Settanta. Il poliziotto e la strage negata
- Autore: Fabrizio Berruti
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Settanta. Il poliziotto e la strage negata (Round Robin Editrice, 2022) di Fabrizio Berruti è un libro di difficile catalogazione ma di facile e interessante lettura, che può definirsi come un docuromanzo, un romanzo di estremo interesse ancorato a una realtà di fatti e circostanze ampiamente documentate.
L’autore è un giornalista quotato e stimato, che ha lavorato per parecchie testate, collaborando con giornalisti di valore tra cui Sergio Zavoli e compiendo un validissimo lavoro di inchiesta. E questo specie negli anni Settanta, occupandosi di Pasolini, di Moro e di eventi clamorosi dell’epoca come l’assassinio del commissario Calabresi. Con il suo stile leggero e accattivante, il suo è un romanzo verità che parla di avvenimenti inconfutabili che riprendono una storia riferita al vicequestore Giuseppe Peri in servizio ad Alcamo (Trapani).
Questi era un funzionario dello Stato di vecchio stampo, di una precisione esemplare, che indagava su fatti reali, sebbene con i limiti degli strumenti di investigazione in dotazione all’epoca, operando in contrasto a una mafia molto agguerrita e a logge massoniche con uno strapotere sul territorio, un potere occulto ma non troppo che vedeva operare nel trapanese una percentuale di banche spropositata rispetto al reddito pro-capite.
Giuseppe Peri era un capace e sapiente vice questore, che operava con i mezzi limitati ma con un gruppo di volenterosi poliziotti in un contesto dove si manifestava una strategia ben definita da parte di chi reggeva le sorti del paese che voleva dimostrare che non vi era alcuna minaccia mafiosa o di altri potentati ma solo bassa delinquenza che bastava assopire con retate e semplici operazioni repressive.
Ma vi è un filo rosso che attraversa la storia d’Italia, dall’Unità ai giorni nostri, con la mafia che prende sempre più piede in vari settori nella vita pubblica. Una mafia che nel tempo si trasforma e diviene imprenditrice, servendosi delle banche nel settore economico. Una mafia che è, come disse Sciascia, uno Stato nello Stato, non un semplice fenomeno delinquenziale.
A Trapani, si univa alla mafia una massoneria che si dichiarava pubblica e aperta ma con angoli di palese segretezza, composta da persone di alto livello, che avevano persino tentato con la P2 di sovvertire lo Stato. Appare chiaro che nel momento in cui si mettono insieme i capi dei servizi segreti, i capi militari e delle forze di Polizia, i grandi banchieri, si era in presenza di un apparato che il vicequestore Giuseppe Peri intuisce abbia avuto una sua parte nell’incidente di Montagna Longa, dove il 5 maggio 1972 un aereo in ottime condizioni e con piloti esperti viene a impattare sulla montagna, dove morirono tutte le 115 persone a bordo, compreso l’equipaggio.
Giuseppe Peri paga un prezzo alto per queste sue convinzioni, frutto di accurate indagini che mettono in evidenza un contesto criminale che ha il dominio delle operazioni politico criminali. Scrive un articolato rapporto (integralmente pubblicato in appendice al volume) che invia a otto procure e che viene regolarmente insabbiato e per questo Peri viene isolato. Giuseppe Peri è il personaggio principale del caso del volo AZ 112 da Roma a Palermo, che dopo 50 anni viene ripreso per la perizia che accerta come vi sia stata a bordo una bomba. Giuseppe Peri era un abile poliziotto che venne considerato un pazzo e un visionario; appare però chiaro che vi erano dei grossi interessi in gioco. Soprattutto vi era l’interesse affinché venisse silenziata questa voce che se ascoltata avrebbe influenzato e alterato alcuni eventi legati alla storia d’Italia. Ma quest’uomo, abile investigatore, venne accantonato e deriso come visionario fino alla sua morte di crepacuore nel 1982.
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