Storie Lontane. Racconti di vita in Afghanistan
- Autore: Mirko Polisano
- Anno di pubblicazione: 2011
Viaggiare è certamente il modo più autentico per conoscere le diverse realtà che ci circondano. Mirko Polisano, giovane giornalista romano, ha scelto di viaggiare anche per raccontare storie che appartengono a paesi lontani, e non solo geograficamente. ‘Storie Lontane’ edito dalla DPC di Roma a dicembre 2011, si potrebbe definire un libro reportage sull’Afghanistan attuale, se non fosse che il suo autore, nella doppia coscienza di giornalista ed uomo, ha deciso di portare testimonianze dal vivo che non faticano a catturare il lettore con lucido lirismo, facendolo riflettere su temi delicati assai contrastanti.
Afghanistan. Un paese decisamente difficile, antico crocevia di popolazioni, da sempre terra di conflitti, e ambito territorio di occupazioni internazionali. Le dominazioni arabo-musulmane, le influenze europee, la breve democrazia filo-socialista, l’occupazione sovietica, l’ingerenza americana ed infine il potere alienante dei talebani. Difficile, veramente tanto, stabilire obiettivamente quali di queste vicende storiche e politiche appartengano veramente alla popolazione che vive in questo luogo devastato, fatto di polvere e montagne, sovrastato da un incredibile cielo stellato, abitato da gente povera ma fiera, dalle numerose differenze etniche.
L’autore ci racconta la realtà che appartiene ad un piccolo tratto di questa storia millenaria, l’ultimo, quello più attuale che riguarda il primo decennio del nuovo millennio. Un millennio nel quale l’uomo è ancora testimone, artefice e vittima, nello stesso tempo, di dolorosi conflitti in molti territori del mondo. Le vere motivazioni che sono all’origine dei conflitti o delle occupazioni sono sempre difficilmente conoscibili, ma non è questo che vuole svelare l’autore, nella coraggiosa scelta di non cadere in una facile retorica pacifista. Certo è che la guerra sembra proprio essere uno degli aspetti che appartengono alla natura umana da sempre, per quanto la stessa riconosca sempre più il valore fondamentale della Pace. Ed è proprio raccontandoci di un paese in guerra che l’autore ci porta a riflettere sulla pace, e sul suo valore inestimabile. Sul valore della vita. Le storie che racconta riguardano giovani militari che sono lì - a ragione o torto - innanzitutto perché credono in questi valori. La voce narrante che si solleva dalle pagine è una voce corale di giovani nostri che innanzitutto credono in qualcosa, qualcosa che – purtroppo e spesso - sovrasta le loro stesse esistenze, alternata ad una voce più flebile ma altrettanto vitale che palesa l’urgenza di pace e libertà quanto mai sentita dalla popolazione locale, stanca di avere padroni.
Polisano, però, rendendo omaggio a chi per dovere (o anche per necessità) si trova in un paese straniero cercando di lavorare ad un processo di liberazione e di pace - anche se in condizioni che ricordano più la guerra che altro - più volte punta il dito sull’ipocrisia delle società occidentali. Paesi che sacrificano la ‘meglio gioventù’ a logiche internazionali le quali si ricordano di questa gioventù solo quando è spezzata, e il circo mediatico ne utilizza le storie, magari per fare audience, o per alimentare polemiche di parte. È un’indignazione pacata quella che traspare dalle righe di questo libro, perché l’autore mantiene il giusto distacco professionale, eppure quell’indignazione arriva con forte determinazione nelle corde di chi, leggendone, ne riconosce l’obiettiva condivisione.
Com’è difficile parlare di pace in un paese in guerra, di altissimi valori umani incarnati da giovani militari, di emozioni indicibili provate nello sguardo di un bambino che non piange per capriccio ma perché ferito da una mina, di un linguaggio fatto di gesti, il modo più ancestrale posseduto dall’uomo, con il quale comunicare diventa la massima espressione di appartenenza ad una unica variegata famiglia umana. È veramente difficile, ma occorre farlo per dare la testimonianza autentica che ascoltare le ragioni di chi crede in qualcosa, di chi spera in un futuro migliore, di chi dissente e ha il coraggio di dire la sua, è alla base di un vitale ed inevitabile processo di cambiamento. E l’autore lo fa attraverso questo viaggio dentro un’umanità che soffre e lotta, cercando di dare voce a tutte le parti che la compongono, dalle popolazioni afghane, ai militari in missione, fino ai colleghi giornalisti dai più diversi pensieri. Il risultato è la necessità di trovare un senso a tutto quello che, altrimenti, un senso non lo avrebbe.
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