Troppe sere come tante
- Autore: David Bonanni
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Troppe sere come tante è il primo romanzo di David Bonanni, pubblicato da La Torre dei Venti a marzo 2022.
Romano, classe 1975, David Bonanni fa conoscere la forza del proprio stile narrativo sin dalle prime battute con un incipit che non lascia spazio a dubbi sulle sue capacità:
“La mattina del giorno del fattaccio si stava recando da Vincenzo Marangon, il titolare del negozio di autoricambi presso il quale lavorava. Nel disimpegnare la salita dell’autorimessa, si era ritrovato a osservare come, immediatamente dopo il dramma di chi non ha un lavoro, andasse collegato il dramma di chi un lavoro ce l’ha.”
Troppe sere come tante è un romanzo che rivendica immediatamente il diritto a soffrire per l’inadeguatezza di vivere, per l’incapacità di conformarsi allo scandire metodico della vita fuggendo dalla propria famiglia di origine senza peraltro riuscire a costruirne una nuova versione. Un romanzo che scandaglia il vuoto, la solitudine, il disagio di vivere dell’uomo mediocre, che si lascia vivere senza percepire
“L’importanza del momento. Semplicemente non ce ne accorgiamo. Come quando sorridi spensierato mentre ti scattano la foto che un giorno metteranno sulla tua tomba.”
La penna di Bonanni descrive i propri personaggi quasi fossero delle caricature, con l’occhio esterno di chi guarda senza toccare, di chi ironizza sui difetti degli altri per non farsi troppo male con i propri, così il Carlo “mi fece pensare a una blatta”; il Papuzzi è “parsimonioso anche nella gestualità, con il risultato di apparire decisamente ingessato”; Luca “non era brutto, ma aveva quel suo modo di non concedersi agli altri che mi impediva di immaginare una fruizione piena di lui, come con le poltrone a cui non tolgono il cellophane".
La vita appare immobile. I colleghi sono fermi. La giornata boriosa. Tutto sembra girare attorno alla necessità di rompere la monotonia della vita per ricercarne il significato più intrinseco affinché tutto acquisisca davvero un senso. Un significato che, all’apparenza, pare che tutti gli altri abbiamo compreso ma che resta misterioso solo per i due protagonisti ingabbiati in un quotidiano asfittico.
Il romanzo è diviso in due parti. Nella prima la voce narrante è una figura maschile, senza nome, e l’autore opta per la terza persona quasi a mantenere le dovute distanze. Nella seconda parte, invece, tutto sembra specchiarsi così la voce narrante diventa femminile raccontandosi in prima persona come a voler rafforzare i concetti della prima parte ma entrando con maggiore energia nell’intimità della propria coscienza.
E poi c’è Roma, la megalopoli che inghiotte, offusca, nasconde e divora tutto e tutti, che non lascia spazio. Una città che dalle sue finestre sembra irradiare storie di vita luminosa ma che offre “totale indifferenza”.
Roma con il suo “ambiente ministeriale” che si rivela un “vestito troppo stretto”, che provoca “una strana sensazione di vertigine, uno smarrimento provocato dalle dimensioni […] che mi obbligava ogni volta a sorreggermi a qualcosa e a ricercare equilibrio”.
“Continuavo a tenermene distante, a non girare per i suoi vicoli la sera, a non correre nelle piazze per andare a vedere. […] “Per chi se ne resta in disparte, la sera dei miracoli è una sera come tante”.
David Bonanni ha un uso sapiente delle parole. Chiude i pensieri in frasi concise senza arricchirle di aggettivi inutili; non ha bisogno di allungare il brodo per raccontare ciò che ha in testa e questa sua sicurezza gli permette di inserire battute che lasciano sorpresi per ironia e sagacia.
Se ciò che voleva raccontarci con questo primo romanzo è che da qualsiasi punto di vista si guardi alla vita dobbiamo ricordarci che siamo sempre tutti soli e che ciascuno di noi è regista e protagonista della propria solitudine, allora David Bonanni con Troppe sere come tante ha fatto assolutamente centro.
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