C’è un luogo incantevole a Parigi, situato sulla Rive gauche della Senna a pochi passi dalla monumentale Cattedrale di Notre-Dame, la libreria Shakespeare and Company fondata dall’americana Sylvia Beach nel lontano 1919.
La pittoresca facciata verde scuro della libreria è capace di trasportarci in un altro tempo, sembra farci rivivere i fasti della “Generazione Perduta” restituendoci il fermento culturale della Parigi letteraria degli anni Venti. Tutto è antico, del resto, in quel peculiare angolo della Rive gauche e sembra parlare di un “tempo perduto”: a pochi passi dal Quartiere latino ritroviamo le antiche vie medievali, stradine strette e suggestive in cui è lecito perdersi seguendo il mito baudelairiano del Flâneur.
La libreria di Rue de la Bûcherie si trova nel V arrondissement, nei pressi del Boulevard Saint-Germain, poco distante dalle storiche bancarelle di libri dei bouquinistes che affollano la Senna: tra libri dalle copertine ingiallite, pittori di strada, mendicanti e giocolieri ecco Shakespeare and Company, un luogo letterario che è anche tana, rifugio, covo di artisti e patria ideale di ogni libero pensatore.
Oggi Shakespeare and Company è diventata meta di pellegrinaggi di turisti e lettori che si trovano a percorrere le strade della Ville Lumière: è considerata una tappa imprescindibile, un’attrazione formidabile da immortalare in iconiche fotografie. Al suo interno si trova tutto ciò che vi è di più caro nell’universo immaginario di ogni lettore: antiche macchine da scrivere, libri rari dalle copertine sgualcite, scritte iconiche che elogiano la letteratura e la libertà e, soprattutto, un gatto. Si tratta di Auggie, la mitica mascotte della libreria, una gattona pelosa che di tanto in tanto onora della sua presenza gli estatici ammiratori facendo capolino in una stanza.
L’atmosfera dei tempi passati si è magnificamente conservata in questo luogo che per un amante della letteratura vale certo più di mille madeleine di Proustiana memoria. Shakespeare and Company è un vero e proprio tempo letterario, in cui è possibile ritrovare tracce della presenza di Hemingway, Francis Scott Fitzgerald e anche di un certo James Joyce che incrociò il suo destino con questo luogo in maniera quasi miracolosa.
Scopriamo la vera storia della libreria e della sua fondatrice Sylvia Beach.
La vera storia di Shakespeare and Company
Nel lontano 1916 una giovane ragazza americana proveniente dal Maryland approdò a Parigi. Il suo nome era Sylvia Beach.
Il suo sogno originario era quello di aprire una libreria francese a New York, ma le circostanze della vita la condussero a fare l’esatto contrario, ovvero aprire una libreria americana a Parigi. Grazie a una somma di denaro fornitole dalla madre Sylvia riuscì a realizzare il suo progetto, acquistando una vecchia lavanderia-stireria al numero 8 di Rue Dupuytren che lei avrebbe accuratamente riarredato trasformandola in un “luogo di libri”.
Nella sua impresa Sylvia fu aiutata da un incontro che parve combinato dal destino. Pochi mesi prima aveva infatti conosciuto Adrienne Monnier, la bionda libraia della prestigiosa Maison des Amis des Livres. Fu proprio Monnier, editrice, scrittrice, poetessa, l’artefice del trasferimento parigino della giovane Sylvia Beach. Grazie al provvidenziale intervento di Monnier, Beach poté fondare la sua libreria che sarebbe diventata il rifugio elettivo degli scrittori espatriati.
Adrienne Monnier, madrina di Shakespeare and Company, sarebbe in seguito diventata la compagnia di vita di Sylvia Beach, standole accanto persino nei momenti difficili dell’invasione nazista che avrebbe condotto alla chiusura della libreria nel 1941.
Il 9 novembre 1919 sulla porta della libreria Sylvia appese l’insegna di “Bookshop” e iniziò ad arredare l’interno con alcuni mobili antichi ritrovati al mercato delle pulci. Corredavano il tutto alcuni ritratti di celebri scrittori inglesi, tra cui ovviamente non poteva mancare Shakespeare. Con Shakespeare and Company Sylvia Beach creò una delle prime “librerie ambulanti” dell’epoca: i clienti potevano entrare e sottoscrivere un abbonamento che permetteva loro di ottenere in prestito libri di autori stranieri, soprattutto americani. La proprietaria stabilì che la sua libreria dovesse essere aperta a tutti: non negava mai un pasto caldo a pellegrini o mendicanti, a patto che la aiutassero a catalogare o archiviare i libri.
Uno dei motti di Shakespeare and Company, che ancora oggi troneggia fiero sui suoi muri, recita così:
Be not inhospitable to strangers, lest they be angels in disguise.
Che significa:
Non essere inospitale con gli stranieri, possono essere angeli travestiti.
Nel continuo via vai di gente accadde anche un fatto che Sylvia tuttavia non aveva previsto: la sua libreria divenne un importante ritrovo di artisti, scrittori, letterati, radunando al suo interno i maggiori scrittori dell’epoca, come André Gide e Jean Cocteau.
