Solstitium 40
- Autore: Nicolas Coursault
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2022
Dopo una carriera da imprenditore in Svizzera, ho deciso di tornare alle mie passioni giovanili: scrittura e storia. Sono particolarmente interessato alla storia piccola per attrarre quella grande.
Nell’ultima di copertina, Nicolas Coursault presenta in questo modo il suo romanzo Solstitium 40, pubblicato ad aprile dalle Edizioni torinesi Pathos (2022, 201 pagine).
Nato in Francia nel 1975, ha seguito fin da piccolo le vicende dei dimenticati, che riportano alla luce “le nostre radici sepolte nelle nostre memorie collettive”.
Da genealogista amatoriale, ha condotto studi universitari per una laurea in storia, interrotti da un periodo sabbatico. Nel 1996 ha viaggiato in Australia, Africa meridionale e America centrale, vivendo alla giornata, senza grandi progetti per il futuro, insegnando nella capitale del Botswana Gaborone e coltivando pesche in Costa Rica. Alla nascita di una figlia, trasferito nella Svizzera tedesca ha creato un’impresa, dedicandosi alla costruzione di piscine. Con l’arrivo di altri bambini, la crescita della famiglia ha comportato il ritorno nel nativo dipartimento della Drôme, nella regione francese Alvernia-Rodano-Alpi.
Si è dato alla scrittura nel 2018, con l’intento di offrire testimonianza dei “sacrificati”, degli “sconosciuti”. Solstice 40 è il titolo originale del secondo libro, edito in francese nel 2020, lo stesso anno di Gaborone, romanzo autobiografico sui suoi viaggi, mentre questo fa tesoro delle vite reali di centinaia di persone:
Le cui strade possono essersi incrociate e le cui testimonianze sono alla base del racconto.
Vi si ritrova uno spaccato della storia italiana del primo ventennio fascista in provincia e vi si raccontano le esperienze di un giovane militare dell’esercito francese nato in Italia. Dall’originaria Voghera, vediamo Bruno Arienti giungere nella Francia meridionale, dove la famiglia antifascista riesce a riparare, sottraendosi alle violenze degli squadristi che avevano messo nel mirino il padre Mario, valido combattente nella Grande Guerra. Dopo gli scontri contro i tedeschi nell’Alsazia meridionale, il soldato di cavalleria si ritrova ferito e ben curato dall’irriducibile nemico prima nei campi di concentramento per prigionieri di guerra in Austria, poi da lavoratore nella fattoria di una famiglia contadina, a Inzing, nel distretto di Innsbruck.
Nelle Alpi tirolesi, bada agli animali, alle venti mucche e al vecchio cavallo dei Deutschmann. Papà Gottlieb, veterano della prima guerra mutilato di una gamba e mamma Sophie hanno un figlio in guerra nella Wehrmacht e una figlia sedicenne, l’intelligente Greta. A casa, in Francia, Bruno ha lasciato l’amata Raymonde e una bimba piccola.
Superata l’estraneità iniziale, ripulito, sbarbato e rivestito con gli indumenti di Tobias, il kriegsgefangener franzose Aurienti si rivela ai “padroni” austriaci un italiano affascinante come il Rodolfo Valentino del cinema, sorridente e canterino, a detta di Greta, che compila assiduamente un diario.
Il romanzo si avvia con la cattura del dragone, schierato nella seconda decade del giugno 1940 sulla Mosella meridionale, ai piedi dei Vosgi. Bruno è assistente mitragliere in uno squadrone ippomontato al servizio di una divisione di fanteria. La guerra è stata dichiarata da Francia e Inghilterra alla Germania dopo l’invasione nazista della Polonia, nel settembre 1939. Fino all’offensiva tedesca del 10 maggio 1940, è stata una lunga e imprevista drôle de guerre, in italiano "strana guerra".
Dieci mesi di giochi ai soldatini, schermaglie nei boschi settentrionali dei Vosgi, che non hanno mai superato la copertura di pochi chilometri fornita dai cannoni da 135 mm. Trecento giorni in attesa di un attacco frontale da nord, con la certezza che le fortezze della Linea Maginot lo avrebbero contenuto facilmente.
Sicuri e certi della nostra forza, confortati dalla supposta superiorità dei nostri ingegneri.
Ma i generali tedeschi hanno aggirato le fortificazioni sul fianco belga scoperto, scatenando aerei, colonne di carri armati e truppe motorizzate in una guerra lampo devastante, che li ha portati in un mese a sconfiggere due degli eserciti più potenti al mondo. Il 14 giugno sono entrati a Parigi e qualche giorno dopo il maresciallo Petain, vecchio eroe vincitore della guerra 1914-18, ha assunto il governo del Paese e sorprendentemente chiesto l’armistizio ad Hitler, per evitare altri lutti ormai inutili.
Se però la Francia si è arresa e ha cessato di combattere, perché i genieri della loro divisione stanno minando il ponte sul fiume e perché i fanti e i tank tedeschi si gettano all’assalto per prenderlo ancora in piedi?
In queste fasi, lo sbalordimento e la confusione di Bruno e dei compagni d’arme, disinformati e privi di ordini chiari, somigliano a quelli ancora più gravi dei nostri, l’8 settembre di tre anni più avanti.
Il nemico è davanti a loro e fa fuoco, c’è poco da perdersi in chiacchiere, si risponde e si cerca di respingerlo, con tutte le armi a disposizione, fino all’esaurimento delle munizioni, non riforniti da una logistica ormai saltata.
Bruno è colpito a una gamba da schegge dolorose. Viene fatto prigioniero. Ha paura di perderla. Nell’ospedale nemico in cui viene trasportato, gli somministrano del cloroformio: non sa se al risveglio l’arto sarà al suo posto...
Solstitium 40
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