Un invincibile inverno di Nicoletta Bianconi

Manni editore ci ha consegnato un romanzo forte nato dalla penna di Nicoletta Bianconi dal titolo Un invincibile inverno.

Bologna è sempre Bologna.
Questo è stato il mio principale motivo per cui mi sono avvicinata a questo romanzo, poi ho trovato interessante il tema che prometteva di sviscerare. Il risultato è stata una lettura accattivante e piacevole che mi ha tenuto compagnia per alcune sere e che ha lasciato riflessioni che di tanto in tanto tornano alla mia memoria.
L’impressione iniziale era che questa città potesse dare un impatto più forte e caratteristico al racconto e, in qualche modo, Bologna nel suo apparire e svanire riesce a infondere originalità a questa narrazione profonda.

La protagonista è il tassello principale di tutta la narrazione.
Una donna risucchiata completamente dalla sua nevrosi che ogni giorno sprofonda un po’ di più nel baratro di un dolore viscerale che si porta sulle spalle e da cui distaccarsi non riesce. Nel tempo la sua vita si è sfilacciata andando ad assottigliare la cerchia di amicizie e conoscenze che un tempo aveva certamente coltivato con attenzione e un pizzico di passione in più. Nel progredire delle pagine, la nostra protagonista ripercorre la sua vita trascinando con sé il lettore in una spirale sempre più profonda. Più il lettore sprofonda, più la protagonista diventa personaggio a tutto tondo. Entriamo nella vita di una donna che si trova a tormentarsi per un amore mai vissuto, abbandonato e che ora è causa delle sue afflizioni.
A cercare di riappassionarla alla vita c’è la sua vicina di casa che, con le sue nipotine, cerca di infonderle un po’ di vitalità nel tentativo di strapparla a quei pensieri tanto distruttivi in cui è caduta.

Il tema dell’amore mancato è in realtà un argomento che spesso viene trattato all’interno della letteratura. Molti scrittori si sono cimentati nel descrivere i drammi e i tormenti legati a questo tipo di dolore, ma Nicoletta Bianconi riesce in qualche modo a dare una sua personale versione della storia e lo fa assicurandosi che al lettore non manchi la possibilità di trovare del tutto realistico lo scorrere degli eventi, senza rendersi conto, a un certo punto, che la storia ha preso una piega totalmente fantasiosa. Il dolore raccontato è profondo, doloroso e corposo, totalizzante perfettamente in grado di attanagliarsi alla propria vittima e costringerla a sfilare la propria esistenza un pezzetto alla volta finendo per perdere sé stessa e la propria voglia di essere al mondo.

Il risultato è un romanzo profondo, originale non nella tematica ma nella forma, in un registro che si mantiene liscio e talvolta freddo quel tanto che basta per far sì che la vicenda non diventi troppo pesante.