Un crimine bellissimo di Christopher Bollen

Che il catalogo Bollati Boringhieri editore sia tra le perle del nostro paese, paragonabile in "piccolo" ad Adelphi, a me pare una certezza, anche se è una mia opinione. Dopo l’uscita di Orient, sempre per la Boringhieri, Un crimine bellissimo è il secondo libro di Christopher Bollen, tradotto in Italia da Manuela Faimali in modo egregio.

Ci troviamo al cospetto di un noir anomalo, pieno di sottotrame. I due personaggi principali, Nick e Clay, assomigliano vagamente ai due ragazzi del film Nodo alla gola di Alfred Hitchcock. La differenza è che ora i due ragazzi vivono alla luce del sole il fatto di stare insieme. La loro vita a New York è piena di debiti; sono innamorati in una città enorme che metabolizza ogni tipo di inclinazione sessuale, soprattutto se si è ricchi. I due bellissimi ragazzi frequentano un certo tipo di intellighenzia che abbiamo trovato anche ne Il decoro, il romanzo di un rinato David Leavitt.

Entrambi frequentano le gallerie d’arte, sanno riconoscere al volo se un quadro o dell’argenteria di altri secoli sono autentici o delle patacche. Nel frattempo la loro vita a New York sta crollando, sono quasi alla bancarotta, il timore di perdere col pignoramento qualsiasi oggetto di valore che sia rimasto in casa è ormai una certezza.
Così organizzano un piano: una truffa nella città italiana che è un museo che galleggia nell’acqua, ovvero la nostra Venezia.

Ma facciamo un passo indietro per capire come mai ragazzi così giovani si muovono con disinvoltura nelle mostre d’arte, in elegantissime feste a tema, negli alberghi a cinque stelle.
Nick Brink voleva tutto quello di bello che non aveva avuto dalla famiglia d’origine, piccolo borghese. Aveva pensato anche di fare il mantenuto come "finto" boyfriend di uomini ricchissimi. Ma era comunque una cosa squallida.
Conosce Ari Halfon e si innamora dell’idea di amarlo alla follia, perché Nick non ama nessuno, ma questa immaginazione infantile ha fatto breccia su Ari, lui sì completamente preso dal bellissimo giovane.
Nick conosce i genitori di Ari, gli Halfon, che tra loro parlano francese; Ari gli rivela il suo coming out. Che fa con un po’ di patema d’animo. La madre commenta che ce ne ha messo di tempo per dirlo a lei e al padre, che erano ormai scoraggiati.
Nick ha tutto quello che vuole: Ari sa tutto di arte antica e contemporanea e legge moltissimo. Escono solo per serate mirate, per mostrare a pochi intimi la loro felicità.

Ma tutto crolla quando Nick conosce Clay Guillory, uno della sua età o quasi, odiato da molti perché si è preso un pezzo di eredità dei van der Haar: una casa a Venezia.
Nick che è un sentimentale, pensa che Venezia è il palcoscenico perfetto per invecchiare con Clay (e in ogni caso Clay è indebitato fino al collo, Nick ha speso tutti i soldi di Ari). D’altra parte il loro amore è solido perché entrambi non possono vivere senza essere miliardari.

La parte corposa del libro si sposta a Venezia. Nessuno ha descritto meglio di Bollen la città lagunare, le case miliardarie di americani disgustati dal loro paese d’origine.
Il vicino di casa di Clay è il signor West, il classico americano che vorrebbe comprarsi tutta Venezia, ma per ora mira agli argenti di van der Haar che gli propone Clay, in realtà patacche, e poi a prendersi la casa di Clay, dove soggiornano ancora gli stagisti collegati alla fondazione di Peggy Guggenheim.

È proprio sulla frode che il libro di Bollen diventa un noir, ma fino all’ultimo siamo soggiogati dalla bellezza di Venezia, dal suo essere una "vecchia signora elegantissima" o la città deturpata dai turisti che ha fatto scappare i veneziani per andare sulla terra ferma. C’è dunque più di un accenno alla morte della città.
E, in ogni caso, chi scrive pensa che Christopher Bollen abbia scritto un libro bellissimo, denso di cose, con un tono serrato, che non si può inserire solamente con la letteratura di genere. È piuttosto un De profundis di una città rasa al suolo da migliaia di scarpe da turismo.