Ten tal cour li’ stradis blancjis. I diritti dei bambini nella voce della poesia
- Autore: Gruppo Majakovskij
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2023
I bambini sono il nostro futuro, è una frase ripetuta, ma quando l’infanzia viene negata, schiavizzata nel lavoro minorile, costretta alla guerra con l’obbrobrio dei bambini soldato; se viene negato il gioco, il diritto alla salute, all’istruzione, alla fantasia; se migliaia di bambini muoiono per fame e sete, sotto l’incubo delle bombe, mutilati, emarginati, deportati, quale futuro stiamo costruendo?
Un inferno sulla terra, anche con il pericolo di estinzione di fauna, flora e dell’umanità stessa.
La domanda e la risposta sorgono spontanee e dolorose, sebbene accompagnate da visioni positive di speranza e dignità, dopo la lettura dell’antologia poetica in lingua friulana e italiana Ten tal cour li’ stradis blancjis. I diritti dei bambini nella voce della poesia, in italiano “Tieni nel cuore le strade bianche”, scritta dal Gruppo Majakovskij (Samuele editore, 2023), con prefazione di Anna Maria Curci, dedicata ai bambini e ai loro diritti, sanciti dall’Onu nella Convenzione Internazionale il 20 novembre 1989 e approvata dallo Stato Italiano nel 1991.
Il libro è patrocinato da ARLeF (Ajenzie Regjoâl Pe Lenghe Furlane, Agenzia Regionale per la Lingua Friulana).
Il Gruppo Majakovskij con questo lavoro celebra il trentennale dell’associazione letteraria, nata nel 1993 per iniziativa del poeta Giacomo Vit.
Il sodalizio è attualmente composto da Francesco Indrigo, Manuele Morassut, Silvio Ornella, Daniela Turchetto e Giacomo Vit. Ha sempre avuto una connotazione epica, uno sguardo critico verso la società, trattando temi di poesia civile che riguardano la comunità ma innanzitutto il singolo, la responsabilità, la gioia e il dolore individuale, da cui la poesia non può prescindere.
La memoria, il confronto fra passato e presente, l’infanzia di ieri e di oggi, di sempre come topos di un’eterna rinascita costituiscono momenti vividi e palpitanti delle liriche; gli stili si intrecciano e si incontrano, le voci si definiscono e completano in canzoni, ballate, ninne nanne, consigli affettuosi come da genitori ai figli.
I testi sono divisi in otto sezioni, secondo otto articoli dei diritti della Convenzione: diritto dei bambini a essere seguiti per il loro bene, diritto di esistere, di praticare la loro religione e parlare la loro lingua, diritto all’istruzione, alle cure mediche, al gioco, diritto di parola, di non essere utilizzati come soldati.
L’infanzia è soggetto giuridico che diventa soggetto poetico. Le “strade bianche” sono i binari luminosi della giustizia e della verità in cui corre il treno dei versi.
Nel loro insieme le norme sancite tracciano un percorso programmatico, pedagogico e formativo della personalità umana che deve giungere a realizzarsi in libertà, gioia, sicurezza, rispetto. È certamente un viaticu, “viatico” come scrive Sivio Ornella, un viaggio dell’anima tenera e duttile infantile in armonia con madre natura, e vanno entrambe difese.
Le tematiche quindi sono tante. Scelgo, per tutti, tutti ottimi artisti, i versi paradigmatici di Francesco Indrigo:
Ti cjapis un sfuei di cjarta, ti i scrivis / disora il tio non e cognon, e po il non / di diu intal lengas ch’i ti sâs, ti tachis / a pleâlu pai cjantons e ti fâs vignî fora / ‘na barcjuta, encja pissula, va ben compai, / tivâs ta la riva dal timent, stant in zenoglon / tal savalon ti contis fin a trê e ti la molis / ta la curint... e ti sarâs tu par sempri.
In italiano:
“Prendi un foglio di carta, ci scrivi / sopra il tuo nome e cognome, e
poi il nome / di Dio nella lingua che conosci, cominci / a piegarlo
dagli angoli e ne fai uscire / una barchetta, anche piccola, è uguale,
/ poi da solo, senza che nessuno ti veda, / vai sulla riva del
Tagliamento, stando in ginocchio / sulla sabbia conti fino a tre e la
lasci andare / nella corrente... e sarai tu per sempre”.
Essere sé stessi e restare sé stessi, come Ulisse "viator", viaggiatore esploratore della vita, è l’essenza della humanitas.
A ogni sezione è abbinata una splendida fotografia di Gianni Pignat. Si tratta di istantanee scattate in varie parti del mondo, soprattutto in Medio Oriente, ma pure in Africa e in Sudamerica. Sono testimonianze di visi parlanti, di abiti tradizionali, della povertà degli impoveriti per l’egoismo dei predatori.
Il bambino con il fucile è il culmine della psicopatologia del potere, come pure la poesia di Giacomo Vit dedicata ai bambini morti ad Auschwitz, di cui rimane una scarpetta esposta nelle teche di quel museo, e la poesia sul neonato tumulato secondo il rito funebre musulmano, scritta da Silvio Ornella.
È un libro da leggere con un sentimento di mea culpa. Viviamo il benessere sulla povertà altrui. Siamo tutti coinvolti nelle sorti collettive, lo sottolineava Fabrizio de André.
Ten tal cour li’ stradis blancjis. I diritti dei bambini nella voce della poesia
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