Un amore in movimento
- Autore: Giulio Querini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Andrea è un ragazzo borghese che ha sempre primeggiato in tutto, non perché in possesso di un’intelligenza al di sopra della norma, ma per volontà e voglia di essere considerato in gamba dai genitori. La carriera universitaria tuttavia è irta di ostacoli, dove bisogna che un padre conosca qualche santo in paradiso, anche se ad Andrea non servono i possibili aiuti paterni. E poi c’è Giulia, che ha lasciato la Calabria e studia Farmacia a Roma.
Si accorgono uno dell’altra nella manifestazione del primo marzo del ’68, definita come la battaglia di Valle Giulia, dove ci fu uno scontro frontale tra studenti e la polizia in tenuta da sommossa.
Andrea si lascia andare ai ricordi, perché da quella giornata sono passati dieci anni e più. Questo è il proemio del romanzo Un amore in movimento di Giulio Querini (La Lepre edizioni, 2023).
Andrea pensa a come sembravano imbranati e impauriti i poliziotti durante quella manifestazione, tanto che Pier Paolo Pasolini disse che erano i ragazzi della polizia i veri proletari , mentre gli studenti venivano da famiglie borghesi, con i genitori che si facevano carico di tutti, dai soldi per l’affitto di una casa a Roma, ai libri, ai divertimenti e ai vestiti, che poi venivano cambiati dai figli per sembrare più moderni, hippy, “sdruciti”. L’inizio fu la passione dei corpi sia di Andrea, sia di Giulia. I due ragazzi facevano l’amore dappertutto, ma molto spesso nella biblioteca della Facoltà, nelle aule vuote, anche nei rispettivi appartamenti, ma nel letto, si sentivano come i loro genitori che compivano l’atto sessuale di routine per dare valore al fatto di essere una coppia sposata, che contrattualmente fanno della loro intimità un fatto decoroso, ammissibile.
La verità dei figli era che stavano trascurando gli studi per assemblee infinite, a parole sparate senza la necessaria esperienza, come il fatto che il comunismo sovietico di matrice marxista aveva liberato dal bisogno e dall’infelicità milioni di russi. Chi scrive si chiede come poteva essere possibile solo pensare che i russi avessero trovato la felicità in terra, anche se c’erano foto, giornalisti non venduti alla Nomenklatura sovietica, che mettevano in risalto l’estrema povertà di quel popolo oppure si pensava che quegli anni erano di transizione dopo alcuni sbagli di Stalin, che era stato, invece, un dittatore feroce, che sterminò migliaia e migliaia di ucraini, semplicemente portandoli alla fame. Morirono perché non c’era più niente da mangiare, per ordine di Stalin, con i suoi scagnozzi che nottetempo bruciavano il grano e tutto ciò che era commestibile.
Andrea non ricorda solo il lato politico della loro relazione, ma i momenti di dolcezza e di calda intimità tra di loro. Il giovane trovò anche il coraggio di portare Giulia a casa dei suoi genitori e la ragazza conobbe il padre del suo compagno, un uomo austero, che rideva pochissimo, che spiegò alla studentessa perché si era avvicinato all’anarchismo. Il brano recita le parole che usò l’uomo, ormai invecchiato:
Il potere è sempre violenza contro la libertà: se impartisco un ordine, io esercito un potere solo se il comportamento che richiedo non corrisponde alla volontà di chi lo riceve quell’ordine. Se la minestra piace al bambino io non esercito alcun potere nel dirgli di mangiarla; il potere semmai lo esercito se gli faccio bere l’olio di ricino che lo disgusta.
Giulia rimase colpita dalla serafica serenità dell’uomo, che pur parlando di anarchia aveva lavorato per gran parte della sua vita per vedere suo figlio laureato e con indosso degli abiti eleganti, che il padre non aveva mai portato. Pure l’anarchia cadde in metafore grossolane, che Andrea conosceva a memoria, dalla bocca del padre e si chiese se non si era vergognato un poco nella sua vita di avere due genitori che vivevano solamente per la felicità del figlio, risparmiano sui libri che parlavano dell’anarchismo europeo, o semplicemente uscire la sera per una pizza e una birra.
Niente di tutto ciò, esisteva solo Andrea, per la madre; mentre il padre di questo giogo era stufo marcio. La ragazza sembrò molto contenta della serata. Se chi scrive si è soffermato parecchio su questa cena è perché Giulia stava comunque cambiando. Alle riunioni non era più in prima fila, le gambizzazioni o la morte di industriali e di uomini vicino al governo la lasciavano disgustata.
Mentre, invece, amici e compagni stavano pensando anche con un po’ di leggerezza di passare alla lotta armata. Il gran trambusto di quell’anno poi si sciolse con gli esami estivi. Giulia si laureò con il massimo dei voti e venne subito cooptata in una grande farmacia. Nel frattempo le manifestazioni studentesche si erano diradate, ormai i giornali scrivevano solo della lotta armata, tra frange di estrema destra e dalla parte opposta le brigate rosse.che presero quel nome nel 1972, a Milano. I due ragazzi si lasciano perché Giulia decide di fidanzarsi con un collega farmacista.
I ricordi sono cessati, dopo dieci anni di lontananza Andrea riceve una telefonata da Giulia da Il Cairo in Egitto, che mette in guardia il suo ex ragazzo, di una ondata di violenza mai vista, anche in Italia.
La donna, con una voce più profonda e stanca, lo chiama da un telefono pubblico, con tutti i rumori di una città che già contava all’epoca, incluse le periferie, venti milioni di abitanti. Andrea parte immediatamente con il primo volo alla volta del Il Cairo. E quindi ci fermiamo, perché queste ultime pagine hanno anche il sapore di un giallo noir, soprattutto per Giulia. Mentre Andrea è rimasto più o meno lo stesso, un uomo fatto che ha più di quarant’anni. Siamo più o meno, agli inizi del 1978.
L’autore del romanzo, Giulio Querini, per anni è stato professore di Politica economica alle Università di Roma La Sapienza e di Catania.
Un libro asciutto, perfetto nel quadro storico dell’epoca, ma attraversato anche da un certo lirismo amoroso, nella storia dei due giovani, senza derive di sentimentalismo e di passi falsi nel ricostruire, narrando, come sono stati quegli anni, nati dalle prime manifestazioni del Sessantotto. Da leggere.
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