Un ragazzo ebreo nelle retrovie dopo l’8 settembre 1943
- Autore: Luigi Fleischmann
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
L’8 settembre è arrivato per noi, così, come credo, per tutta l’Italia, con lo stesso disordine e smarrimento.
È dalla fine dell’estate 1943 che si apre il diario di Luigi Fleischmann, uno spaccato di esperienze affrontate e di eventi osservati da un quindicenne, in dieci mesi alle spalle del fronte in Abruzzo, nella Seconda guerra mondiale. Messa su carta solo nel 1947, la testimonianza è stata trascritta da un curatore amorevole e amichevole, Claudio Facchinelli, formatore, saggista, giornalista, aiuto regista, critico teatrale ed ex insegnante torinese a Milano. L’ha riproposta, solo con qualche leggero intervento sulle ripetizioni e ritocchi alla punteggiatura, in un volume pubblicato a gennaio da Gaspari Editore, nella collana “Diari e memorie della storia italiana”: Un ragazzo ebreo nelle retrovie dopo l’8 settembre 1943 (Udine, 2023, illustrato in bianconero, 148 pagine). In prima edizione, il testo era uscito nel 1999 per un altro editore, poco dopo la morte in Israele dell’autore delle memorie.
Luigi Yehuda Shlomo Fleischmann è nato a Fiume nel 1928, in una famiglia ebraica. Mamma austriaca, papà moravo, segretario della comunità ebraica fiumana e cantore del Tempio Maggiore. Per effetto delle leggi razziali del 1938, il padre venne internato e nell’aprile 1943 la famiglia lo seguì a Navelli, paesino abruzzese tra il Gran Sasso e la Majella in cui erano riuniti altri ebrei e confinati politici.
Il racconto parte dall’8 settembre: i Carabinieri mettono i Fleischmann in guardia contro la spietata determinazione dei nazisti. Sotto falsa identità, nel continuo timore di essere scoperti, gli internati si industriano a sopravvivere, con l’aiuto dei contadini e perfino “con la complicità degli stessi funzionari fascisti”. Luigi è il figlio maggiore, ha quindici anni e “con lo sguardo curioso e ironico dell’adolescente” registra gli episodi quotidiani e gli eventi bellici, le incursioni dell’aviazione alleata, l’ansia per i rastrellamenti, il crescere della resistenza. Lui stesso prende parte ad azioni partigiane. Il racconto si conclude con la Liberazione, all’arrivo delle truppe inglesi, nel giugno 1944.
Ha diciannove anni nel 1947, quando mette mano a un diario scandito in giornate, a volte ore, per “trasmettere l’esperienza vissuta, percepita come importante e terribile”. Redige in differita, ma disegnava in diretta. Scrive i fatti tre anni dopo averli vissuti, intanto aveva tratteggiato in tempo reale le impressioni.
Gli schizzi corredano il testo e sono coevi agli avvenimenti, descritti invece solo quando gli appunti non correvano più il rischio finire pericolosamente nelle mani dei nazisti. I disegni di un primo gruppo sono di piccole dimensioni, tracciati su cartoline in franchigia postale e relativi al periodo di Navelli (alcuni illustrano episodi narrati, come l’abbattimento di un aereo inglese e il corpo straziato del pilota). Altri, su fogli protocollo a righe, hanno “un andamento più arioso”: profili delle colline, ruderi del castello, paesaggi d’Abruzzo.
Secondo Fleischmann, la lettura delle pagine, con il racconto degli episodi, spesso poco più che accenni, poteva dare un’idea delle persecuzioni subite da migliaia di persone, fino al giorno in cui vennero liberate dal terrore.
Ma ci si accorgerà anche della profonda umanità dimostrata dagli italiani nei confronti dei perseguitati e dei fuggiaschi, si vedrà pure come, dalla bestiale e grigia massa nazista, siano emerse delle figure di uomini che vollero, nonostante tutto, restare umani.
L’editore Paolo Gaspari suggerisce l’adozione del diario come testo scolastico e in una breve presentazione invita da storico, in modo illuminante, a distinguere tra l’insegnamento della storia e la didattica della memoria. Sostiene che il libro racchiude contenuti preziosi per una lezione dialogata, mediati da un curatore che si potrebbe definire “un classico public-historian”, uno storico esterno all’ambito accademico. Incuriositi dall’esperienza di un più o meno coetaneo, gli studenti parteciperebbero attivamente al confronto in classe sul tema. Ai docenti il compito di facilitare la discussione.
Aggiunge che alla memoria e alla storia vanno riservati approcci differenti, ma in un caso e nell’altro questo tipo di racconto storico può risultare assai più formativo, tanto più perchè vuole avvicinare i lettori ad uno dei momenti più dolorosi del secolo scorso per il nostro Paese. Documenta in maniera ingenua ma riflessiva lo sbandamento provocato dall’armistizio dell’8 settembre 1943, non gestito dal re e dal governo, il capovolgimento delle alleanze a guerra in corso e il rovesciamento del fronte. L’alleato di ieri diventava il nemico di oggi e viceversa.
L’Italia si spaccò in due, geograficamente e politicamente. Iniziarono le deportazioni degli ebrei nei campi di sterminio nazisti.
La testimonianza di un ragazzo all’epoca dei fatti raggiungerebbe facilmente gli allievi. E una scuola in cui l’insegnamento fosse concentrato sulla storia contemporanea garantirebbe un grande balzo in avanti nella formazione del pensiero critico dei futuri cittadini.
Dopo la fine della guerra, ripresi ma non conclusi gli studi scientifici a Milano, Luigi Fleischmann scappò in Palestina non ancora ventenne, arruolandosi nell’Haganah, l’organizzazione militare ebraica.
In Israele ha partecipato alla campagna di Suez nel 1956, alle guerre del 1967 e del 1973. Trattorista per oltre quarant’anni, è stato responsabile dell’irrigazione in un moshav non lontano da Gerusalemme.
Il curatore del libro Claudio Facchinelli, uomo di scuola e di spettacolo, ha tradotto e redatto testi sul teatro a scuola e collabora con riviste specializzate. Tra le varie pubblicazioni, nel 2020 ha curato per Gaspari una nuova edizione di Voci dalla Shoah, testimonianze per non dimenticare.
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