Supermarket e altri racconti indigesti
- Autore: Adalgisa Marrocco
- Anno di pubblicazione: 2014
Il campanello di casa suona, è sabato mattina ed io sono quasi certo che sia il postino con il regalo-per-me. È partito una settimana fa – mi ha detto Lei – dunque, non può che essere Lui. Ho anche il sospetto che qualcuno l’abbia “trattenuto” per leggerselo alla faccia mia, troppa una settimana per percorrere 500 km.
«Si?»
«Posta…»
Zzzzzzz (apro) e scendo. Guardo nella buca: una busta. «Come fa a stare in una buca?» Mi chiedo. Eppure, leggendo il mittente, sembra essere proprio Lui. La sfilo dalla cassetta delle lettere e subito mi arrabbio. È aperta ed io detesto quando qualcosa-che-si-legge viene letto prima del legittimo proprietario.
A maggior ragione se il legittimo proprietario sono io.
Il mio presentimento era fondato. Alla fine però, avevo ragione anche sul fatto che Supermarket e altri racconti indigesti è finalmente arrivato ed ora è tra le mie mani.
Più che un libro sembra un libello. Scoprirò in seguito che questo paragone calza alla perfezione non solo per le dimensioni ma anche per la pericolosità del contenuto. Questo lavoro però, a differenza dei suoi antenati, non è anonimo. C’è una firma, quella di Adalgisa Marrocco: giovane autrice che, oltre a scrivere racconti di genere pulp (cita il retro della copertina) collabora anche con diverse testate giornalistiche occupandosi di politica.
Come l’ho conosciuta non lo ricordo, dove ovviamente sì. Nella grande piazza virtuale dove tutti (o quasi) oggi si conoscono, Facebook. Là dove in genere è più facile “incontrare” pecorelle che appartengono a greggi che si credono branchi, piuttosto che veri e propri purosangue che amano farsi guidare solo dal proprio fantino: il talento.
Eppure a volte (raramente) capita di ritrovarsi all’ippodromo anziché sulle colline a veder brucare… come in questo caso.
Salgo, mi siedo sul divano, in una mano il libello, nell’altra una matita e comincio il viaggio…
Il fronte della copertina mi mostra una donna con un rigo di sangue che scivola dal bordo della bocca verso il mento, gli occhi coperti da altoparlanti collegati a ingranaggi che, arrampicandosi l’uno sull’altro, conducono al grande “mostro” del ventesimo secolo, quello che sta all’ultimo livello del gioco e che nessuno, ad oggi, è ancora riuscito a battere: la Televisione.
Dentro ventidue racconti: dodici sotto l’insegna Supermarket; i restanti dieci, in fila come rutti che proprio non ne vogliono sapere di compiere il grande salto dallo stomaco alla bocca, per sancire la tanto agognata digestione dei prodotti comprati e consumati nella prima metà di pagine.
Sulla lista della spesa dei personaggi tormentati, controversi e a volte grotteschi che vivacchiano nelle storie narrate da Adalgisa, ci sono molti dei prodotti che in TV vengono ciclicamente osannati con pubblicità che ne celebrano l’unicità e l’indispensabilità per la nostra specie. Il messaggio è chiaro: stupidaggini! Sarcasmo e cinismo sono i piccioni viaggiatori incaricati, a turno, di trasportalo ai lettori.
«Se vuoi essere bello, magro e intelligente bevi questo o prendi quell’altro».
«Se vuoi che la tua sia una “famiglia modello”, mangia questi biscotti la mattina».
E via discorrendo…
Storie di personaggi assuefatti, addomesticati… che quando si guardano allo specchio non si riconoscono e per questo vanno in cerca di etichette sulle quali appiccicarsi; poiché loro (le etichette) di appiccicarsi alle pelli insapore di questi personaggi non ci pensano minimamente.
Il linguaggio utilizzato è di quelli che avvicina, perché fresco e veloce; ma anche di quelli che tiene a debita distanza, perché sofisticato e mai banale.
Per tutti ma non per tutti, insomma.
Certe storie arrivano dritte sulla mandibola, come un buon gancio; altre ti girano intorno come un pugile che prima studia, poi stordisce e infine mette al tappeto per sfinimento. I finali sono spesso voragini dentro alle quali si cade senza quasi accorgersene e alla fine acqua gelida, incredulità e poi sotto con gli altri racconti o pillole.
Sì perché il libro potrebbe anche essere venduto in farmacia.
«Scusi, ho un attacco d’idiozia acuta. Cosa possono prendere?»
«Guardi… se legge solo i volantini promozionali di tutti i supermercati della zona, basta un po’ di riposo; se però guarda anche Uomini e donne o C’è posta per te, le consiglio due racconti di Adalgisa Marrocco al giorno. Uno la mattina e uno la sera. Mi raccomando però… rigorosamente a stomaco vuoto, o rigetterà tutto».
Non nascondo che più di una volta ho desiderato che le pillole fossero panini, o piatti di pasta; l’epilogo, per i miei gusti, giungeva troppo in fretta e qualche pagina in più non sarebbe guastata; ma forse è giusto così e sono io che devo semplicemente accettare che le schegge non sono frecce e nemmeno proiettili, non si conficcano nella carne e non vanno a intaccare gli organi, restano in superficie e causano ferite che a volte nemmeno sanguinano. Però bruciano e ti lasciano addosso la sgradevole sensazione di quando ti hanno trafitto anche quando sono state rimosse.
Per contro, i racconti indigesti sembrano più fitti. Sembrano una questione personale da risolvere. C’è più pancia e in alcuni, anche qualche riga in più che accetto di buon grado. L’autrice qui sembra rabbuiarsi e andare in cerca della polemica. La politica sembra voler tornare in superficie come un corpo che si è provato a occultare sul fondale di un fiume in piena, ma l’ossigeno nei polmoni è ancora troppo e le correnti troppo forti perché non venga a galla. Nel mirino situazioni familiari ed esistenze agitate dalla “paura di inghiottire la vita”.
Tirando le somme, la sensazione che ebbi quando mi imbattei nel incipit di quest’opera è più che mai confermata. Questo è un buon lavoro ma, quel che più conta, è che questo è un lavoro che a mio avviso andrebbe fatto leggere nelle scuole superiori. Ci sono termini forti, situazioni estreme ma che fanno capire senza mezzi termini quanto gli esseri umani siano fuori strada lungo questo viaggio che chiamano vita. L’educazione non è certo l’unico buon motivo per leggere questo libro, sia chiaro; Adalgisa sa scrivere bene e riesce anche nel intento – non so se volontario o meno - di frantumare uno stereotipo di questi tempi molto in voga: quello della scrittrice emergente che, per sbancare il botteghino, scrive romanzi rosa (o erotici) costruiti su trame che nulla hanno da aggiungere alla preziosa storia della letteratura e farciti di dialoghi imbarazzanti. Il calcio di oggi ci insegna (strano ma vero) che non basta essere un allenatore emergente per essere un Guardiola. A volte dunque è meglio lasciar perdere le Kinsella o le L.E. James e inventarsi – o almeno provarci – una strada propria. Come questa…
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