Sparviero
- Autore: Patrizio Oliva, Fabio Rocco Oliva
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2014
Patrizio Oliva: una grande carriera da pugile per allontanare le sue paure
Mario, quando mi porti in palestra? A otto anni Patrizio ha già deciso che i pugni sono il suo destino. Però il fratello non risponde. Due anni dopo, Patrì è sempre magro e sottile, ma comincia ad affrontare in strada i coetanei, a Poggioreale. Piccolo com’è, si sforza di non fare a botte ma duellare con eleganza. A casa, prova passi e posizioni davanti allo specchio. Immagina un telecronista che commenta ogni colpo, che urla il suo nome: Oliva colpisce, nessuno può fermarlo.
“Sparviero” è la storia di un campione di boxe, sport di cazzotti ma arte nobile, un percorso di sacrifici e successi raccontato insieme al nipote Fabio Rocco Oliva, scrittore e critico, in un libro Sperling & Kupfer (332 pagine 17,90 euro).
A undici anni, nel 1970, finalmente Mario – che gli ha portato il primo paio di guantoni dalla trasferta con la Nazionale dilettanti in Germania – gli dice di preparare il borsone anche per sé. Sono anni che Patrizio si allena ogni giorno allo specchio. Segue un sogno che non è solo un gioco, perchè lo rende felice. Ed ha promesso a Ciro – in casa sono sette, cinque maschi e due femminucce – che diventerà un campione, uno grande, da Olimpiadi. Glielo deve al fratello, promessa del calcio, stella tra i giovanissimi, lo voleva il Napoli, ma un male crudele se l’è portato via senza pietà, ancora ragazzino.
Palestra Fulgor, Quartieri Spagnoli, un sottoscala sporco, infestato dai topi, un posto terribile ma per il bambino di Poggioreale è il più bello del mondo. Più in là, c’è il paradiso, il ring. Il maestro, Geppino Silvestri, il migliore in città, un tranviere, gli insegna che la boxe non è forza fisica, è innanzitutto movimento di gambe, intelligenza, equilibrio e scelta di tempo.
Mi raccomando, Patrì, muoviti sempre, copriti più che puoi, colpisci quando sei sicuro. E mantieni la faccia pulita. Ricorda, il campione non prende pugni.
A quattordici anni il primo incontro. È leggero, ma la magrezza lo rende agile, è un vantaggio tra le corde: il pugilato non è rissa, gli hanno insegnato, è una scherma. Schiva, rientra e colpisci. Schiva, rientra e colpisci. Classe pura. Si distingue. Scala le classifiche nazionali. Va in finale nel Campionato novizi. Perde ai punti. Impara la lezione.
A diciassette anni è campione italiano dilettanti. Vuole le Olimpiadi. A diciotto è azzurro, in Grecia. Rovescia a suo favore l’handicap del fisico esile. E sogna le Olimpiadi. In Italia non ha rivali, all’estero batte anche i sudamericani, perfino con le dita della mano destra incrinate e aspetta le Olimpiadi, perchè quando danza sul ring allontana la paura di qualsiasi fallimento. È pronto ad affrontare i pugili dell’Est, quelli non diventano mai professionisti anche se affrontano centinaia di combattimenti, però hanno un punto debole: soffrono gli avversari mobili. Come lui.
Va in Irlanda, ai Campionati Europei e fa risuonare l’inno di Mameli. Entra nel Gruppo Sportivo Carabinieri, ha uno stipendio e le Olimpiadi sono più vicine, pugno dopo pugno. Prima, gli Europei di Colonia, in finale nei superleggeri contro Konakbaev. Lo controlla, lo anticipa, è avanti, ma il verdetto scandaloso premia il russo.
Un anno dopo, nell’agosto 1980, ai Giochi Olimpici di Mosca, Patrizio Oliva affronta di nuovo Konakbaev, lo supera ai punti e conquista l’oro, unico pugile occidentale in finale. Ha battuto un russo ma il pubblico approva. Vince anche la Coppa Val Barker, al miglior pugile del torneo a cinque cerchi.
Passerò subito professionista. Voglio il titolo di Campione del Mondo, dice. È arrivato nel 1986, contro l’argentino Ubaldo Sacco.
I suoi sogni volavano alto sul ring e aveva occhi da sparviero, che dal cielo si lancia veloce sulle prede.
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