Un’innocente crudeltà
- Autore: Silvina Ocampo
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: La Nuova Frontiera
Scrivere racconti brevi è più difficile che scrivere un romanzo. La tradizione letteraria italiana non è ricca di autori di “short stories”, se si escludono Moravia, Buzzati, Calvino. Proprio una frase di Italo Calvino campeggia sulla fascetta di questo libro, pubblicato dalla casa editrice La Nuova Frontiera: ”Bisogna stampare Silvina Ocampo prima degli altri”. La scrittrice argentina, moglie di Adolfo Bioy Casares, definita geniale da Jorge Luis Borges, ha scritto questi fulminanti racconti raccolti in un piccolo volume che pubblicato postumo ci restituisce una scrittrice sorprendente, intrigante, inattesa. I racconti sono fantastici, surreali, realistici al tempo stesso e ci disegnano un mondo di bambini e bambine stravaganti, tutti sospesi in un’atmosfera irreale o troppo realistica.
“Come avevano fatto a saperlo, i bambini più piccoli? Non si spiegherà mai. Rimane ancora da chiarire cosa fossero riusciti a sapere, e se i più grandi non lo sapessero già. Tuttavia si presume che si sia trattato di un fatto reale, non di fantasia, e solo persone che non conoscevano né loro, né il collegio e le insegnanti, potrebbero negarlo senza ombra di dubbio”
Questo è l’incipit di uno dei racconti più conturbanti dell’intera antologia, “Tali erano i loro volti”, ambientato in un misterioso collegio dove bambini sordomuti dai nomi dei fiori, Margherita, Gelsomino, Ortensio, Camelio, Violetta vengono portati dalle maestre ad un festival cinematografico, in aereo. Durante il viaggio di ritorno uno strano incidente spalanca il portello dell’aereo e tutti i bambini volano via: si salvano solo gli adulti, che giurano di aver visto le ali sulle spalle dei piccoli che scompaiono nel cielo. Il tema dei bambini e del volo torna nel racconto “La scatola di cioccolatini”: ad una festa di compleanno viene regalata una scatola piena di luccicanti cioccolatini di tutti i colori. I piccoli fanno un anello con la stagnola, indossato il quale cominciano a volare, a cucire, a disegnare, a volteggiare... uno stranissimo spettacolo al confine tra sogno e realtà, tra fantasia e un crudo realismo. Ma c’è anche un altro aspetto nei racconti della Ocampo: la morte, che si accompagna con la crudeltà e spesso con l’angoscia. Terribile il racconto “Il ritratto mal riuscito”:
“Detestava i bambini, aveva detestato i suoi figli uno per uno, a mano a mano che nascevano, come ladri della sua adolescenza che nessuno imprigionava, se non le braccia che li facevano dormire. Le braccia di Ana, la domestica, erano come culle per quei figli turbolenti”.
Non racconto il seguito di questa storia che anticipa la moda del noir e che si conclude in modo sconvolgente. Tuttavia lo stile della scrittrice argentina affascina proprio per la capacità di alternare atmosfere e ambientazioni differenti, linguaggi simbolici, un crudo realismo, un’inesauribile fantasia compositiva. Ho pensato a Patricia Highsmith, la celebre autrice inglese che ha ispirato Hitchcock, ma certamente Silvina Ocampo si staglia in modo decisivo nella narrativa sudamericana per la limpidezza della scrittura oltre che per la indiscussa originalità dell’ispirazione.
Un'innocente crudeltà
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