Tre donne di Lisa Taddeo

La narrazione si apre in prima persona. La voce narrante si sofferma su sua madre, una donna tranquilla e normale che per anni ha silenziosamente sopportato un sordido stalker erotomane.
Tre donne (Mondadori, 2020, traduzione di A. Arduini e M. Pareschi) cambia registro dopo l’incipit e l’autrice Lisa Taddeo inizia il suo viaggio nel mondo della sessualità attraverso tre donne appartenenti alla piccola e media borghesia americana: Lina, Maggie e Sloane.

I capitoli seguono le protagoniste serialmente e procedono con una narrazione secca quasi scientifica. Lisa Taddeo racconta senza fronzoli ed è proprio questo stile distaccato a colpire maggiormente.

Le tre donne prescelte hanno alle spalle dei vissuti forti ed è questo che ha contribuito a una visione della loro sessualità distorta e disturbata.
Non sono realizzate, subiscono pur mostrando apparentemente una certa disinvoltura nelle abitudini di vita, che però contrastano la fede cattolica di Lina, comunque combattuta, o testimoniano una rassegnazione che è quella che si nota in Maggie, giovanissima e incapace di amare se stessa prima di ogni altra cosa.

Tre donne è un libro interessante, che sembra quasi una riedizione riadattata ai tempi contemporanei dei libri di Erica Jong, che negli anni Settanta fu la prima a sdoganare la sessualità dal punto di vista femminile come simbolo della liberazione femminista.
Le donne della Taddeo raccontano le loro esperienze, ma faticano a sentirsi libere.