Un tempo erano celebri le stroncature di Papini ed erano scritte in modo magistrale quelle di Giorgio Manganelli. Ai giorni nostri la stroncatura, definita un tempo una nobile arte, è un genere poco praticato, quasi scomparso.
I migliori "stroncatori" oggi in Italia sono a mio avviso:
- Roberto Cotroneo,
- il compianto Sergio Claudio Perroni,
- Davide Brullo,
- Gilda Policastro.
Perché si stroncano solo i grandi nomi?
C’è una legge non scritta secondo cui si può stroncare solo autori celebri, perché probabilmente non vale la pena stroncare gli altri. Chi vende poco, chi pubblica libri a pagamento, chi è destinato a essere un carneade per sempre perché deve essere anche stroncato?
È già stroncato dal pubblico perché non vende, dall’editoria perché non pubblica con una grande casa editrice, dalla critica ufficiale che non lo considera degno di nota! Una stroncatura sarebbe in questo caso un puro atto di cattiveria, da lestofanti più che da critici letterari. Si critica solo chi ha le spalle larghe. Si critica solo chi ha spazio e possibilità di difendersi e controbattere, sperando che ciò non dia luogo a una polemica infinita.
Lasciate perciò pure intonse e immacolate le reputazioni letterarie di tanti scriventi/scrittori: ci penserà l’oblio a fare giustizia definitivamente. Lasciate pure che certi personaggi si compiacciano dei complimenti dei parenti, di essere glorie locali nel proprio borgo ridente, di aver vinto quel premio letterario di un paesino sperduto, di aver pubblicato i propri scritti sul blog dell’amico. Il tempo farà giustizia. Lasciate che ci pensino i posteri, sempre se ci saranno. Di solito chi è anonimo se viene stroncato è più per idiosincrasia, faziosità, malafede, differenti idee politiche che effettivamente per la scarsa qualità. In genere chi è celebre viene osannato da tutti. Montale in una sua lirica, Per finire, scriveva:
Raccomando ai miei posteri
(se ce ne saranno) in sede letteraria,
il che resta improbabile, di fare
un bel falò di tutto che riguardi
la mia vita, i miei fatti, i miei nonfatti.
Non sono un Leopardi, lascio poco da ardere
Ed è già troppo vivere in percentuale.
Vissi al cinque per cento, non aumentate
la dose. Troppo spesso invece piove
sul bagnato.
Recensione del libro
Stroncature. Il peggio della letteratura italiana (o quasi)
di Davide Brullo
A cosa serve una stroncatura?
Se poi tutti i critici dovessero infatti stroncare per la scarsa qualità letteraria non basterebbe il mare magnum del web a contenere tutte le critiche negative! Ma ha davvero senso stroncare celebri e anonimi oggi? Che poi stroncare è faticoso oltre che poco conveniente. Crea infatti attriti, ostracismo, antipatie. I poeti e gli scrittori sono vendicativi, molto rancorosi. Insomma se la legano al dito e sono pronti a ricambiare, a controbattere. Stroncare è un atto di lesa maestà, secondo molti. La comunità letteraria poi è un autentico campo minato.
Forse, visto lo stato comatoso in cui versa la letteratura italiana, sarebbe più conveniente e opportuno fare le critiche negative solo in privato. La cosa migliore sarebbe privatamente elencare tutti i punti di forza e poi i punti deboli di un libro all’autore. È comunque del tutto legittimo stroncare. Anche Joyce è stato stroncato.
I requisiti di uno stroncatore
Oggi forse è meglio stendere un velo pietoso, a patto che gli autori non si autoesaltino troppo e non credano di aver scritto tutti dei capolavori. È vero che per stroncare bisogna prendersi la briga, la responsabilità etica e letteraria di far sta male per alcune ore o alcuni giorni una persona, che naturalmente crede in quello che fa, ma significa anche talvolta decidere le sorti di questa o quella carriera letteraria (non perché una recensione negativa può decidere il futuro totalmente, ma può comunque demotivare a tal punto l’autore da farlo mollare). Inoltre bisognerebbe avere la competenza e l’autorevolezza per stroncare.
La verità è che le vere stroncature oggi le scrivono gli utenti sui social o comunque nel web e sono talvolta insulti da odiatori più che veri giudizi critici. Qualsiasi recensione necessita di un minimo di assennatezza, distacco, sensibilità, umanità, ma anche dignità letteraria. Non tutti i lettori/utenti del web possiedono questi requisiti imprescindibili. Umberto Eco in una Bustina di Minerva del 1999, intitolata Trionfo e tramonto della stroncatura, scriveva che oggi le recensioni sono quasi tutte positive, che vanno di moda i blurb, ovvero i testi elogiativi.
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Personalmente utilizzo questo criterio: recensisco solo ciò che mi piace, ciò che mi ha colpito favorevolmente. Ma può darsi anche che non recensisca un libro perché ho difficoltà a giudicarlo e voglio che lo facciano altri, perché non ne so niente di quell’argomento oppure perché non è nelle mie corde. Altrettante diffuse oltre al blurb sono le recensioni incrociate, ovvero lo scambio di favori, anche perché oggi tutti sono autori e poi critici. Enzo Golino a suo tempo stroncava molti scrittori celebri e nel suo libro Sottotiro: quarantotto stroncature raccoglie tutte le sue critiche negative e ammette tutte le repliche degli stroncati, che hanno così la capacità di difendersi e passare al contrattacco.
Stroncare infine può essere salutare? Ogni cosa può essere formativa. Se c’è del buono nella stroncatura l’autore può trarne insegnamento, ma anche gli altri lettori in merito a cosa dovrebbe o non dovrebbe essere letteratura. Oggi certi autori sono molto suscettibili e telefonano subito all’avvocato per sentire se ci sono gli estremi della denuncia dopo aver saputo di essere stati stroncati. A ogni modo a proposito di chi cerca la gloria a ogni costo ricordo questa massima di Confucio:
"Non essere conosciuto agli uomini non è motivo di preoccupazione, ma lo è il non conoscere gli uomini".
Recensione del libro
Stroncature. Il peggio della letteratura italiana (o quasi)
di Davide Brullo
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Stroncature: come e perché si stronca un libro?
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