Tutta la storia del Titanic
- Autore: Francesco Ambrosini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Numerose illustrazioni in bianconero e riproduzioni di giornali d’epoca corredano il saggio di Francesco Ambrosini Tutta la storia del Titanic (Edizioni del Capricorno, Torino, 2022). Qualcosa più di un semplice libro.
Domenica 14 aprile 1912, ore 23:40 nell’Atlantico settentrionale, latitudine 41° Nord:
Iceberg dritto di prua!
Dalla plancia del transatlantico partono ordini corretti.
Macchine ferme... Indietro tutta... Timone a sinistra.
Ma lo scostamento della prua dalla rotta precedente è molto lento, la nave è gigantesca e la massa di ghiaccio avanza sull’acqua per conto suo, per l’inerzia impressa dalle correnti. Sembra torreggiare, poi sfila lungo il bordo, sovrastando le battagliole.
Il piroscafo ce l’ha fatta? Sulle prime si tira un sospiro di sollievo, la collisione è stata evitata. Ma lo stridio di lamiere avvertito sulla fiancata di dritta fa sospettare un contatto tra la base di ghiaccio dell’iceberg e lo scafo, nella parte sommersa sotto la linea di galleggiamento.
Sempre correttamente, viene ordinato di chiudere tutte le porte stagne e le paratie che isolano i compartimenti gli uni dagli altri.
Scosso dall’urto e dal rumore, l’esperto comandante Edward John Smith sale in plancia e chiede la stima dei danni.
Il progettista del transatlantico, Bruce Ismay, presente a bordo, non lascia nessuna speranza. La caldaia n. 6 e quattro dei dodici compartimenti della nave sono esposti alle vie d’acqua. A quelle condizioni, il gigante del mare è condannato, non potrà restare a galla, nella sua prima traversata da Southampton.
Alle 00:10 del 15 aprile 1912, il comandante Smith ordina l’abbandono nave, ma il Titanic, orgoglio della marineria britannica, costruito con tutti i più avanzati criteri dell’epoca (“L’Inaffondabile” il suo motto), cola a picco uccidendo tra naufragio e permanenza nelle acque gelide oltre 1500 delle persone a bordo, compresi 703 passeggeri. Ha lasciato meno di tre ore di speranza all’equipaggio disperato e alle navi sopravvenute, per prima e rimasta a lungo sola la Carpathia (transatlantico della concorrente Cunard Line).
Francesco Ambrosini sviluppa e aggiorna in questo lavoro un primo testo del 2012, Tutta la storia del Titanic: fatti, personaggi, misteri, sempre per le Edizioni del Capricorno.
Torinese, laureato in giurisprudenza, traduttore e autore di saggi storici, è letteralmente stregato dalla più grande tragedia navale di ogni tempo. Ha approfondito e conosce nel dettaglio la vicenda, i comportamenti dei protagonisti, le cause e concause della collisione e dell’affondamento, studiati da tecnici e storici, ripresi dai media e rappresentati dal cinema. Cita e verifica testimonianze, testi, documenti. Si occupa anche dei recenti recuperi sul relitto in fondo all’oceano. È come se le sue ricerche vogliano esorcizzare quell’episodio, quasi che leggendolo nei suoi saggi a un certo momento della ricostruzione possa accadere qualcosa capace di scongiurare l’evento drammatico e risparmiare tante perdite.
In effetti, molto avrebbe potuto andare diversamente, ma così non è stato.
Se il Titanic avesse mantenuto una velocità inferiore ai 22 nodi (tanti, quasi la massima del nuovissimo transatlantico, orgoglio della White Star Line), avrebbe avuto più tempo per evitare l’enorme iceberg sulla rotta nordatlantica, nel viaggio inaugurale della Gran Bretagna a New York.
Se le due vedette avessero avuto a disposizione dei binocoli, avrebbero avvistato molto prima la montagna di ghiaccio a proravia, la notte del 14 aprile 1912, 41° di longitudine Nord e 50° di latitudine Ovest, sul parallelo newyorkese. Ma prima della partenza non erano stati collocati apparati di avvistamento in coffa, forse nella fretta o per disattenzione.
Se i marconisti nella stazione RT dell’enorme battello di lusso non fossero stati oberati dai tantissimi messaggi privati che i passeggeri eccitati dall’esperienza chiedevano d’inviare verso la terraferma, avrebbero captato e riferito al comandante gli avvertimenti dei radiotelegrafisti delle altre navi che stavano incontrando iceberg. Il Californian aveva addirittura fermato i motori per prudenza, una volta finito in mezzo ai ghiacci galleggianti.
Se l’enorme battello avesse montato più scialuppe sui paranchi, il bilancio delle vittime si sarebbe alleggerito. Eppure i costruttori avevano osservato alla lettera le regole di sicurezza. Le norme del Board of Trade, risalenti al 1894, tenevano conto delle statistiche e da queste risultavano poche vittime d’incidenti nei viaggi transcontinentali. Pertanto prescrivevano 16 lance per una nave oltre le 10mila tonnellate, prendendo però in considerazione la stazza lorda, invece del numero delle persone a bordo (sul Titanic, che superava le 46mila tonnellate, erano aggiunti 4 battelli Engelhardt).
Si ritenevano in numero adeguato, visto che le navi moderne potevano calarle con rapidità, che le rotte si erano dimostrate sicure, che il radiotelegrafo dava la possibilità di chiedere sollecitamente aiuto. Del resto, montarne di più avrebbe richiesto molti uomini in aggiunta addetti a manovrarle.
Si provvide a cambiare la disposizione, imbarcazioni e mezzi di salvataggio vennero commisurati al numero di persone a bordo. Ma era troppo tardi per oltre 1500 vite.
Tutta la storia del Titanic
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