Ti scriverò dai confini del cielo
- Autore: Tanis Rideout
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2014
Lo scalatore George Mallory insieme con il compagno di cordata Andrew Irvine l’8 giugno del 1924 si appresta a scalare la parete nord dell’Everest, nella catena dell’Himalaya al confine tra Cina e Nepal. A circa 240 metri dalla vetta gli alpinisti sono avvistati da un loro compagno per poi venire nascosti da una tormenta di neve. Da quel momento in poi di entrambi non si saprà più nulla. Nel 1999 il corpo di Mallory viene ritrovato ma resta il mistero se avesse raggiunto o meno la cima dell’Everest. Questa è la nuda e cruda cronaca dei fatti riguardanti la vicenda. Ma chi era veramente Mallory e quale rapporto aveva con la vetta più alta del mondo (m. 8848) prova a svelarlo l’autrice di questo romanzo grazie alle lettere, che lo scalatore e la moglie Ruth si scambiarono durante il loro breve rapporto, conservate presso il collegio Magdalene di Cambridge, dove Mallory aveva studiato. In una di queste i versi della poesia che Mallory aveva composto per Ruth appena conosciuta:
“Smarrito, sono ad ascoltare: se l’allodola che in volo percorre l’azzurro universale risvegli in te uguale fremito d’estasi”.
Tanis Rideout, scrittrice canadese, narra la storia su due piani paralleli: la descrizione di una giornata nella vita di Ruth e la spedizione per conquistare la cima. Ruth all’alba è già in piedi con la mente rivolta al marito lontano, ma la donna è anche presa dalla conduzione familiare e dalla cura dei tre figli ancora in tenera età ai quali parla spesso del loro padre affinché non lo dimentichino. Ruth, che si definisce “un’equilibrista”, è sempre in attesa di una lettera da suo marito, uomo dai lineamenti classici e aristocratici, o di un telegramma, e spesso, per sentire George più vicino si siede alla sua scrivania, nello studio. Allo stesso modo nelle lettere che scrive a George, Ruth lo rende partecipe della conduzione familiare
“Avrò qualcosa da raccontargli, le rose in fiore, i discorsi degli studenti”
per fargli comprendere che nonostante tutto la sua vera vita è li con la famiglia.
Mallory sente il richiamo della montagna, che è parte di lui. Giungere in cima diventa una sfida prima con se stesso poi con la montagna.
“Perché scalare l’Everest? Perché è là!”.
L’autrice tratteggia due figure apparentemente diverse ma simili nella loro forza d’animo. Mallory nutre un’attrazione irrefrenabile per l’Everest, lo vuole conquistare a tutti i costi
”non posso permettere che sia qualcun altro a conquistarla”
come se nella conquista della vetta si appropriasse della propria identità.
”Devo andare, è la mia montagna”.
Lo scalatore sente che l’Everest lo sta aspettando ma nutre anche dei dubbi al riguardo.
“Forse l’Everest aveva monopolizzato troppo la sua attenzione. Non avrebbe più permesso a una montagna di mettersi tra loro. Sarebbe esistita soltanto Ruth”.
Uno dei capitoli più coinvolgenti del volume è la descrizione dello scatto della fotografia ufficiale della spedizione da parte di Noel Odell, un altro componente della storica esplorazione:
“sarebbe finita sui giornali e sui libri di storia, diedero vita a un tableau vivant pieno di gambe e figure slanciate, chi seduto davanti, chi dietro in piedi, a seconda di come ciascuno voleva essere visto e ricordato”.
Questi uomini coraggiosi e tenaci indossavano giacche di tweed, erano sprovvisti di abiti tecnici ma avevano dalla loro forza di volontà e resistenza. Armati di maglioni di lana e scarponi chiodati fanno comprendere che cosa significava tentare di scalare una montagna ai primi del Novecento. Interessanti le descrizioni dettagliate dei viveri e gli effetti dell’aria sottile sul corpo. Pian piano che il libro procede e ci avviciniamo alla fine la tensione è sempre più alta: gli uomini sono stanchi, affaticati hanno le labbra spaccate dal freddo e l’atmosfera si fa sempre più rarefatta rendendo tutto più difficile. “Salire alti, dormire bassi” era questa la “chiave” di Mallory, nota a tutti, per acclimatarsi. Perfetto lo scenario che fa da sfondo a questi due mondi che scorrono paralleli dove domina da una parte la tranquilla e confortevole vita a Cambridge, e dall’altra l’alta quota con le sue insidie e avversità. Intanto la giornata di Ruth sta per concludersi e con essa anche l’attesa...
“Raccontami la storia dell’Everest, raccontami di questa montagna che ti porta via da me”.
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