Tutti chiedono compassione e altre microstorie
- Autore: Francesco Permunian
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Francesco Permunian è tra gli scrittori più colti che abbiamo in Italia, ma lui questa realtà sembra quasi non volerla dire. Non è solo modestia la sua, ma è la consapevolezza che questa sua cultura sia abbastanza inutile in un paese come il nostro dove siamo rimasti come “bloccati” culturalmente e politicamente.
Non è che faccia piacere agli scrittori italiani scrivere dei difetti degli italiani, non a tutti, comunque, non a Permunian, che sembra “costretto” a parlarne male.
Ma sì è come obbligati e io mi ritrovo di nuovo a scrivere di Emil Cioran. Francesco Permunian in questo libro, Tutti chiedono compassione e altre microstorie (Editoriale Scientifica, 2023), cita il filosofo romeno per farci riflettere su un motivo (che qui in Italia non viene percepito poco, perché quasi tutto quello che ha scritto Cioran lo ha pubblicato Adelphi) che in Francia, negli anni scorsi, il filosofo vendeva pochissimo. Lo scetticismo di Cioran per quanto riguarda i lettori e gli editori francesi era quindi più che motivato.
Nel libro scritto dalla compagna dello studioso, Simone Boué, uscito anche in Italia (Simone Boué, Una vita con Cioran. Una intervista con Norbert Dodille. La Scuola di Pitagora editrice, 2016), lei ribadisce che Cioran era amareggiato per non avere lettori, persino Gallimard si pentiva di averlo pubblicato. Fu un periodo difficile, che infine si risolse con un buon risultato di vendite per Esercizi di ammirazione.
"La sua vita fu una sequela di umiliazioni", scrive l’autore come compendio della narrazione di Boué.
Permunian non ha bisogno di aggiungere niente, solo più avanti, nel libro, scriverà della cosiddetta "romanzeria" italiana, ovvero prodotti medi letti per prendere sonno.
È dal momento che tout se tient lo scrittore ci lascia poche righe dedicate a chi vuole sempre scrivere, i cosiddetti “forzati della pubblicazione” e tra loro c’è pure Sándor Marái che scrive che:
la Letteratura ha i suoi momenti di luce, ma in realtà è esibizionismo, voglia di emergere dall’anonimato.
Tanto gli venne in odio la pagina da scrivere che la fece finita, con un colpo di pistola a ottantanove anni, dopo che la moglie l’aveva lasciato da solo e anche il figlio era morto.
Permunian ritorna quindi a narrare di sé per dirci che anche lui non è stato esente da umiliazioni, prima di diventare uno scrittore di successo, ma ha anche organizzato dei “Seminari di Scrittura” per la sopravvivenza certo e poi perché gli piace essere un “poseur”, uno scrittore al centro della scena che si mette in mostra e l’aver acquisito un po’ di potere per poter scrivere dei temi che più gli piacciono.
Questo non vuol dire che non si senta abbattuto e depresso e molte volte vede riflessa sullo specchio la sua faccia, quella di uno scrittore fallito. Da questa depressione e disprezzo di sé, si salva acquistando Il Rapporto della società italiana di Medicina Preventiva, una Bibbia per gli ipocondriaci. Leggere tutti i sintomi riportati lo aiuta a togliere di mezzo per poco e per tanto tempo le sue ossessioni di scrittore.
A proposito delle catene di libreria, dove imperversano le novità, Permunian scrive:
Romanzi e racconti che una volta presi in mano, già emanano quella insopportabile puzza che è tipica dei prodotti avariati, il che mi ha indotto ( e non poteva essere altrimenti ) a trascurare il genere romanzesco e a preferirgli quello diaristico ed epistolare.
Avendo perso qualsiasi gusto nel leggere romanzi, compra libri di erbari da bancarelle tutto a due euro e poi lunari, ricettari, i calendari di “Frate Indovino”, ma la sua passione sono i vocabolari ed è molto fiero di avere il Dizionario del Dialetto Veneziano di Giuseppe Boerio, del 1829. D’altro un altro scrittore patito di vocabolari era Manganelli.
Ma in questo periodo si interessa del modo di scrivere della burocrazia austroungarica di inizio Novecento, facendo esempi lunghi e circostanziati.
Per dare più "spessore" alle sue idee attuali riportando degli stralci dell’intervista di Antonio Gnoli a Franco Ferrarotti, anche Permunian pensa che l’intellettuale è uno “spaghettaro”, poiché gli piace attovagliarsi nelle cene e discettare di tutto. Ma ama farlo a kilometro zero.
Pagato a tot a righe Permunian scrive i libri per gli altri, quelli che scalpitano per diventare “scrittore” e lo dice con una tale lucidità che chi scrive credeva fosse un paradosso e un po’ ci credo ancora.
Dopo aver letto pagine disseminate di cose preziose in cui spiccano le storie di quelli che vennero trucidati dai tedeschi nel Polesine o uccisi da italiani mercenari, quel che resta di questo libro va centellinato. Parlo de L’Angelo del Dondero e con uno scritto di Antonio Gnoli. Scrivere degli anni di guerra mi sembrava troppo, perché sono perfette le parole di Permunian, avrei soltanto dovuto “trascrivere”; attività che mi viene bene, ma è inutile.
Sono pagine commoventi e al contempo asciutte, dove viene riportato questo intervento di Antonio Gnoli che spiega al fotografo Mario Dondero chi è Francesco Permunian, che ha avuto due grandi sostenitori del suo scrivere: Maria Corti che gli diceva di non usare troppi aggettivi e altre cose, e poi anche di Andrea Zanzotto, un altro mentore poeta di Permunian.
A chiudere, solo una pagina in cui lo scrittore si interroga sulla mania di scrivere tutto delle nostre vite sui social, perché non abbiamo più una vita, siamo orfani di sentimenti, persino di quei sentimenti che la Chiesa non approverebbe. Siamo destinati a vite dove una bella fotografia vista da molti è già un immeritato trionfo.
Alla fine vogliamo solo essere compresi, o quantomeno meritiamo compassione.
Tutti chiedono compassione e altre microstorie è un libro di grande bellezza, di sapienza letteraria e sono più belle le pagine di cui non vi ho dato contezza.
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