sessantotto e dintorni si intitola questa insolita apologia scanzonata. La firmano Davide Barzi e Oskar per Cut-Up Publishing (2018), entrambi vengono dalla scuola del fumetto mordace e se scherzano coi fanti & i santi del mito sessantottesco è perché il Sessantotto è stato topico della storia mondiale, e può permetterselo. Di giocare cum grano salis su se stesso, intendo. Nonché, come recita il titolo, sui suoi dintorni più prossimi: i prodromici anni Sessanta, e i conseguenziali e mai celebrati abbastanza Settanta.
Le strisce firmate a colori da Barzi e Oskar beneficiano dell’asciuttezza puntuta delle migliori strisce satiriche, col valore aggiunto dello spessore sottotraccia, divise tra protagonisti e comprimari che a volte si perdono e altre ritornano in un susseguirsi di sketch esemplari. Mesti operai con moglie e figlie sedotte dall’emancipazione dividono la scena con fattoni dalla chioma afro, proto-punk e censori castigamatti di fumetti erotici, surfisti hippy e proto-febbricitanti del sabato sera, travolti dal vento del nuovo che avanza, la rivoluzione che qualcuno capisce in tempo, cavalcandone l’onda, e qualcuno subisce ma senza la malagrazia antipatica dei veri reazionari.
Così esplica Davide Barzi nelle note introduttive al volume:
“Anziché proporre una serie di monotavole, memori della sintesi appresa dalla lezione di Tofano, riferite a quella più ampia stagione che va dai primi anni Sessanta agli inizi del decennio successivo – ci siamo messi in testa di rappresentare in ognuna di esse una stagione di quel “decennio ampio’. Abbiamo quindi realizzato le prime tre tavole ambientate a fine 1959, a mo’ di prologo, e poi […] vedrete che ogni pagina, a partire dalla primavera del 1960, fa riferimento a un evento accaduto esattamente in quel trimestre, fino alle tre tavole finali che sono idealmente ambientate il 31 dicembre 1969 […[ E siccome ci interessava raccontare l’evoluzione dei costumi, la trasformazione dei ruoli familiari, anziché dei personaggi generici utili solo alla costruzione di gag fini a se stesse, abbiamo creato una ‘saga familiare’ con personaggi che crescono e cambiano, come non sempre succede nel fumetto umoristico”.
Tra le pagine di Sessantotto e dintorni si sorride, dunque. E si pensa, anche. “Una risata vi seppellirà”, scrivevano sulla scorta di Bakunin, gli studenti del Maggio francese. Questo libro lo dimostra: sorridere dei tic pre e post sessantottini può infatti nuocere gravemente al buon umore (e dunque alla salute) di chi li demonizza. Con troppa, strumentale serietà-ottusità.
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