Storia della paternità
- Autore: Jacques Dupuis
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
In principio era la donna. Concepita come genitrice unica della razza umana, le derivava un’investitura proto-sacrale nei diversi ambiti del vivere comune. È andata avanti più o meno in questo modo, dall’alba dell’uomo al IV-V millennio (Dupuis), fino, cioè, alla scoperta del ruolo attivo ricoperto dal maschio nell’atto della genitura. Nel suo densissimo Storia della paternità (PaginaUno, 2022, a cura di G. Sandri), Jacques Dupuis introduce dunque un punto fermo rilevante, quanto, se si vuole, rivoluzionario: l’uomo non è sempre stato padre, o meglio non è stato ritenuto tale ab origine.
In contrasto con il flusso cronologico dettato dall’antropologia “fissista”, Dupuis traccia dunque, nel suo testo, l’insorgere e il diffondersi nelle società primitive del concetto di paternità e soprattutto le implicazioni decisive che discenderanno da esso: relative agli ambiti della libertà sessuale, dell’avvento di una nuova morale e della nascita di tabù ancora attuali (incesto, omosessualità, prostituzione).
Jacques Dupuis ha dalla sua i focus delle tante “qualifiche” acquisite – è storico, geografo, etnologo, antropologo -, e il sostegno non comune in ambito accademico, di una prosa nitida, attraverso la quale il suo excursus si ammanta dei connotati dell’itinerario affascinante nella storia dell’uomo e del suo agire sociale.
“Nessun essere vivente è in grado di conoscere le condizioni fisiologiche della procreazione se non gli vengono rivelate. Gli animali si accoppiano per istinto, totalmente inconsapevoli delle finalità procreative dell’atto; altrettanto avveniva per l’uomo primitivo […] Fu la pratica dell’allevamento che svolse ovunque un ruolo decisivo: nei gruppi umani che praticavano l’allevamento in semi libertà […] il controllo era impossibile. Ma laddove gli animali venivano tenuti in cattività, risultò presto evidente che non era possibile scegliere di uccidere solamente i capi maschi per conservare le femmine per la riproduzione, in quanto così facendo, queste diventavano sterili. È partendo da tali osservazioni che è venuta ad abbozzarsi quella riflessione che poi ha progressivamente portato al concetto di paternità.” (pagg. 11-16)
Attraverso fonti diversificate – mitologiche, letterarie, etnologiche – ma funzionali all’evidenziazione delle tesi, lo studio di Dupuis procede quindi su un crinale che è storico e che è antropologico al contempo, focalizzato per un conto sul consolidarsi dell’idea di paternità, e per l’altro sulle nuove assunzioni, morali, sessuali, sociali, che ne derivarono, soprattutto in relazione all’evolversi concettuale del nucleo umano denominato “famiglia” e degli aspetti, anche religiosi, delle società primitive.
“L’introduzione del concetto di paternità produrrà profondi mutamenti nella vita religiosa. Al concetto primitivo di Dea Madre, simbolo e agente della fecondità, subentra infatti una concezione dualista, che unisce i due sessi nella procreazione: le divinità androgine e le coppie divine sono caratteristiche di questo periodo […] i cambiamenti del mondo divino riflettono l’evoluzione sociale, il pantheon preosiridiano si trova superato da una nuova generazione di dei e di dee; questi nuovi dei, la cui morale si base su quella della famiglia patrilineare, sono in opposizione con la concezione orgiastica della vita religiosa". (pag. 165)
La lettura risulta quasi sapienziale (storicamente sapienziale), in grado cioè di aprire a nuovi orizzonti antropologici, riguardo alle origini naturali (mentali) dei concetti nobili – o piuttosto nobilitati? – di etica, metafisica, strutturazioni sociali. E certo anche di paternità.
Storia della paternità
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