Turner. Opere dalla Tate
- Autore: David Blayney Brown (a cura di)
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Skira
- Anno di pubblicazione: 2018
Il catalogo “Turner. Opere dalla Tate” (Skira, pp. 152, 114 a colori, euro 35,00), a cura di David Blayney Brown, accompagna la relativa mostra (22 marzo 2018 – 26 agosto 2018) che riempie di luce il Chiostro del Bramante a Roma, giacché
“la luce è dunque colore”.
Il volume presenta oltre novanta opere d’arte, tra schizzi, studi, acquerelli, disegni e una selezione di oli, di Joseph Mallord William Turner (Londra, 23 aprile 1775 – Chelsea, 19 dicembre 1851), famoso per le sue opere a olio e ad acquerello, e uno dei più grandi maestri britannici nella pittura di paesaggio, tanto da meritare il soprannome di “pittore della luce” e da essere considerato un anticipatore del movimento impressionista. Conservate presso la Tate Britain di Londra e conosciute oggi come Turner Bequest ovvero Lascito Turner (circa 30.000 lavori cartacei, 300 oli e 280 album da disegno), le opere provengono dallo studio personale del pittore e sono state “realizzate per suo proprio diletto”, secondo l’espressione del critico John Ruskin. Un piacere estetico e visivo che conserva ricordi di viaggi, emozioni e frammenti di paesaggi visti durante i suoi soggiorni all’estero. Era infatti abitudine di Turner lavorare sei mesi all’aria aperta durante la bella stagione e solo in inverno chiudersi nel suo studio per riportare su tela i ricordi di ciò che aveva visto dal vivo.
La monografia curata da David Blayney Brown, uno dei maggiori esperti mondiali dell’artista inglese, permette di esaminare l’intera produzione di J.M.W. Turner e di penetrare in modo unico nella mente, nell’immaginazione e nei risvolti privati di uno tra i più grandi artisti del romanticismo, che con la sua pittura influenzò più di una generazione di artisti e, appunto, pose le basi per la nascita dell’impressionismo. Introdotto dai saggi di David Blayney Brown (Studi dall’atelier di Turner: solo per i suoi occhi) e Valter Curzi (Dipingere con la mente: Turner, Roma e il paesaggio italiano), il volume presenta questi lavori più intimi dell’intero percorso artistico del celebre pittore inglese suddivisi in sette sezioni: Dall’architettura al paesaggio: opere giovanili, Natura e ideali: Inghilterra (1805-1815 circa), In patria e all’estero (1815-1830), Luce e colore, Turista annuale (1830-1840), Maestro e mago: le opere della maturità e Dipinti a olio.
“La pittura è una strana cosa”.
Di ciò era convinto Joseph Mallord William Turner pittore e incisore inglese, del quale è presentata, al Chiostro del Bramante, a due passi da Piazza Navona, una collezione di 92 opere in mostra per la prima volta insieme in Italia e suddivisa in sei sezioni tematiche. “Una strana cosa”, che Turner, appartenente al movimento romantico, il cui stile pose le basi per la nascita dell’Impressionismo, sa rendere sublime. La raffinata esposizione esalta l’importanza che gli acquerelli ebbero per la definizione del tocco di Turner, talento precocissimo, amante della campagna inglese e del viaggio, ma anche dell’esplorare orizzonti nuovi. L’artista comprese l’importanza di dipingere en plain air, così dalla metà del 1790 prese l’abitudine di viaggiare in estate portando sempre con sé i suoi album da disegno per lavorare in studio d’inverno a completare i disegni realizzati nei mesi precedenti. Ecco allora Moonlight over the Sea, with Distant Cliffs (1796-7) e View of Fonthill Abbey (1799-1800).
Ricordiamo che Turner elaborò una personalissima maniera di dipingere, approfondendo gli effetti atmosferici e luministici. L’artista, attratto particolarmente dalla “Teoria dei Colori” di Johann Wolfgang von Goethe, e dalle ricerche di Isaac Newton, si concentrò sulla componente emozionale del colore elaborando un proprio diagramma, che gli fu utile durante le sue lezioni di prospettiva per mostrare agli studenti come usare il colore per creare l’illusione di profondità in pittura. Particolare e profondo fu il rapporto del pittore con l’Italia che visitò per la prima volta brevemente nel 1802 per poi ritornare nel 1819 soggiornando a Venezia, Roma e Napoli, città che gli diedero la piena percezione dell’intensa luminosità dei paesaggi italiani ed esperienza determinante per l’evoluzione del suo stile. Emozionanti e coinvolgenti sono le vedute lagunari, attribuite alla piena maturità e tra le più famose di tutto il corpus di opere dell’artista.
Come non essere vittime della Sindrome di Stendhal di fronte a capolavori come Venice: San Giorgio Maggiore - Early Morning (1819) o Venice Quay, Ducal Palace (1844). Turner raggiunse un’incredibile fama in vita, ma è possibile comprendere l’importanza delle sue ricerche pittoriche e le conquiste espressive della sua arte, riflessa nella grande ammirazione che molti artisti delle generazioni successive gli hanno tributato, da Claude Monet fino a Olafur Eliasson.
Ancora oggi la sua arte incanta e appare di una sconcertante modernità, riconoscendo in Turner un maestro cui ispirarsi per le sue indiscutibili capacità di anticipare poetiche e linguaggi, confermando “il pittore della luce” uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
“Non dipingevo per essere compreso, volevo far vedere com’era una determinata scena”.
Turner. Opere dalla Tate
22 marzo 2018 – 26 agosto 2018
Chiostro del Bramante. Via della Pace, Roma
Orari: lun/ven: 10.00 - 20.00, sab/dom: 10.00 – 21.00. La biglietteria chiude un’ora prima.
Biglietti: intero euro 14,00, ridotto euro 12,00
Info: 06/68809035 – infomostra@chiostrodelbramante.it
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