Un lungo filo rosso
- Autore: Giordano Dalmonte
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Un fil rouge unisce in maniera inseparabile le storie di Osvaldo, Alberto e Alfredo, tre generazioni narrate nell’arco del nostro Novecento.
Il racconto di una famiglia, delle grandi trasformazioni e dei conflitti attraverso le pagine più drammatiche della nostra storia.
Un lungo filo rosso (Scatole Parlanti, 2023) è il primo romanzo di Giordano Dalmonte, nato a Cotignola, città a cui ha dedicato alcuni saggi storici, è insegnante da più di vent’anni di italiano e latino nei licei.
L’autore ha voluto raccontare le vicende e le verità di una famiglia nelle sue pieghe più profonde, mettendo così in luce come le storie familiari si possono tramutare nella rappresentazione storica di un Paese e come attraverso la lettura, è possibile ripercorrere i mutamenti sociali che lo hanno trasformato.
Il romanzo di famiglia, con la sua grande narrazione realistica, è un genere tematico che nel panorama narrativo italiano è tornato ai vertici in questi ultimi anni. La storia di famiglia è caratterizzata dal desiderio non solo di raccontare la storia italiana, ma di affermare e preservare la memoria dell’identità familiare, come quella di noi tutti.
“Non dobbiamo farci rubare i nostri sogni”, era il manifesto dei collettivi studenteschi del 1968 a cui aderiva Alfredo, il più giovane tra gli studenti, con il motto “Dobbiamo resistere”.
Le parole di incoraggiamento e di resistenza gli ricordavano nonno Osvaldo che aveva combattuto sui monti dell’Appennino in nome della libertà e della giustizia e che aveva conosciuto la durezza delle carceri fasciste. Lo amava molto nonostante ricordasse fin da piccolo quanto fosse restio a raccontare di quel periodo. Il dolore non lo aveva mai abbandonato e lo consumava quotidianamente nel ricordo di aver perso, in quegli anni, la moglie e il secondo figlio durante il parto: una doppia perdita mai dimenticata e una storia piena di misteri mai chiarita del tutto.
Era stato un giovane come tanti altri, coraggioso nell’esprimere il suo dissenso nell’Italia fascista. Al ritorno dal confino aveva ripreso gli studi universitari in Lettere moderne a Bologna; li avrebbe conosciuto Adele che sarebbe diventata sua moglie.
“...il clima politico non lasciava spazio ad un giovane rivoluzionario, come si sentiva a quei tempi...erano convinzioni che non poteva esternare neppure davanti ai suoi genitori...Osvaldo aveva imparato dunque a frenare il proprio naturale desiderio di gridare a gran voce contro il governo, contro il duce...”
Osvaldo era un socialista come Matteotti rapito e ucciso nella primavera del ’24; furono anni tremendamente difficili per chi rifiutava di aderire al fascismo e di accettarne le leggi, come quelle razziali. In una famiglia ci si identifica il più possibile con i genitori e con i nonni, con i valori e i principi da loro tramandati. E così sarà per Alfredo determinato nell’essere un anarchico. In quel maggio del ’68 riteneva eroico discutere di argomenti politici in classe, e pochi dei suoi compagni riuscivano a parlane con l’opposizione dei professori e il terrore di essere cacciati via per sempre dal liceo. Ancor di più capire allora che la strada della rivoluzione era stata appena intrapresa.
Il movimento del ’68 vide non solo il fermento giovanile e le classi operaie in strada, ma anche l’inizio delle stragi in Italia: la bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, la strage di Piazza Fontana, e piazza della Loggia a Brescia. Alfredo rimaneva perplesso nel leggere i titoli dei giornali, “la democrazia saprà difendersi”, e intuiva quanto il clima era diventato incerto e pericoloso con una politica incapace di reagire alla crescente violenza.
Alberto, invece, aveva attraversato gli anni duri del dopoguerra e per quanto suo padre Osvaldo era stato uno dei più valorosi combattenti della Resistenza, lo vedeva con il passare del tempo indebolito nei suoi pensieri, come se avesse rinunciato alla proprie idee.
Lo avrebbe voluto ancora combattente, che non abbassasse mai la guardia al possibile ritorno del pericolo fascista nei governi della Repubblica, e lo voleva forte oppositore nelle scelte tragiche del partito comunista sovietico. Osvaldo osservando nel figlio quel fuoco per lui di struggente nostalgia, cercava, in quanto padre, di frenarne l’entusiasmo.
Ricordati, Alberto, ogni occasione può sembrare quella buona. Anche io ero convinto che dovevo imbracciare il fucile e sparare al nemico, quando mi trovavo sugli Appennini nel ’44. Poi ho capito che c’erano delle dinamiche strane: l’obbedienza ai capi era giusta ma certe decisioni non le ho mai condivise.
Illusioni e disillusioni accompagneranno le vite dei nostri protagonisti.
Quanto altro avrebbe visto Alberto e Alfredo negli anni a venire, quanti disinganni, quante delusioni politiche e quel passato misterioso della loro famiglia che chiedeva di essere scoperto, di venire alla luce.
Un lungo filo rosso è un romanzo coinvolgente nel quale le vicende familiari si intrecciano con i grandi eventi che hanno segnato la storia italiana, e appassionante nella lettura perché, tra la fiducia nei grandi cambiamenti e le profonde delusione storiche, a ognuno di noi sembrerà ripercorrere gli avvenimenti della propria famiglia.
Un lungo filo rosso
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