Tu sei le mie ali di Serena Nencioni

A volte mi chiedo se i giovani d’oggi sognino ancora. Se credano ancora nelle fiabe, nell’amore vero e se abbiano fiducia nel lieto fine. Il breve romanzo di Serena Nencioni mi ha fatto ben sperare e mi ha commosso, con quei suoi personaggi schietti e puri, capaci di affrontare ogni avversità e di accogliere, in nome del loro reciproco amore, i regali imprevisti della sorte.

Sofia è la classica ragazzina sola e sfruttata, che non possiede nulla a parte la sua bellezza e il suo cuore. Poi, all’improvviso, nella sua vita entra un ragazzo, un faro a illuminare le sue giornate fatte di rimbrotti e fatica. Appena Nathaniel fa la sua comparsa, diciamoci la verità, tutte noi ci innamoriamo di lui. Ha le carte in regola. E noi lettori con una semplice occhiata capiamo che sarà proprio lui il salvatore di quella fanciulla e che, alla fine, il loro amore non potrà che trionfare.
Ciononostante ci piace immergerci in quel bignè alla panna che è Tu sei le mie ali (Twins, 2014), crogiolarci nei suoi dialoghi appassionati, nelle descrizioni attente e delicate, spaventarci per le cattive azioni dei malvagi, ma non troppo perché i cattivi delle fiabe non fanno mai troppa paura.

I protagonisti sono belli come in un cartone animato o in quelle illustrazioni a matite colorate, un po’ sfumate e dai tratti delicati, in cui mi perdevo a sognare da bambina. Le loro azioni si svolgono in un palazzo, ma non mancano ambienti classici come il bosco, la torre e le terribili segrete. Gli scenari, al pari dei personaggi, sono descritti con dovizia di particolari, in modo da poterli quasi vedere davanti agli occhi, viverli con tutti i cinque sensi. E poi c’è quella bambina, una nascita affrontata in maniera semplice e delicata, quasi in sordina, ma con la consapevolezza che una nuova vita è sempre fonte di speranza e di redenzione, anche nelle situazioni più disperate.

Una storia piena di fantasia, ambientata in un passato irreale, in un luogo altrettanto fantastico e impalpabile, ma modernissima nei suoi personaggi che, già dall’aspetto, assomigliano a quei giovani che si fanno i selfie su Facebook. Il loro modo di conoscersi e amarsi ha una naturalezza e una semplicità che in passato non erano date, quella immediatezza che è subito condivisione e confidenza piena.
E allora la risposta alla domanda che ha aperto questo mio scritto è certamente sì: sì, i ragazzi di oggi sognano. Certo a modo loro, di sicuro in maniera un po’ diversa da come lo facciamo noi “grandi”. Ma per fortuna sognano, amano e sperano. E hanno le ali.