Storia sociale della televisione in Italia 1954-1969
- Autore: Damiano Garofalo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2018
Molto prima del bum! nero-eversivo di Piazza Fontana gli italiani assaporarono il boom dell’ebbrezza economica. Primi sogni di benessere soap, vacanze, utilitarie per sfrecciare (insomma) in braccio al futuro, prove generali di consumismo di massa. Televisore: non tutti e non subito, però. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, le zone più disagiate della nazione stanno ancora alla finestra (per sognare gli mancano tempo e forza). E non per esclusiva colpa del divario Nord-Sud, che pure esiste.
Nella ricerca di Franco Alasia e Danilo Montaldi la presenza della televisione nelle ‘coree’ – tipici quartieri operai della periferia milanese, abitati per lo più da immigrati dal Mezzogiorno – sembrava in qualche modo marginale. L’unica traccia della presenza televisiva nei racconti della quotidianità operaia era, infatti, appena riconducibile all’interno dei dormitori per lavoratori gestiti dalle opere assistenziali (…) Nel 1960, a sei anni dall’inizio delle trasmissioni televisive, sulle 223 famiglie di Rescaldina che dichiaravano di essere proprietarie delle case che abitavano, soltanto 67 sostenevano di possedere un televisore e solo 4 pensavano di acquistarlo entro sei mesi. (pag. 25)
La neonata televisione dell’epoca restituisce le immagini di un’Italia leggera: quiz e musichieri. Lascia o raddoppia? e Canzonissima si impongono al punto da diventare fenomeni di costume. I programmi impegnati tirano meno: forse perchè non è ancora stata inventata la caciara finto-engagè dei talk show.
Citazioni e riflessioni mi sono suggerite dalla lettura di “Storia sociale della televisione in Italia 1954-1969” di Damiano Garofalo (Marsilio, 2018) che rispetto alla consueta storiografia sul tema, estende l’indagine al pubblico televisivo. Un pubblico che si trasforma col trasformarsi della televisione oppure una televisione che si trasforma col trasformarsi del suo pubblico? La parafrasi vagamente mcluhaniana è un’altra rifrazione suggeritami da questo saggio, se è vero che:
alla fine degli anni Sessanta lo spettatore televisivo si era già trasformato in testimone partecipante di una realtà sempre più mediata dal piccolo schermo. (pag. 126).
La nuova carne, la carne ibridata di videodromica memoria (David Cronemberg), di lì a un passo dall’istaurarsi; in un rapporto biunivoco di induzione/ricezione, protagonismo/spettatorialità, splendore/ declino di una nazione e della sua televisione.
Il saggio è nitido. Di taglio oggettivo, accademico senza autoreferenze. Di prospettiva inedita. Per metterla in altri termini: analizza le modificazioni della società dei consumi attraverso le dinamiche della visione televisiva degli albori. Dal boom al bum!, come in una specie di perdita di innocenza collettiva.
Storia sociale della televisione in Italia (1954-1969)
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