Sono finite le stelle cadenti
- Autore: Massimo Felice Nisticò
- Casa editrice: Rubbettino
- Anno di pubblicazione: 2014
Sono finite le stelle cadenti: sono dunque finiti la gioia, l’entusiasmo, l’attesa?
La stella cadente è solitamente segno di bellezza, affabulazione, magia. Un guizzo di luce che illumina la notte per subito precipitare e svanire, lasciando però la speranza dell’avverarsi di desideri espressi nell’arco di tempo della caduta.
Massimo Felice Nisticò sceglie questo titolo lasciando al lettore l’opportunità di assegnarvi un messaggio positivo o negativo e anche l’immagine di copertina, un uomo a braccia aperte sotto il cielo nuvoloso, quasi foriero di tempesta, è piuttosto enigmatica: libertà o solitudine? Respiro o angoscia?
Il libro narra la storia di una famiglia come tante, attraverso le riflessioni di Giancarlo, la voce narrante.
In una giornata “muta”, in cui ogni mezzo di comunicazione tace, isolando il protagonista dal mondo e dalla vita degli altri, a sera la voce della madre gli comunica che suo padre non c’è più.
Da questo momento l’assenza del genitore diviene la vera protagonista del racconto e da essa scaturiscono pensieri, ricordi, sensazioni, emozioni profonde.
La perdita è al contempo un recupero; svuotato dal dolore, Giancarlo ripercorre la sua esistenza e il suo personale rapporto col padre. Riemergono attimi di vita, momenti di incomprensione, malintesi, reciproche richieste mai appagate, delusioni e poche complicità.
Un genitore forte, troppo sicuro di sé, genera spesso figli scialbi, timidi, problematici, insicuri. Unica certezza sembra essere l’inadeguatezza, l’incapacità di assecondare i desideri paterni, di soddisfarne le aspettative.
Anche la scrittura, questo magico dono che apre il cuore e la mente, che è amica e compagna, balsamo e cordiale, diventa per Giancarlo un segnale di debolezza, un ulteriore motivo di delusione per un genitore venerato e temuto.
Scrive per lui, ma non ha il coraggio di aprirgli il suo cuore.
Si sente sempre giudicato e inadeguato, in continua competizione con un fratello scapestrato.
Eppure, a sua insaputa, il padre trova i suoi scritti e, grazie alla lettura di essi, riesce a colmare i vuoti della lontananza e dell’incomunicabilità.
La “casa dei miei” alberga ricordi, attrae e respinge, conserva manoscritti, rinnova emozioni.
Attraverso la finzione letteraria del ”romanzo nel romanzo”, l’autore fa sì che i due protagonisti si svelino tramite la scrittura e si riconoscano, non più antagonisti, ma uomini, carne e cuore, forza e debolezza, impotenza di fronte al male e poi alla morte, che palesa ogni cosa.
Giancarlo sembra ora percepire parole mai udite, alle quali fanno eco frasi mai dette. In un dialogo col padre (immaginato? Sognato?) proietta pensieri e interrogativi che in realtà pone a se stesso e si dà risposte, soluzioni che, forse, ha atteso a lungo ed invano.
Generazioni a confronto, padri e figli, incomprensioni, fuga dai chiarimenti, orgoglio che si tramuta in rimpianto, solo quando ormai tutto è perduto.
La madre, invece, riesce a capire, a leggere nel cuore e nella mente dei suoi uomini, marito e figli; dalla sua posizione, quasi di secondo piano, intuisce il malessere dei suoi cari, ascolta attenta, consiglia, rasserena, accoglie.
Le altre due donne nella vita di Giancarlo richiedono tempi e modi differenti:
- Luciana, l’amica dell’adolescenza, la compagna di giochi fantasiosi e carnali, ora fedele presenza nella casa della madre, appiglio al pulsare della vita nei momenti più scialbi, col suo atteggiamento malizioso ed evocativo di un passato di reciproca forte attrazione, che offre al lettore momenti di fine erotismo.
- Giulia, la moglie, concentrata sulla famiglia e la casa, spesso assente dall’emotività di Giancarlo. L’affetto rimane, ma la spensieratezza, la gioia, la complicità di una vera coppia, dove si sono smarrite?
Figura di secondo piano, ma funzionale alla piena realizzazione dei protagonisti, è il fratello Roberto, scapestrato ed egoista.
Si avverte subito, sin dal suo primo apparire nel racconto, l’astio e il risentimento che i due fratelli covano nei loro animi e il loro diverso e distante approccio alla vita.
Padri, Madri, Figli, Fratelli, Mogli, Mariti, legami forti, inscindibili, imprescindibili nella vita e nella formazione di ogni individuo, nel bene e nel male.
Vi è, in queste pagine, la presenza di un “lessico famigliare” che, ritengo, accomuni e rimandi ad eventi, esperienze, emozioni personali, provate da molti, se non da tutti e saranno in tanti a riconoscersi nelle vicende e negli stati d’animo da esse determinati.
Questo testo, come tanti altri che i libri contengono, può essere fonte di luce e ispirazione nei momenti critici e nelle avversità, così come lo sono per la voce narrante. Vi sono ammiccamenti alla lettura, come fonte di ispirazione, ma soprattutto come scuola di vita. Il coraggio delle parole e delle azioni sono spesso infusi dalla letteratura.
Sono finite le stelle cadenti
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