Tra i corridoi pieni di libri di Shakespeare and Company iniziarono presto a circolare T.S. Eliot, Gertrude Stein, Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgeralde la moglie Zelda, facendone così un covo di menti illuminate. Questi scrittori divennero gli “amici di Shakespeare and Company” e periodicamente si riunivano nella libreria per discutere la scena letteraria, le ultime novità in arrivo in ambito editoriale ma anche la situazione politico economica del loro paese d’origine.
Tutte le menti migliori di un’epoca concentrate in un unico luogo, divenuto leggendario: Shakespeare and Company.
Sylvia Beach e la pubblicazione dell’Ulisse di Joyce
Link affiliato
Tra i clienti abituali che bazzicavano la libreria vi era anche un certo James Joyce. Sylvia lo aveva conosciuto a una festa, nel 1920, e provava un’ammirazione incondizionata per la sua scrittura: aveva intuito che in quell’autore irlandese vi era del genio. Fu proprio Sylvia Beach a far stampare le prime mille copie dell’Ulisse a un tipografo di Digione. Quella temeraria libraia americana trapiantata a Parigi fu la prima editrice di uno dei maggiori capolavori del Novecento.
Il 2 febbraio 1922 Sylvia bussò con due colpi secchi ed arditi alla porta di casa Joyce e porse all’autore un libro rivestito in una copertina color blu greco: era la prima edizione dell’Ulisse. Fu un’impresa memorabile dal punto di vista intellettuale che, purtroppo, non diede alcun profitto economico alla libreria e alla sua proprietaria. Sylvia era fragile e minuta, all’apparenza, ma tenace e testarda, sapeva imputarsi fino allo sfinimento quando voleva ottenere qualcosa: il suo intuito la diceva lunga - se consideriamo la fortuna letteraria dell’Ulisse - ma lei aveva un difetto non trascurabile, era solita agire guidata dall’impeto subitaneo delle emozioni.
Erano in arrivo tempi difficili.
Shakespeare and Company: la chiusura e la nuova vita
Con l’arrivo della Seconda guerra mondiale si addensarono cupe nubi su Shakespeare and Company. La minaccia nazista che si profilava all’orizzonte non avrebbe risparmiato neppure la libreria ideale di Sylvia Beach.
Un giorno nella libreria, che si era ormai trasferita nella sede di rue de la Bûcherie, entrò un ufficiale nazista che chiese a Sylvia una copia di Finnegans Wake. Lei si rifiutò di dargliela e quel gesto le costò caro.
Sylvia aveva compreso la minaccia ormai incombente e cercò di trasferire i libri nel piccolo appartamento al piano di sopra in cui cercò di barricarsi. Ma non riuscì a sfuggire alle truppe naziste. Nel 1941 fu internata in un campo di concentramento e Shakespeare and Company venne chiusa. Era la fine di un mito: i libri furono rovinati o rubati, la libreria - tanto amata e preziosa - lasciata in uno stato di completo abbandono.
Link affiliato
Sylvia Beach non trovò la morte per mano dei nazisti. Sei mesi dopo quel tragico giorno era di nuovo libera e si trasferì nella cittadina francese di Vittel, con la compagna Adrienne Monnier. Nella quiete ritrovata, Sylvia iniziò a scrivere le sue memorie: l’immersione totale nei ricordi avrebbe dato vita a un libro divenuto celebre Shakespeare and Company (Neri Pozza, 2018). In quelle pagine riviveva la mitica epopea di Shakespeare and Company, un luogo simbolico dall’inestimabile valore letterario, fondato da una donna coraggiosa che seppe battersi e lottare per i propri ideali.
Recensione del libro
Shakespeare and Company
di Sylvia Beach
La nuova Shakespeare and Company
La libreria che visitano oggi i turisti in transito sul Lungosenna riprende simbolicamente l’ideale di Sylvia Beach. La nuova Shakespeare and Company fu fondata, nel dopoguerra, da un uomo di nome George Whitman, un appassionato bibliofilo che decise di rendere omaggio al progetto della Beach.
Aprì nel 1951 con il nome di Le Mistral e solo una decina di anni dopo, in seguito alla morte di Sylvia, divenne ufficialmente Shakespeare and Company.
L’attuale Shakespeare and Company è gestita dalla figlia di George Whitman, che ha deciso di conservare in tutto e per tutto le intenzioni originarie dei fondatori. Cosicché oggi non pare strano a un casuale visitatore straniero sentirsi a proprio agio tra quelle mura accoglienti zeppe di libri, mentre sale le poetiche scale rosse un po’ sgangherate che invitano chiunque “sia solo o in preda all’oscurità a ritrovare la luce del proprie essere”.
La presenza di Sylvia Beach non ha mai lasciato Shakespeare and Company. Quel luogo situato nella più ideale delle città europee, Parigi, continua a sussurrare ad ogni visitatore che ne varchi la soglia che i sogni possono diventare realtà e che ogni libro è un ideale realizzato.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Shakespeare and Company: la vera storia della libreria di Sylvia Beach a Parigi
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Curiosità per amanti dei libri Librerie Sylvia Beach
Lascia il tuo commento